Gli scrittori della porta accanto

L'incipit "Ti amo ma niente di serio" di Anna Chiatto | #75



Ti amo
ma niente di serio
di  Anna Chiatto
Piemme

ebook 9,99€
cartaceo 14,88€
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Sapete perché faccio bene il mio lavoro? Perché non credo nell’amore. O meglio nelle favole.
Sono cinica nel cuore e romantica nella testa.
Le favole succedono solo nei film. E, come in una perfetta messa in scena, io faccio recitare ai protagonisti la loro parte migliore, scelgo i luoghi e i costumi, scrivo il copione e giro il giorno più bello della loro vita.
Quando le persone mi chiedono come sarà il mio matrimonio, io mento e gli racconto che sarà proprio come lo sogno fin da bambina.
Io sono perfetta nell’organizzare la vita altrui. Sono adatta a gestire l’amore degli altri. Un mentore insuperabile quando si tratta di consigliare.
Se si tratta di me, faccio dei gran casini.

Stamattina il mio oroscopo diceva: «Ci sono molte novità all’orizzonte. Giove smetterà di esservi contro. Questa è una settimana importante. I vostri sforzi, cari cancerini, saranno finalmente ricompensati. Imminenti soddisfazioni nel campo lavorativo. Incontrerete sul vostro cammino una
figura imponente e di peso che vi cambierà il corso della vita accompagnandovi in un nuovo viaggio. Il fascino di Venere farà centro nel cuore del partner. Periodo fatato per i single in cerca dell’altra metà della mela».

Avrei voglia di chiamare quel bellimbusto sempre abbronzato di Paolo Fox e chiedergli di essere più chiaro quando scrive le sue previsioni. Dovrebbero arrestare gli astrologi che omettono dettagli di vitale importanza dando libero sfogo alla fantasia.
Dopo aver letto di quella “figura imponente” ho iniziato a sognare di imbattermi in qualcuno al bar mentre facevo colazione e che questo qualcuno con un solo sguardo avrebbe capito che sono una wedding planner ambiziosa e capace, e mi avrebbe offerto il contratto della vita tipo sposare Kate e William d’Inghilterra. Magari nelle vesti dell’amministratore delegato di una famosa agenzia di organizzazione eventi quotata in Borsa e con sedi a New York e Tokyo.
Dovrei fargli causa per tutte le volte che ha permesso la libera interpretazione del linguaggio delle stelle.
La figura era sì imponente, ma non si trattava del mio futuro socio in affari bensì di un’armatura. Che effettivamente era “di peso”: cinquanta chili di ferraglia che dovevano entrare nella mia Smart, senza in alcun modo essere danneggiati perché d’epoca. Almeno così aveva giurato chi me l’aveva noleggiata insieme a:

  • spade e diverse armi;
  • vecchi bauli e scrigni;
  • un carretto;
  • fiaccole;
  • 2 poltrone;
  • 75 sedie;
  • chiavi;
  • ceramiche di diversi tipi e grandezze;
  • alcuni falsi d’autore dell’epoca.

Tutto il materiale era già al castello. La tenuta si ergeva su una collina vicino a Bracciano. E solo una volta lì ci siamo accorti che mancava un’armatura e sono tornata a Roma, in pieno centro città con traffico annesso, per prendere il pezzo mancante.
La sposa era stata chiara: due armature all’ingresso adiacente alle due torrette, per il suo fiabesco giorno. Voleva un matrimonio fuori dal comune, per questo aveva scelto di riportare i suoi invitati indietro nel tempo. Al Medioevo.
Robin Hood e Lady Marian... ehm... no!

Chiara e Felice
sono lieti di annunciare le loro nozze.
Attenderemo la corte di cavalieri e dame
giovedì 23 ottobre.
Residenza Artemisio
Gradito abito d’epoca medievale.

Ho immaginato la faccia di mia nonna se fossi stata io al posto di Chiara a mandare quella partecipazione: lei che per i matrimoni si mette solo “l’abito buono”, da usare esclusivamente in un’occasione e mai più. Neanche a un altro matrimonio, non sia mai incontri qualche invitato della cerimonia precedente (o qualcosa del genere). Nell’armadio ha una doppia anta dedicata alle cerimonie: cresima Concetta, matrimonio figlio di Mimì, battesimo Cosimo, fidanzamento Elvira, tutti con borse e scarpe coordinate rigorosamente conservati nelle loro confezioni originali. Intere collezioni sotto un tripudio di cellofan.


Quarta di copertina. Emma non crede nell’amore. Forse perché in passato si è preso gioco di lei più di una volta e l’ha convinta a non cadere mai più nelle sue spire. Decisa a fare carriera, l’unica cosa che conta davvero, ha pensato di trasformare la sua visione cinica e razionale dei sentimenti in un punto di forza e, soprattutto, in una professione: la wedding planner.

Certo l’apprendistato non è stato facile, alle dipendenze di un pazzo affetto da manie di grandezza che con l’intento di “formarla” le ha fatto pagare bollette, ritirare i vestiti in tintoria, comprare sonniferi nel cuore della notte e assecondare ogni bisogno di Fru e Fru, i suoi deliziosi chihuahua. Ma ora che Emma si è messa in proprio, il sogno sembra quasi divenuto realtà. Lavora senza sosta, esaudendo i desideri delle spose con le richieste più svariate: dal matrimonio medievale a quello vegano, dall’armatura alle slitte trainate da cavalli sulla sabbia, il tutto condito da un’unica, immancabile e falsissima frase: «Vorrei che fosse una cosa semplice».

Emma, però, non ha calcolato che nella sua vita apparentemente perfetta e priva di coinvolgimenti emotivi possa arrivare un uomo misterioso e irresistibile, capace di far desistere il suo fervente credo anti-amore. E forse, per una volta, sarà lei a dover dire qualche sì.

★★★★★

Il buon giorno di vede dal mattino, dicono, e un buon incipit e una copertina accattivante possono essere il perfetto bigliettino da visita di un libro.
Secondo voi, quante stelline si merita il biglietto da visita di questo libro?

Tutti i nostri incipit:



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