Libri Recensione di Paola Casadei. Vergogna di J.M. Coetzee (Einaudi), titolo originale Disgrace. Agghiacciate, assoluto, indimenticabile, un romanzo da leggere anche tra le righe.
Prima non lo conoscevo. Sono partita a vivere in Sudafrica, a Pretoria, nel 2001.
Nel 2002 mi sono iscritta a un bookclub dove una decina di signore della "Pretoria bene" si trovavano ogni mese per discutere (a volte) di libri. Ogni mese si dava una quota minima a uno dei membri, per comprare libri. Per un anno li si lasciava in uno scatolone enorme, da cui ciascuna poteva pescare a piacimento per leggerli. Dopo un anno dall’acquisto, una volta letti, ciascuna poteva riprendersi i libri acquistati. È così che l’ho trovato: Disgrace. Vedendo il mio enorme interesse, la persona che lo aveva comprato ha scelto di regalarmelo.
J.M. Coetzee nel frattempo era stato insignito del Premio Nobel per la letteratura (2003), ma per una donna bianca sudafricana, a pochi anni dalla fine dell’apartheid, quell’autore e quel libro scottavano e non lo amavano particolarmente.
In seguito ho letto anche qualche libro di André Brink, anche lui sudafricano, e solo più tardi ho visto che entrambi, oltre a Breyten Breytenbach, sono stati nelle prime file nel movimento anti-apartheid nella letteratura Afrikaner.
Per me era difficile abituarmi ai lussi e ai privilegi di cui godevano ancora i bianchi, e cercavo di capire nei libri il disagio che a volte provavo come expat. Disgrace, anzi Vergogna, mi ha segnata molto. Era solo un anno che vivevo là, ricevevo quasi ogni settimana gli avvisi dell’ambasciata, che metteva in guardia gli stranieri circa le zone più pericolose della città e distribuiva raccomandazioni perché si evitassero il più possibile episodi spiacevoli. E con due bambini piccoli, devo dire che seguivo i consigli alla lettera!
Lasciata la città, David va a stare dalla figlia, Lucy, trent’anni, che abita in campagna, in una piccola fattoria nella provincia orientale del Capo, lontana dalla metropoli, dalla vita civilizzata alla quale lui era abituato. Si trova catapultato in un mondo inospitale, in un orizzonte crudo e ancestrale, in cui bisogna lottare per sopravvivere. Lucy è sola, e omosessuale, in un mondo di uomini, a lottare per una fattoria circondata da terra aspra e brulla, a badare ai suoi cani, a vendere fiori e verdura in un banchetto al mercato, e non chiede aiuto a nessuno, non ha bisogno neanche di suo padre.
David ha ormai optato per una specie di esilio volontario dalla vita che aveva vissuto fino ad ora, e si dà da fare per adattarsi e rendersi utile come può: assiste una veterinaria, Bev Shaw, amica della figlia, coltiva la terra, asseconda Lucy nelle sue scelte. Aiuta anche Petrus a costruire la sua casa. Sono lontane le sue abitudini e le poesie che spiegava agli studenti, ormai.
Il nuovo ritmo di questa vita, se pure non sempre tranquillo e sereno, viene poi completamente sconvolto da tre giovani neri che entrano in casa, rubano, cospargono David di benzina, lo rinchiudono in un bagno e gli danno fuoco, quindi stuprano Lucy, tagliano i fili del telefono e uccidono tutti i cani. David sopravvive, ma quando si sveglia e capisce cosa è successo a Lucy, vorrebbe fare le cose a modo suo: innanzitutto denunciare i tre uomini, ma Lucy glielo impedisce. Quindi convincerla ad andarsene da lì. Ma anche su questo la donna è irremovibile: lei vuole restare nella sua terra, nella sua fattoria. Ritiene che questo sia il prezzo da pagare per tutte le violenze che i neri hanno dovuto subire, tutti i torti passati, e ora i bianchi in qualche modo devono pagare. David torna per una breve visita a Cape Town, poi però è come se ormai non trovasse più il suo posto in città, la vicenda dell’attacco lo ha marchiato per sempre. Un Sudafrica che sta cambiando lo ha scosso, deve accettarlo, come la figlia ha accettato il figlio che ora porta in grembo. Torna dunque alla fattoria, resta con la figlia ad aspettare la nascita del figlio della violenza, continua il lavoro alla clinica e si occupa dei cani.
È normale che un nero veda nel bianco un nemico, un uomo ricco, una merce, un riscatto dalle sofferenze che altri bianchi hanno provocato alla propria gente, per secoli.
Per tentare di correggere gli squilibri del passato e i torti fatti subire ai neri, i politici hanno scelto di ridistribuire le ricchezze o di favorire i neri con leggi come la “Affirmative Action”, ma il percorso è stato ed è ancora lungo.
Non si deve leggere il libro prendendo le parti degli uni o degli altri: non ci sono verità assolute, non esiste solo il bianco e nero, e «Vergogna rappresenta il perdono ritrovato in un paese di desolazione».
Il romanzo mette in rilievo lo stato in cui mi sono trovata anch’io i primi anni in cui ho vissuto là, è un libro complesso, da leggere anche tra le righe. Un romanzo sulla verità e la riconciliazione. Qualcuno vi ha visto un’allegoria della “Truth and Reconciliation Commission”, una commissione voluta dall’arcivescovo Tutu dopo l’apartheid, che aveva il compito di stabilire nel modo più completo e preciso possibile un disegno delle cause e dell’entità che prese la violazione dei diritti umani negli anni dell’apartheid, conducendo indagini e tenendo processi. Inoltre doveva ridare dignità e risarcimenti all’uomo violato. Sono state raccolte decine di migliaia di dichiarazioni da parte dei neri che avevano subito ingiustizie, ma anche molte richieste di amnistia da parte dei bianchi responsabili delle atrocità commesse. Un altro passo importante ma non decisivo, che ha lasciato spesso molta insoddisfazione.
Ammetto, l’argomento è molto complesso, e un autore come J.M. Coetzee, capace di scrivere un simile romanzo, merita di essere conosciuto meglio, per le sue doti e le sue qualità umane. A breve mi sento in dovere di presentarlo meglio, per conoscere un po’ di più la letteratura di un Paese affascinante, controverso e poliedrico come il Sudafrica.
«Chilling, incompromising and unforgettable, Disgrace is a masterpiece» cita la seconda di copertina della mia edizione: Secker &Warburg - London.
Agghiacciate, assoluto, indimenticabile.
Nel 2002 mi sono iscritta a un bookclub dove una decina di signore della "Pretoria bene" si trovavano ogni mese per discutere (a volte) di libri. Ogni mese si dava una quota minima a uno dei membri, per comprare libri. Per un anno li si lasciava in uno scatolone enorme, da cui ciascuna poteva pescare a piacimento per leggerli. Dopo un anno dall’acquisto, una volta letti, ciascuna poteva riprendersi i libri acquistati. È così che l’ho trovato: Disgrace. Vedendo il mio enorme interesse, la persona che lo aveva comprato ha scelto di regalarmelo.
J.M. Coetzee nel frattempo era stato insignito del Premio Nobel per la letteratura (2003), ma per una donna bianca sudafricana, a pochi anni dalla fine dell’apartheid, quell’autore e quel libro scottavano e non lo amavano particolarmente.
In seguito ho letto anche qualche libro di André Brink, anche lui sudafricano, e solo più tardi ho visto che entrambi, oltre a Breyten Breytenbach, sono stati nelle prime file nel movimento anti-apartheid nella letteratura Afrikaner.
Per me era difficile abituarmi ai lussi e ai privilegi di cui godevano ancora i bianchi, e cercavo di capire nei libri il disagio che a volte provavo come expat. Disgrace, anzi Vergogna, mi ha segnata molto. Era solo un anno che vivevo là, ricevevo quasi ogni settimana gli avvisi dell’ambasciata, che metteva in guardia gli stranieri circa le zone più pericolose della città e distribuiva raccomandazioni perché si evitassero il più possibile episodi spiacevoli. E con due bambini piccoli, devo dire che seguivo i consigli alla lettera!
David Lurie, cinquantadue anni, docente di scienze della comunicazione al Politecnico di Cape Town, con due divorzi alle spalle e una figlia con la quale non ha rapporti, vive la sua vita con spirito piuttosto gaudente e con poche responsabilità.
Subito dopo una breve relazione con una studentessa coloured, Melanie, viene denunciato da lei (spinta dalla famiglia) per molestie sessuali. Costretto ad apparire davanti a una commissione disciplinare dell’università, che sembra un ‘tribunale d'inquisizione governato dal politically correct’ - costituita dai suoi stessi colleghi – e che altro non desidera se non una sua umiliante confessione, David è costretto ad ammettere i fatti, ma rifiuta di dichiarare pubblicamente il suo pentimento. Dà l’impressione di un uomo indifferente e pieno di vanità, privo di principi: i giudici lo costringono a dare le dimissioni.Lasciata la città, David va a stare dalla figlia, Lucy, trent’anni, che abita in campagna, in una piccola fattoria nella provincia orientale del Capo, lontana dalla metropoli, dalla vita civilizzata alla quale lui era abituato. Si trova catapultato in un mondo inospitale, in un orizzonte crudo e ancestrale, in cui bisogna lottare per sopravvivere. Lucy è sola, e omosessuale, in un mondo di uomini, a lottare per una fattoria circondata da terra aspra e brulla, a badare ai suoi cani, a vendere fiori e verdura in un banchetto al mercato, e non chiede aiuto a nessuno, non ha bisogno neanche di suo padre.
Ed è qui, in questa realtà sconosciuta, che inizia l’espiazione e la rigenerazione di David Lurie.
Un uomo aiuta Lucy nei campi, Petrus, un nero che, grazie a un sussidio statale, è diventato proprietario di un terreno confinante: il rappresentante di una nuova classe sociale che non esisteva ai tempi dell’apartheid, simbolo del cambiamento.David ha ormai optato per una specie di esilio volontario dalla vita che aveva vissuto fino ad ora, e si dà da fare per adattarsi e rendersi utile come può: assiste una veterinaria, Bev Shaw, amica della figlia, coltiva la terra, asseconda Lucy nelle sue scelte. Aiuta anche Petrus a costruire la sua casa. Sono lontane le sue abitudini e le poesie che spiegava agli studenti, ormai.
Il nuovo ritmo di questa vita, se pure non sempre tranquillo e sereno, viene poi completamente sconvolto da tre giovani neri che entrano in casa, rubano, cospargono David di benzina, lo rinchiudono in un bagno e gli danno fuoco, quindi stuprano Lucy, tagliano i fili del telefono e uccidono tutti i cani. David sopravvive, ma quando si sveglia e capisce cosa è successo a Lucy, vorrebbe fare le cose a modo suo: innanzitutto denunciare i tre uomini, ma Lucy glielo impedisce. Quindi convincerla ad andarsene da lì. Ma anche su questo la donna è irremovibile: lei vuole restare nella sua terra, nella sua fattoria. Ritiene che questo sia il prezzo da pagare per tutte le violenze che i neri hanno dovuto subire, tutti i torti passati, e ora i bianchi in qualche modo devono pagare. David torna per una breve visita a Cape Town, poi però è come se ormai non trovasse più il suo posto in città, la vicenda dell’attacco lo ha marchiato per sempre. Un Sudafrica che sta cambiando lo ha scosso, deve accettarlo, come la figlia ha accettato il figlio che ora porta in grembo. Torna dunque alla fattoria, resta con la figlia ad aspettare la nascita del figlio della violenza, continua il lavoro alla clinica e si occupa dei cani.
In Vergogna di J.M. Coetzee c’è tutto quello che rappresenta il Sudafrica dei primi anni del dopo apartheid e le difficoltà nel processo di integrazione tra bianchi e neri.
Tutto il romanzo, con una prosa scarna, efficace, sobria, essenziale, adatta alla descrizione della vicenda, esprime perfettamente lo stato di angoscia e tensione nella ricerca per i bianchi di sopravvivere in questo Paese liberato; tutto è ancora in sospensione. Nelson Mandela ha avuto una parte enorme, ma la gente deve cominciare a muovere i passi nel quotidiano, le tensioni tra bianchi e neri sono una costante, la dignità umana deve essere meditata a lungo per essere raggiunta.È normale che un nero veda nel bianco un nemico, un uomo ricco, una merce, un riscatto dalle sofferenze che altri bianchi hanno provocato alla propria gente, per secoli.
Per tentare di correggere gli squilibri del passato e i torti fatti subire ai neri, i politici hanno scelto di ridistribuire le ricchezze o di favorire i neri con leggi come la “Affirmative Action”, ma il percorso è stato ed è ancora lungo.
Il percorso della vita di David Lurie è il simbolo e la rappresentazione della vita vera, a partire dal suo egoismo di quando viveva in città e non capiva le scelte di Lucy, simbolo della nuova generazione.
Poi, però, nonostante i suoi difetti e una vita passata tanto diversa, frutto di abitudini della società sudafricana, alla fine resta, ci prova, si mette in gioco, si trasforma, cercando di accettare la società che, giustamente, sta cambiando.Non si deve leggere il libro prendendo le parti degli uni o degli altri: non ci sono verità assolute, non esiste solo il bianco e nero, e «Vergogna rappresenta il perdono ritrovato in un paese di desolazione».
Il romanzo mette in rilievo lo stato in cui mi sono trovata anch’io i primi anni in cui ho vissuto là, è un libro complesso, da leggere anche tra le righe. Un romanzo sulla verità e la riconciliazione. Qualcuno vi ha visto un’allegoria della “Truth and Reconciliation Commission”, una commissione voluta dall’arcivescovo Tutu dopo l’apartheid, che aveva il compito di stabilire nel modo più completo e preciso possibile un disegno delle cause e dell’entità che prese la violazione dei diritti umani negli anni dell’apartheid, conducendo indagini e tenendo processi. Inoltre doveva ridare dignità e risarcimenti all’uomo violato. Sono state raccolte decine di migliaia di dichiarazioni da parte dei neri che avevano subito ingiustizie, ma anche molte richieste di amnistia da parte dei bianchi responsabili delle atrocità commesse. Un altro passo importante ma non decisivo, che ha lasciato spesso molta insoddisfazione.
Ammetto, l’argomento è molto complesso, e un autore come J.M. Coetzee, capace di scrivere un simile romanzo, merita di essere conosciuto meglio, per le sue doti e le sue qualità umane. A breve mi sento in dovere di presentarlo meglio, per conoscere un po’ di più la letteratura di un Paese affascinante, controverso e poliedrico come il Sudafrica.
«Chilling, incompromising and unforgettable, Disgrace is a masterpiece» cita la seconda di copertina della mia edizione: Secker &Warburg - London.
Agghiacciate, assoluto, indimenticabile.
Vergogna
di J.M. CoetzeeEinaudi
Narrativa
ISBN 978-8806223182
cartaceo 10,20€
ebook 6,99€
Sinossi
«Per un uomo della sua età, cinquantadue anni, divorziato, gli sembra di avere risolto il problema del sesso piuttosto bene».
Ma forse non è cosí, se una sera David Lurie, insegnante alla Cape Town University, invita un'allieva a bere qualcosa, poi a mangiare un boccone, e infine a passare la notte con lui. Una notte che non resta isolata, che diventa una storia e che finisce con una denuncia per molestie sessuali.
Allontanato dall'università, David chiede ospitalità alla figlia Lucy in campagna, nella parte orientale della Provincia del Capo, dove la convivenza tra diverse etnie, diverse tradizioni, diversi Sudafrica è aspra come la terra che Lucy coltiva.
David tenta di adeguarsi alla nuova vita: dà una mano nei campi, aiuta una conoscente alla clinica veterinaria. Soprattutto, tenta di adeguarsi alla donna indipendente che è diventata sua figlia. Ma come tollerare anche la violenza che Lucy ha scelto di accettare?
Vincitore del Booker Prize nel 1999, Vergogna mette in scena le trasformazioni del Sudafrica post-apartheid raccontando - come ha scritto il «Sunday Times» - «una storia dura, scritta in una prosa di scarna, aspra bellezza, che conferma Coetzee come uno dei nostri migliori narratori di oggi».
Paola Casadei In origine farmacista e direttore tecnico di laboratorio omeopatico, ha lasciato Forlì per trasferirsi prima a Roma, poi a Montpellier, quindi per dodici meravigliosi anni in Africa (otto in Sudafrica e quattro in Mozambico), dove ha insegnato musica e italiano. Ora risiede a Montpellier con la famiglia. L'elefante è già in valigia, Lettere Animate Editore. Malgré-nous. Contro la nostra volontà, traduzione, Ensemble Edizioni. Dal buio alla luce. Il bisso marino e Chiara Vigo, traduzione, Cartabianca Editore. |
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