Gli scrittori della porta accanto

Le recensioni di Ornella Nalon: "Quattro dopo mezzanotte" di Stephen King, non sempre la corona del Re brilla...


"Quattro dopo mezzanotte" di Stephen King, Sperling & Kupfer, 2008.

Quattro dopo mezzanotte” è stato scritto nel 1990 e consiste in una raccolta di quattro racconti: I Langonieri - Finestra segreta, giardino segretoIl poliziotto della biblioteca Il fotocane.
In seguito, è stato diviso in due volumi: la parte prima contiene i primi due titoli, la seconda parte racchiude gli ultimi due; sono quelli che ho letto io e che mi appresterò a commentare.
Desidero precisare che questa recensione si discosterà dalle mie solite, nelle quali tendo a mettere in rilievo gli aspetti positivi anziché i punti deboli, poiché si prefigge di essere un tantino provocatoria. Per questa volta, ho deciso di indossare i panni di un recensore medio (tipo quelli che hanno recensito i miei libri, tanto per intenderci) e di considerare il libro di Stephen King come fosse scritto da un emergente, anziché da un grande scrittore qual'è, premettendo che lo amo profondamente come autore e che rinuncerei volentieri a un dito mignolo, indifferentemente di una delle due mani, per riuscire a scrivere come lui, un giorno.

Il poliziotto della biblioteca comincia con la descrizione del motivo per cui all'assicuratore e immobiliarista Sam Peebles, viene conferito il compito, per lui poco gradito, di oratore al Rotary club di Junction City. La sua partecipazione è necessaria a seguito di un grave incidente accorso all’oratore ufficiale. Il problema è che non ha mai parlato in pubblico e non ha idea di cosa potrebbe dire, per cui cerca consiglio dalla sua bella e fidata segretaria Naomi, la quale gli suggerisce di andare in biblioteca a prendere in prestito due volumi che potrebbero aiutarlo.
Sam ha una paura immotivata, o almeno crede, delle biblioteche, ciò nonostante decide di andarci. L’ambiente è piuttosto buio e alle pareti sono appesi alcuni manifesti inquietanti che contribuisco ad aumentare il suo timore e, non da meno, è la bibliotecaria, una certa Ardelia Lortz. I suoi modi gli appaiono falsamente cordiali e le sue frasi sibilline, tipo quella che lo mettono in guardia dal poliziotto della biblioteca, nel caso ritardi nella consegna dei libri.
Giorni dopo, quando deve restituire i libri e non riesce più a trovarli, comincia a temere la reazione, non tanto del poliziotto, del quale non crede l'esistenza, quanto di Ardelia. Tuttavia, si dovrà presto ricredere poiché è proprio dal poliziotto della biblioteca che riceverà una visita, talmente spaventosa e minacciosa, da tingergli i capelli di bianco e togliergli il sonno per diversi notti. Da quel momento, la ricerca dei libri da restituire diventa spasmodica, finché si arrende all'idea di averli consegnati per errore a Dave Raccatta, un barbone avvezzo all'alcool che, settimanalmente, ritira i giornali per le case, per rivenderli al macero e recuperare qualche introito. Quando lo contatta, si rende conto che i volumi sono andati irrimediabilmente perduti e viene a conoscenza di una storia all’apparenza incredibile, ma tanto reale quanto orribile. Molti anni prima, Dave ha avuto a che fare con Ardelia Lorz e la descrive come un essere mostruoso, senza alcun scrupolo, che si nutre di terrore e non soltanto nel senso metaforico. Sam Peebles sta rischiando davvero grosso e con lui anche Dave e Naomi, che si offrono di aiutarlo.
L’inizio del racconto è davvero molto coinvolgente. Si è contagiati dall’ansia di Sam quando scopre di avere perso i volumi e dal suo terrore, dopo che ha subito le pesanti minacce dalla inquietante figura del poliziotto. Si rimane destabilizzati e affascinati quando si scopre che è protagonista di uno sbalzo temporale che lo mette in contatto con i personaggi della vecchia gestione bibliotecaria, ma quanto mai pericolosi anche nella sua dimensione reale.
Però, purtroppo, la tensione non è destinata a perdurare per tutta la durata della lettura e questo a causa di alcune incongruenze che ho riscontrato e alla configurazione del personaggio di Ardelia, che ho trovato decisamente troppo artificioso.
Non si capisce bene il motivo per cui Sam, inizialmente, non creda all’esistenza dei poliziotti della biblioteca poiché, in età preadolescenziale, egli stesso ha subito violenza proprio da uno di loro. Si potrebbe considerare la possibilità che il trauma gli abbia fatto rimuovere la memoria dell’accaduto con conseguente negazione di tale figura. Tuttavia, in questo caso, avrebbe avuto più senso che il riaffiorare dei ricordi avesse riportato in vita il mostro e non il contrario, così come raccontato. E poi, perché non fare di questo orrendo seviziatore, da cui, tra l’altro, il racconto prende il titolo, il suo malefico protagonista? Invece, il suo ruolo resta marginale e viene dato ampio spazio a quello di Ardelia Lorz, che essere più strano non può esistere, tanto da diventare persino ridicolo. La stessa è un’entità non ben definita che può impadronirsi di un corpo umano, assumendone le sembianze, ma soggetta a mutazioni che la trasformano in un essere che potrebbe vagamente somigliare a un insetto proboscidato, la cui protuberanza si incolla agli occhi delle persone per succhiarne gli umori e i sentimenti di cui si nutre.
Non si capisce bene per quale motivo, dopo un po’ di tempo, deve lasciare il corpo che occupa per riposare nel suo limbo, in attesa di occuparne un altro (anche in questo caso, non è dato sapere cosa scateni la sua rinascita). Come non si capisce perché sopravviva all’implosione del suo informe corpo, i cui pezzi si sono sparsi ovunque e invece perisca sotto le ruote di un treno.
E’ pur vero che un fantasy non ha bisogno di tante spiegazioni logiche, ma è anche vero che se ne è del tutto privo, diventa un testo sconclusionato e grottesco.
Con un po’ di sorpresa (e concedetemelo, anche di soddisfazione) ho riscontrato alcuni refusi; pochi, considerato il consistente numero di pagine (395) e non è dato di sapere se dovuti a un editing non attentissimo oppure a una traduzione non perfettamente curata, ma resta il fatto che  sono presenti, esattamente come in alcuni testi di emergenti che, per questo, vengono bacchettati.
Vorrei brevemente soffermarmi anche  sulla prolissità riscontrata in certi punti, che tende ad annoiare e fuorviare l'attenzione dagli argomenti salienti. Un esempio per tutti: il ritiro dei due libri dalla biblioteca, da parte di Sam, viene descritto da pagina 14 a pagina 37.
Non posso fare a meno di chiedermi se lo stesso testo, scritto da un emergente e soggetto ad accurato editing, potesse rimanere intatto oppure, più verosimilmente, venisse sottoposto a una drastica sforbiciata snellente.
Considerato quanto sopra, pur rilevando un'ottima capacità narrativa dell'autore, credo che se “Il poliziotto della biblioteca” fosse stata la mia prima lettura di Stephen King, con tutta probabilità non sarei stata incuriosita a proseguire con le altre, pregiudicandomi la conoscenza di eccellenze quali "Misery",  "Il miglio verde" e "It", tanto per citare qualcuna delle sue elogiabili opere.

Il Fotocane è molto di più corto del primo racconto ed è quello, tra i due, che mi ha maggiormente convinta.
Kevin, al suo quindicesimo compleanno, riceve due regali: la solita cravatta con annesso un fermacravatta a forma di picchio, da una facoltosa zia che vede raramente,  e una fotocamera Polaroid Sun 660 che, nemmeno a dirlo, sarà di gran lunga il più gradito. Tuttavia, la macchina fotografica sembra non funzionare affatto bene; nonostante l'obbiettivo venga indirizzato su soggetti diversi, continua a sfornare foto che ritraggono uno steccato bianco e un grosso cane in primo piano.
Il padre suggerisce di riportarla in negozio e farla cambiare, ma il ragazzo rimane affascinato da questo oggetto e vuole andare a fondo sul motivo del suo strano funzionamento.
Chiede consiglio a un suo insegnante e viene indirizzato da un rigattiere, un certo Pop Merrill, di scarsa fama in fatto di onestà, ma riconosciuto come esperto in tecnologia.
In verità, Pop rimane sconcertato e confessa di non avere mai visto nulla del genere. Dopo avere consigliato al ragazzo di scattare diverse foto e averle visionate rispettandone la sequenza, si accorge che il cane ritratto sembra essere in lento ma continuo movimento e, particolare inquietante, porta al collo la stessa cravatta di Kevin avuta in dono dalla zia. Intuendo di avere tra le mani una straordinaria opportunità di guadagno, convince il giovane della sua potenziale pericolosità e di procedere alla sua distruzione, non certo prima di averla sostituita con un'altra fotocamera del tutto uguale. La sua intenzione è di proporla in acquisto ai suoi clienti amanti del paranormale, ma i suoi progetti saranno destinati a non ottenere la soluzione sperata, anzi, questa scelta si rivelerà catastrofica.
In questo racconto, King sa mantenere una costante suspense, anche se il finale è un tantino prevedibile. E' indubbia la sua dote di rendere scorrevole e godile la scrittura, aggiungendo pochi particolari per volta, quel tanto che basta ad appassionare il lettore e a procurargli una sempre crescente impazienza di conoscere l'evolversi della storia e l'epilogo. Lodevole la fantasia che lo conduce a immaginare luoghi inesistenti e svariate situazioni impossibili e la capacità di rendere il tutto reale e credibile.
Anche in questo caso, ho notato alcune lungaggini che si potevano evitare come, ad esempio, la descrizione di “LaVerdiere's Super Drug Store” di Castle Rock (luogo immaginario usato in altri romanzi) che si dilunga in due pagine per raccontare la sua costituzione, il motivo del suo nome e l'elenco, articolo per articolo, della merce esposta in vendita nelle varie corsie. Provo a immaginare che se un esordiente osasse tanto, verrebbe tacciato di eccessiva dispersione e di volere allungare il suo scritto con elementi del tutto superflui la cui presenza ha il demerito di rallentare la lettura.
Alcune ripetizioni e dissonanze sono presenti anche in questo testo. 

Con questo, ho terminato la mia critica lievemente distruttiva a uno dei libri di King, ben sapendo che la sua enorme fama non ne risentirà minimamente. Chiaramente, non è questo il suo scopo, ma la dimostrazione che anche i grandi possono avere delle lievi défaillance. Come dire che può capitare anche al Re di indossare la corona ossidata e che, per tale motivo, si possono giustificare i suoi sudditi nel caso la loro forma non sia del tutto smagliante.





Passata la mezzanotte, il tempo e la realtà subiscono strane, inquietanti trasformazioni...
Che cosa mai accade all'osservatore sbigottito quando s'infrange la finestra che separa la realtà dall'irrealtà e le schegge volano impazzite dappertutto? 
Stephen King avanza terrificanti risposte al singolare interrogativo in quattro racconti dal suggestivo potere ipnotico. 
Dopo il primo volume, che presenta i primi due, ecco l'attesissimo seguito, che conclude la raccolta. 
Scandita dal ticchettio dell'orologio, una lettura da brivido.

di Stephen King | Sperling & Kupfer | Racconti horror
ISBN 978-8860613370 | cartaceo 8,42€ Acquista 



Ornella Nalon
I miei hobby sono: il giardinaggio, la buona cucina, il cinema e, naturalmente, la scrittura, che pratico con frequenza quotidiana. Scrivo con passione e trasporto e riesco a emozionarmi mentre lo faccio. La mia speranza è di trasmettere almeno un po’ di quella emozione a coloro che leggeranno le mie storie.
Quattro sentieri variopinti”, Arduino Sacco Editore
Oltre i Confini del Mondo”, 0111 Edizioni
Ad ali spiegate”, Edizioni Montag
Non tutto è come sembra”, da 0111 Edizioni.



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