Gli scrittori della porta accanto

Recensione: Vite di madri, di Emma Fenu

Dodici storiedodici prove che l'iniziato, in questo caso il lettore, deve superare e, superate, ne sarà di sicuro trasformato. Troppo forti e vere, per lasciarti indifferente.
Molto attuale la prima. Si parla di utero in affitto: senza questa pratica voluta da un marito bramoso di progenie, non sarebbe nata una figlia (poi divenuta madre). A narrare è la nipote, parla di sua nonna, dunque, una moglie messa ai margini della famiglia e una figlia, sua madre, cresciuta e allattata da un'altra donna, che "non poteva crescere un figlio suo per motivi economici, pur avendo lattea, così allattò e accudì mia madre". Ma è più madre chi ti ha portato in grembo o chi poi per anni ti ha cresciuto e accudito?
Sulla seconda storia facciamo la conoscenza di un poco amorevole padre dalle attenzioni morbose, acquisito perché amante della mamma.
Perché alcuni uomini diventano così bastardiOgni uomo ha avuto una madre, una maestra. Dovremmo spronare tutti i giorni le mamme e le maestre, ad insegnare a figli e scolari maschi il rispetto per le madri, le sorelle, le compagne di classe, le donne tutte. Da grandi dovranno avere sforzi di vomito e dolori allo stomaco al solo pensiero di violentare o picchiare una donna.
Poi incontriamo storie di disperazione: c'è la madre che usa il veleno, la madre alcolizzata e psicotica, la ragazza "purtroppo", che si realizzerà solo con la gravidanza. La ragazza forte, che sopravvive ad un grave incidente ma che, come fosse perseguitata da un karma autostradale, vede morire di incidente il suo giovane amore. Tanto dolore al femminile, una madre che perde il figlio mai nato, e quella che, affetta da depressione post partum, vive visioni psicotiche omicide. E ancora, Beatrice, che non ha la fortuna di venire al mondo e "nasce già morta", chissà, magari non pensava fosse una fortuna venire sulla Terra, magari aveva deciso che stava bene dov'era.
Alla fine c'è la mia Donna, quella che mi piace di più, quella che combatte e vince la malattia. Combatte e vince anche la sua sterilità e CREA; capisce che la donna è creativa oltre la gravidanza, che è certo parte importante della sua creatività, ma di sicuro e per fortuna, non l'unica.


Un romanzo che si snoda attraverso dodici storie di donne, le quali sembrano legate fra loro, apparentemente ed inizialmente, solo da un percorso di infertilità. L’incipit e la conclusione, entrambe affidate ad un io narrante che si rivolge direttamente al lettore, spiegano lo svilupparsi del progetto dell’autrice, anch’essa infertile, la quale si è cimentata nella raccolta di centocinquanta testimonianze vere, nell’elaborazione dell’intero materiale, ricevuto tramite e-mail.
Il libro nasce, dunque, con l'intento di veicolare messaggio atto a coinvolgere l’intero universo femminile e a dar voce, al contempo, ad una minoranza. Il corpo del testo è, invece, costituito da brevi interventi biografici, che si rivelano stralci intesi e coinvolgenti, da leggere tutti d’un fiato.
L’obiettivo principale delle protagoniste è essere lette, anzi ascoltate e capite, non in qualità di vittime, ma di vincitrici. Alcuni episodi sono un, cosiddetto, “calcio nello stomaco”, ma, se si impara a ingoiare e digerire, tutto può nutrire. Sebbene l’infertilità riguardi solo il venti per cento della popolazione femminile, tutte le donne sono congiunte le une alle altre, in quanto sorelle, ossia figlie di Eva, l’eroina che, con il suo primo gesto, l’assaggio e l’offerta del frutto proibito, condensa in sé colpa e merito, trasgressione e progresso.
Senza tale disobbedienza nulla sarebbe cominciato, né la morte né la Storia. E senza di essa non ci sarebbero Madri. E non ci sarebbero, paradossalmente, sterili, come lo diventano tutte, metaforicamente, quando vengono mutilate nell’anima, quando i doveri sono aggiunti e i diritti sottratti.
In verità, tutte le Donne sono Madri.


di Emma Fenu  | Echos Edizioni  | Narrativa non fiction  
ISBN 978-8898824410 | cartaceo 10,00  Amazon   




Angelo Gavagnin


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