Arte Di Silvia Pattarini Misteri e leggende del Ponte Gobbo di Bobbio, detto anche Ponte del Diavolo, raffigurato alle spalle della Gioconda.
Bobbio, provincia di Piacenza. Al quinto posto nella classifica tra i trenta ponti più belli d’Italia, il Ponte Gobbo nasconde misteri e leggende.
La sua antichissima storia lo fa risalire all’epoca romana e il suo profilo irregolare a due gobbe, gli ha conferito la nomina di ponte “gobbo”.
Lungo circa 300 metri, svetta con le sue molteplici arcate sul fiume Trebbia e collega la bella cittadina di Bobbio con l’altra vallata che sale lungo la dorsale appenninica in direzione di Coli.
Al di là delle romantiche passeggiate sotto le stelle e al chiaro di luna, che consiglio a tutti di provare almeno una volta nella vita, miti e leggende circolano circa l’effettiva costruzione del ponte, conosciuto anche come Ponte del Diavolo. Una di queste è legata alla figura del monaco irlandese Colombano, oggi divenuto San Colombano, patrono di Bobbio festeggiato ogni anno il 23 novembre. Il monaco giunse nella città nel remoto 614 in compagnia del fedele discepolo Attala, con l'intento di diffondere il cristianesimo in Europa.
La leggenda narra che il monaco avesse necessità di attraversare il Trebbia, ma fosse impossibilitato nel suo intento a causa delle frequenti piene improvvise del fiume. Il diavolo si offrì di dargli una mano, costruendo il ponte in una sola notte, ma in cambio del favore, avrebbe preteso l’anima del primo essere umano che ci avesse messo piede. Colombano accettò il patto col diavolo, e il giorno seguente fece attraversare il ponte da un orso, animale all’epoca molto diffuso nella zona, gabbando così il demonio (non gliene vogliano gli animalisti).
Una più recente leggenda metropolitana, risalente agli anni settanta, racconta che fu avvistato nei pressi del ponte un essere non ben identificato, forse un uomo-falena, un vampiro o un alieno, che, accortosi di essere stato visto, si librò in volo.
Al di là delle romantiche passeggiate sotto le stelle e al chiaro di luna, che consiglio a tutti di provare almeno una volta nella vita, miti e leggende circolano circa l’effettiva costruzione del ponte, conosciuto anche come Ponte del Diavolo. Una di queste è legata alla figura del monaco irlandese Colombano, oggi divenuto San Colombano, patrono di Bobbio festeggiato ogni anno il 23 novembre. Il monaco giunse nella città nel remoto 614 in compagnia del fedele discepolo Attala, con l'intento di diffondere il cristianesimo in Europa.
La leggenda narra che il monaco avesse necessità di attraversare il Trebbia, ma fosse impossibilitato nel suo intento a causa delle frequenti piene improvvise del fiume. Il diavolo si offrì di dargli una mano, costruendo il ponte in una sola notte, ma in cambio del favore, avrebbe preteso l’anima del primo essere umano che ci avesse messo piede. Colombano accettò il patto col diavolo, e il giorno seguente fece attraversare il ponte da un orso, animale all’epoca molto diffuso nella zona, gabbando così il demonio (non gliene vogliano gli animalisti).
Una più recente leggenda metropolitana, risalente agli anni settanta, racconta che fu avvistato nei pressi del ponte un essere non ben identificato, forse un uomo-falena, un vampiro o un alieno, che, accortosi di essere stato visto, si librò in volo.
In questi ultimi anni si sta avallando la teoria che collegherebbe il ponte in questione al famoso dipinto di Leonardo Da Vinci: la Gioconda.
In questo caso non si tratta di leggenda, ma di studi scientifici.
La ricercatrice savonese Carla Glori in seguito a studi e ricerche approfondite, nel settembre 2015 è riuscita a confermare la tesi che il ponte raffigurato alle spalle della Gioconda, identificata nella persona di Bianca Giovanna Sforza, sia proprio il Ponte Gobbo di Bobbio. Secondo la sua tesi il “punto di vista” del pittore è perfettamente compatibile col “punto di vista” di una finestra situata all’ultimo piano del castello Malaspina Dal Verme. Inoltre anche alcuni elementi dipinti sul paesaggio coinciderebbero col paesaggio reale. Con l'ausilio di sofisticate apparecchiature in grado di effettuare una scannerizzazione del dipinto nei minimi dettagli, la Glori è riuscita ad estrapolare ben tre indizi: due lettere misteriose negli occhi della Monnalisa e un numero sotto l'arcata del ponte. In particolare la pupilla destra nasconde una "S", che rimanda alla casata degli Sforza. La pupilla sinistra invece cela la lettera "L" che sta per Leonardo, ovvero la firma dell'artista. Bianca Giovanna Sforza era la figlia naturale, in seguito legittimata di Ludovico il Moro, duca di Milano, che nel 1496 sposò Gian Galeazzo Sanseverino, comandante dell'esercito sforzesco e signore di Bobbio.
Il numero 72 scoperto sotto l'arcata del ponte potrebbe indicare il Ponte Gobbo di Bobbio.
Secondo la Glori:
Leonardo ha apposto il numero 72 sotto l'arcata del ponte Gobbo per ricordare quella devastante piena del Trebbia (nel 1472 la piena del fiume distrusse il ponte) e probabilmente per far sì che qualcuno identificasse l'emblematico ponte ed il luogo che fa da sfondo alla Gioconda.Il lavoro della studiosa savonese era stato inviato al Departement del peintures del Museo Francese del Louvre (dov'è custodita la Gioconda) per i riscontri. Il quadro approssimativamente fu iniziato durante la presenza di Leonardo a Milano (1482-1499) o anche successivamente, nel periodo della sua presenza presso la corte degli Sforza (1506-1507).
Un quarto indizio, anche se non propriamente scientifico ma comunque degno di nota, si permette di suggerirlo la sottoscritta.
Vale bene la pena una visita presso la casa degli Atellani a Milano, luogo in cui è custodita la vigna di Leonardo, oggi diventata un museo. Qui si è scoperto la presenza di una tipologia di uva (malvasia) coltivata solo nei colli piacentini. Una coincidenza che non solo lascerebbe immaginare la presenza dell'artista sul territorio piacentino, ma testimonierebbe il fatto che si lasciò deliziare dalle pregiate uve coltivate in zona, o forse dal buon vino, e, da buon intenditore, decise di esportare un vitigno nella sua villa di Milano.
Questo potrebbe aprire nuovi scenari e nuovi interrogativi sulla Gioconda.
È davvero il Ponte Gobbo quello sullo sfondo? La dama raffigurata è realmente Bianca Sforza?
Ne deriva che potrebbe essere stata dipinta a Bobbio? Se fosse così, Leonardo sarebbe vissuto a Bobbio per un certo periodo di tempo?Se la tesi della dottoressa Glori trovasse conferma, per Bobbio e per la Valtrebbia si potrebbe ragionevolmente prevedere un incremento dell’attività turistica e di tutte quelle attività commerciali ad essa strettamente correlate. Se quella che Hemingway ha definito “la valle più bella del mondo” come paesaggi naturalistici, fosse anche la valle in cui è stata creata la Gioconda, si aprirebbero sicuramente nuove porte per turisti, curiosi, studiosi, umanisti e appassionati d’arte provenienti da tutto il mondo. In questi tempi di crisi, dopo l’alluvione di settembre che ha duramente colpito la zona e tutti i disagi creati dalla piena del Trebbia, consentitemi un po’ di sano campanilismo, anche se non sono nativa di Bobbio, ma solo una vicina di casa: ben venga la Gioconda e i suoi misteri.
Se volete conoscere in modo più approfondito la città di Bobbio vi rimando al sito del Comune e al suo calendario eventi. Nel mese di dicembre da non perdere la Sagra della lumaca con i Mercatini di Natale il 6 dicembre, e la corsa dei babbi natale prevista per il giorno della Vigilia.
Ogni giorno dell'anno è buono per visitare Bobbio, città d'arte e di storia, e vi attende il museo a cielo aperto, tra viuzze strette che trasudano storia ad ogni sasso e, col Ponte Gobbo che vale sicuramente una passeggiata per un tuffo nel passato.
Ogni giorno dell'anno è buono per visitare Bobbio, città d'arte e di storia, e vi attende il museo a cielo aperto, tra viuzze strette che trasudano storia ad ogni sasso e, col Ponte Gobbo che vale sicuramente una passeggiata per un tuffo nel passato.
Silvia Pattarini
Diplomata in ragioneria, ama scrivere racconti e componimenti poetici, alcuni dei quali compaiono in diverse antologie. Partecipa a concorsi letterari di poesia, prosa e premi letterari per narrativa edita.
Biglietto di terza classe, 0111Edizioni.
La mitica 500 blu, Lettere Animate.
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