Gli scrittori della porta accanto

Un caffè con Angelo Gavagnin

Oggi il nostro caffè letterario è ben lieto di presentarvi un volto nuovo della letteratura italiana: è con noi Angelo Gavagnin. Conosciamolo meglio!

Ciao Angelo, e grazie per avermi concesso questa intervista. Per rompere il ghiaccio, visto che ci troviamo in un caffè letterario virtuale, permettimi di offrirti virtualmente un caffè, un the, una tisana, una bibita fresca o…  cosa preferisci?
Sicuramente un caffè, tra l’altro da poco tempo ho imparato a berlo senza zucchero e inizio a riconoscere la bontà delle differenti marche, lo zucchero altera e appiattisce tutti i gusti, adesso lo so.

Bene ora che abbiamo rotto il ghiaccio raccontami qualcosa di te. Chi è Angelo nella vita di tutti i giorni?
Sono un ex Lavoratore del porto di Venezia, a riposo, si fa per dire perché in realtà seguo tutti i giorni mia figlia, adesso ha quasi otto anni, e seguo anche la casa, che è un appartamento ma a volte sembra un accampamento, visto che mia moglie lavora. Mi piace leggere e ultimamente anche scrivere perciò a questo dedico quasi tutto il tempo che riesco ad avere libero, mi piace il teatro, la musica, il cinema molto, insomma 24 ore sono insufficienti per seguire tutto, ma mi devo accontentare.

Come è nata la tua passione per la scrittura? Ci sono autori classici o molto noti che credi abbiamo influenzato, in qualche modo, il tuo stile?
La storia è semplice, sono diventato padre a 55 anni e mi sono trasformato da portuale a baby sitter , mica poco come cambiamento; a casa nei tempi di riposo dalla, e della bimba, scrivevo appunti dei miei pensieri  e perplessità  sul mio nuovo stato. Poi con calma, ho assemblato il tutto e ne è uscito “non sono nato e mi sento molto bene” , quasi quasi il titolo, che è decisamente lungo, dice tutto.
Autori che ho amato:  il primo Baricco di Novecento, Oceano Mare, da giovane leggevo Herman Hesse, come tutti ho letto  Siddharta, ma anche Narciso e Boccadoro , il Gioco delle perle di vetro.  Umberto Eco de Il Nome della Rosa e Il Pendolo di Foucault. Ho letto anche l’ultimo,  Numero Zero, meno intenso e più ironico. Nicolò Ammaniti, il primo, quello dell’Ultimo Capodanno e Io non ho paura e Come Dio comanda, ripresi da Salvatores e trasformati in bellissimi film.  Poi l’ho perso,  ultimamente mi sono concentrato di più su scrittori sconosciuti o al primo lavoro, emergenti, è stato un automatismo.  Mi sono chiesto: perché qualcuno dovrebbe leggere il mio libro, se nemmeno io leggo autori nuovi?  E non mi sono per niente pentito, ho letto dei libri belli e interessanti .

Per un esordiente il percorso da seguire prima di giungere all’ambito traguardo della pubblicazione non è affatto semplice, talvolta può rivelarsi tortuoso e complicato. Raccontaci la tua esperienza.
Io mi sono auto pubblicato con ilmiolibro.it , perciò non avendo alle spalle una casa editrice, non ho usufruito di nessuna pubblicità e forse ho subito anche un po’ di pregiudizio iniziale derivato da questa scelta. Infatti uno può pensare che, visto che nessuno ha scelto di pubblicarti, magari il tuo libro non vale la carta sulla quale è stampato. In realtà è stata, per me,  la scelta più facile e più veloce, chissà perché, ma sentivo l’urgenza di pubblicarlo, mi pareva che il momento fosse quello giusto per il tema che avevo affrontato, così non ho aspettato nessuna risposta dalle CE, che comunque, poi, quando sono arrivate, erano tutte proposte a pagamento.

Raccontami in breve la trama, incuriosisci i nostri lettori ma senza svelare troppo!
E’ la storia di un padre poco entusiasta di esserlo diventato, ma, per motivi pratici,  presente più della mamma che in realtà era quella entusiasta.  Tra un pannolino e l’altro, ripensa alla sua vita, alle sue scelte, e decide di raccontare a futura memoria la sua convinzione che non serve avere figli per essere felici.
La scelta del titolo dice tutto sulle mie perplessità verso la procreazione, siamo in tanti, ormai superati i 7 miliardi e non c’è verso di far decelerare la crescita, e per assurdo ci sono più nascite, dove non riescono nemmeno a mantenere i figli che mettono al mondo. Se fosse ancora tra noi, il buon Catalano direbbe: meglio essere in pochi e stare bene,  piuttosto che in tanti e stare malissimo, e patire la fame. Il mio pensiero  è, che comunque chi non c’è ancora certo non soffre.  Nella parte finale del libro, gioco un po’ ad andare a passeggio nel luogo di transito tra morte e vita futura, così incontro persone che non ci sono più, è un modo per  ricordare gli affetti che sono venuti a mancare.
La domanda che non ti ha mai rivolto nessuno: fatti la domanda e datti la risposta.
Se dovessi scrivere il tuo libro adesso, dopo che molti lo hanno letto e ne hanno parlato, lo scriveresti allo stesso modo?
Risposta: Penso di si, anche se smussando qualche giudizio difficile da digerire forse avrebbe più consenso. Tutto sommato mi sta bene com’è stato accolto e giudicato.

Progetti per il futuro: ci sono nuovi lavori in corso, nuove pubblicazioni o ambizioni particolari?
Sto scrivendo una sorta di seguito del primo, però ragionando su quelle vite che vale la pena di essere vissute.  Questa volta tenterò un po’ più seriamente di farmelo pubblicare da qualche CE, sarà dura, proverò a pazientare fino ad avere qualche risposta, anzi se qualcuno mi da qualche “dritta”  in proposito non mi offendo.

Dove possiamo trovare il tuo libro?
Penso che lo lascerò in vendita solo sul sito di pubblicazione, raggiungibile anche dalla pagina Facebook, cliccando sul bottone “acquista ora” . 


Grazie Silvia, è stato un grande piacere conversare con te.

Angelo ti ringrazio tantissimo per essere stato con noi e, a nome de Gli scrittori della porta accanto ti faccio i complimenti per il tuo libro, augurandoti che sia un vero successo! In bocca al lupo per i tuoi progetti futuri!                                                                                               



Silvia Pattarini


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