Gli scrittori della porta accanto

Le colpe dei padri, di Francesca Gnemmi


Ci sono papà che a mala pena parlano con propri figli, quelli che non li ascoltano, quelli che non hanno mai tempo per niente. E i padri padroni, che scelgono per loro.

«Papà, papà!»
«Che cosa vuoi?»
Cosa potrà mai desiderare un bambino se non una carezza, un sorriso, un gesto d’amore. Bastano dieci minuti al giorno per rendere felice il proprio figlio. Nessuna impresa eclatante, nessun giocattolo costoso, soltanto qualche parola, un momento di condivisione e la ricompensa per quell’attesa che a ogni piccino pare infinita.
Padri che lavorano e rincasano la sera tardi, che vivono separati dalle proprie famiglie e che hanno le braccia lontano da casa e il cuore vicino ai propri cari. Padri che spendono le poche energie rimaste per rincorrere musetti vispi e vedere contenti giovanotti e signorine.
Uomini buoni, presi in esempio dai loro bambini. Ragazzi che diventeranno adulti capaci di amare e avranno fiducia nel prossimo.
Ma la figura paterna non sempre è quella di riferimento.
Oggi, come nel passato, esistono i padri padroni che non conoscono il rispetto per gli altri e vivono puntando il dito verso gli errori altrui.

«Ho cambiato idea riguardo al futuro di Emma» esordì Giulio senza troppi indugi. «Non credo che il ginnasio di Parma sia la scelta migliore per lei e quello di Piacenza a dire il vero non l’ho nemmeno preso in considerazione.»
«Non capisco, hai sempre detto che quella scuola gode di buona reputazione e credevo fossimo d’accordo.»
«Sì, è vero, ma nelle ultime settimane mi sono informato meglio e ho sentito parlare di un collegio molto prestigioso che le darebbe accesso a un ottimo liceo. Per nostra figlia voglio solo il meglio e non voglio accontentarmi di una seconda scelta soltanto per comodità.»
«Che cosa intendi dire?»
«Il collegio si trova a Riva del Garda.»
«Il lago di Garda? È lontanissimo! Che bisogno c’è di mandarla fin in capo al mondo? E poi come farebbe a tornare a casa nei fine settimana?» Una sensazione di terrore le pervase la mente mentre ancora pronunciava quelle parole. «Non potrebbe tornare a casa se non durante le vacanze di Natale e Pasqua!»
«Bianca ragiona…»
«A Parma avrebbe anche l’appoggio di Bella e non sarebbe del tutto sola. Non puoi non tenerne conto.»
[...] Giulio la cinse per un braccio fermandola sulla porta. «Ho già iscritto Emma e comunicato a Parma che non frequenterà.»
«No! Non lo puoi fare, Emma non è soltanto figlia tua e non puoi decidere per entrambi. Non puoi portarmela via e non puoi farlo contro la sua volontà.»
«Ma quale volontà! È ancora una bambina e ubbidirà. E tu, tutto a un tratto ti interessi alla sua istruzione? Ho sempre pensato a tutto io ed è giusto che mi prenda a cuore anche il suo futuro in modo lucido e razionale.»
da Il tempo delle lucciole di Francesca Gnemmi

Ciascuno di noi può scegliere che persona essere. 

Il buio vive nei nostri animi ma non è rimanendo in balia dell’oscurità che sapremo riconoscere la luce. Afferrare un timido bagliore è l’unica ancora di salvezza.
Perdoniamo noi stessi e ritroviamo la via, affinché le colpe si diradino come nuvole plumbee ma leggere, dopo un temporale.

«Papà ti prego, non mi mandare così lontano da casa. Non potrò tornare tutti i fine settimana e là sarò sola!»
[...] «Papà ti prego!» ripeté implorandolo.
«Ora non comportarti come una bambina piagnucolosa, non è una tragedia, un giorno mi ringrazierai. Hai ancora davanti a te più di mezza estate, goditela e poi ci penseremo, abbiamo tante cose da organizzare prima della tua partenza.»
da Il tempo delle lucciole di Francesca Gnemmi

A tutti coloro che sono padri d’amore, a chi vorrebbe esserlo ma ha smarrito la strada e, spinto da buone intenzioni, ha commesso gesti dei quali si è pentito. Agli uomini che non hanno saputo essere padri meritevoli dell’amore dei propri figli. Non esiste al mondo gesto più naturale che quello di amarli, rispettando la loro natura e le loro scelte. Vogliate bene alle vostre creature, perché sono sangue del vostro sangue e non chiedono altro che essere amate.



Francesca Gnemmi


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