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Sindrome di wanderlust: i 16 sintomi della dipendenza da viaggio

Sindrome di wanderlust: i 16 sintomi della dipendenza da viaggio

Viaggi Di Stefania Bergo. Il ritorno a casa è solo una pausa tra due viaggi? Quando si parla di paesi lontani vi commuovete e non vedete l'ora di prendere il prossimo volo? Allora, con buona probabilità siete ammalati... di viaggio!

Tutti noi amiamo viaggiare. Ognuno a modo suo, certo. C'è chi si sposta solo di poche centinaia di chilometri da casa o porta con sè ogni comodità o quanto meno si aspetta di trovarle a destinazione. C'è chi tira un dado e indipendentemente dalla meta prepara lo zaino con l'essenziale, un libro, una fotocamera, fogli per scrivere, pochi soldi nelle tasche, un cambio d'abiti. C'è chi percorre a piedi il globo per mesi ma poi deve tornare a casa, chi invece andrebbe sempre, in linea retta, senza ritorni. C'è chi viaggia da solo, chi è felice di avere compagnia, soprattutto se si tratta dei propri figli ( Mamme in viaggio).


Tanto abbiamo scritto sui viaggiatori e anche sulle loro valigie.  In quest'articolo vorrei mettere in luce alcuni aspetti tipici dell'eterno viaggiatore, quell'ansioso sognatore drogato di viaggio, totalmente dipendente, geneticamente modificato, un travelholic.
Quanti di voi riconoscono di avere questi sintomi?

  1. Tornare a casa è per te solo una pausa tra due viaggi e già mentre stai rientrando pensi ad organizzare la partenza successiva, a volte ancora prima che il viaggio precedente sia finito.
    La tua vita è una successione discreta di partenze e ritorni. Il tempo tra uno e l'altra è necessario a riprendere fiato, fare qualche giro di lavatrici, svuotare la fotocamera e ordinare le innumerevoli foto, far decantare la magia vissuta nelle settimane precedenti per fissarla e non rischiare di perdere alcun fotogramma, raccontare, raccontare e raccontare la tua avventura, l'ennesima, sentendoti ovviamente dire, alla fine, «E il prossimo viaggio dove andrai?», perché tutti ormai sanno che fermo proprio non ci sai stare!
  2. Passi gran parte del tuo tempo di attesa a cercare offerte navigando su website di compagnie aeree low-cost, per non rischiare di perdere qualche buona occasione. E spesso lasci che sia proprio il destino a scegliere la tua prossima meta, in base alla promozione che ti si presenta.


  1. Ogni giorno ti suggerisce una diversa destinazione e cominci a fantasticare sulla meta, documentandoti sulle usanze e i possibili itinerari, con lo stesso entusiasmo della tua prima volta, con la stessa fibrillazione e quel frullo di ali nello stomaco.
  2. Anche la musica ti fa pensare al viaggio o a posti in cui sei stato o a persone che hai conosciuto in giro per il mondo. Basta qualche nota a farti morire di nostalgia, ormai tutti sanno che puoi piangere anche ascoltando "Buon viaggio" di Cremonini, struggendoti alla frase  "coraggio lasciare tutto indietro e andare, partire per ricominciare", come se ti invitasse a prendere un volo.
  3. Lavorare per te è solo un modo per avere fondi per il tuo prossimo viaggio.
    Non miri a diventare ricco, tanto meno alla stabilità economica, dato che non hai nemmeno la certezza di dove vivrai nei prossimi anni.
  4. I primi cinque sintomi ti fanno sentire "in gabbia", pesante, avverti un forte desiderio di evasione, di spiccare il volo di nuovo. Ti senti un'anima in pena.


  1. Programmi i tuoi viaggi da solo, senza aspettare l'iniziativa di qualcun altro. Gli altri, semmai, si aggiungeranno come compagni di cammino. Non puoi aspettare le indecisioni altrui e spesso le mete che gli altri scelgono non si accordano al tuo spirito da vagabondo assetato di vita, non di comodità. A meno che non si tratti di altri travelholic come te!
  2. Pensare ai luoghi non ancora visitati ti eccita ma allo stesso tempo ti intristisce.
    E ti ritrovi a contare, sul mappamondo, in quali paesi sei già stato e quanti ancora te ne mancano... e ti senti sia un esordiente sia un viaggiatore navigato, a seconda dell'umore o della gravità della tua crisi d'astinenza.
  3. Ti senti più felice, migliore, autentico, quando viaggi, perché finalmente esprimi la tua vera natura di vagabondo.
  4. Quando non viaggi... immagini di farlo!
    O ricordi di averlo fatto. E allora ti capita di sorridere inspiegabilmente in mezzo alla folla, come un ebete ubriaco, o intristirti e tirare su col naso. 
  5. Sei taciturno, ma quando parli di viaggi non ti ferma più nessuno, potresti raccontare per ore e ti stupisci se l'interlocutore non coglie la meraviglia di quell'alba arancione sulla savana o del profumo del frangipani che ti sveglia al mattino o di comprare cinque scellini di pomodori al mercato. Oppure, al contrario, ascolti nei minimi dettagli i racconti di altri viaggiatori, con la meraviglia che ora è sulla tua faccia, perché tu, contrariamente ad altri interlocutori non drogati, cogli ogni sfumatura del racconto e già sogni di vivere le stesse avventure.
  6. Ti riempi la casa di fotografie e ricordi di viaggio e li guardi sempre con nostalgia ma anche con il sorriso sulle labbra e la commozione che ti tange le ciglia. E quando davanti a una foto ti chiedono «L'hai scattata tu?», ti si inumidiscono le cornee e cominci a raccontare di quel giorno, quando scendendo dall'autobus, un bambino ti è corso in contro con un sacchetto di banane fritte e tu....
  7. Realizzi di avere ampie conoscenze sulla geografia e la storia di diversi paesi del mondo, ma anche sul clima, le usanze, la flora, la fauna e la cucina locale. Così, durante una pizza con gli amici, senza rendertene conto, partendo dal chapati, ti ritrovi a raccontare dei fenicotteri rosa del lago Nakuru o del caldo torrido di Doha.
  8. Prenotare un volo aereo ti galvanizza e ti commuove. E inizi il conto alla rovescia.
  9. I tuoi amici parlano lingue differenti e sono disseminati in ogni angolo del mondo. E il pensiero di andarli a trovare, un'imposizione che ha il sapore della libertà, ti fa frullare la farfalline nello stomaco. Tanto per cambiare!
  10. Dici che puoi smettere di viaggiare quando vuoi... ma sai benissimo che non è vero!
Se sei arrivato fin qui e ora senti un'irresistibile voglia di partire, rassegnati: sei totalmente dipendente dal viaggio. E la tua patologia si chiama Sindrome di wanderlust: è endemica e non si può curare. Ma è possibile alleviarne almeno i sintomi. Viaggiando!


Stefania Bergo


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2 commenti
  1. Ho letto l'articolo e non ho più dubbi:soffro di viaggite! Negli ultimi 20 giorni sono già partita e tornata tre volte e domani c'è un aereo che mi aspetta e mi porterà in Spagna. Appena tornerò, il tempo di fare una lavatrice e altre incombenze e partirò nuovamente, questa volta per la Grecia. Ieri sera mi sono ritrovata a cercare la meta ideale del mio prossimo viaggio, linfa vitale e volano per appagare la mia insaziabile sete di viaggi. Studio il calendario per trovare ponti a cui agganciare giorni di permesso e ferie che mi permettano di viaggiare anche solo per un fine settimana. Svolgo due lavori e mi rendo conto che i proventi di uno dei due li utilizzo esclusivamente per viaggiare. Sono tornata dal mio ultimo viaggio domenica e oggi chi ho incontrato non mi ha chiesto come stai? Ma, quando parti? E io:domani!

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    1. Raffy67, hahahah, che bella malattia!! Anche io sono appena rientrata (Tanzania, Zanzibar e Salento, di cui ho scritto e scriverò). Sono stata in giro 2 mesi, tra una cosa e l'altra. E ora che sono tornata, tra le ragnatele di casa mia, già mi sento in gabbia e invidio chi è ancora in giro e lo sarà tutto l'anno! Sogno un lavoro che mi permetta di viaggiare ogni volta che il mio bisogno si fa troppo grande, ma per ora pure io sfoglio il calendario alla ricerca di ponti cui attaccare qualche giorno di permesso... che ci vuoi fare, per delle malate come noi va bene anche solo qualche giorno, boccate d'aria fresca in attesa di meglio!
      Buon viaggio bella, spero di incontrarti in giro per il mondo! ^_^

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