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Progettazione sismica: perchè in Giappone funziona e in Italia no

Progettazione sismica: perchè in Giappone funziona e in Italia no

Scienza Di Elena Genero Santoro. Italia vs Giappone nella gestione di un sisma: la differenza sta nella progettazione.

Il terremoto che è avvenuto nel centro Italia nella notte del 24 agosto è stato un fatto terribile, ma non era il primo e non sarà l’ultimo.
Il cordoglio per le vittime è ovvio. Ma sui social si è scatenato il finimondo. Dalle catene di solidarietà più o meno efficaci, allo sciacallaggio mediatico di chi si è messo in posa sulle macerie.
E poi c’è chi dà la colpa a Dio, che ha salvato una statua della Madonna, rimasta intatta, ma non ha risparmiato le vite di molti innocenti, tra cui quelle di alcuni, troppi bambini.
Prima di andare a scomodare il Padre Eterno in persona, o il fato, o la sfiga, o tutto quello che si vuole, io farei un altro paio di valutazioni. L’Italia è un paese sismico e questa non è una novità. Come scriveva anche ieri Gramellini nel suo azzeccatissimo editoriale, ci sono ben altri paesi che convivono con il terremoto anche frequente. Eppure, persino un terremoto di magnitudo 6 come quello appena occorso, altrove non fa tutti questi danni. L’esempio più classico è quello del Giappone, citato anche da Gramellini, che io pure mi permetto di riferire. Aggiungo che tempo fa avevo visto un video di un terremoto giapponese dentro un supermercato. La commessa, mentre tutto vibrava, si è messa lì tranquilla a tenere ferme un paio di cose. Poi quando tutto è passato, ha ripreso a fare quello che stava facendo, con assoluta nonchalance.
Qual è la differenza? La preparazione e l’organizzazione dei giapponesi in caso di evento sismico, che sono addestratissimi e abituatissimi. Gli studenti che a scuola fanno simulazioni. La logistica che in caso di calamità è collaudata. E poi ovviamente la differenza la fanno gli edifici. Quindi: prevenzione. In Italia siamo bravissimi a intervenire dopo. Abbiamo una Protezione Civile pazzesca, con la gestione delle emergenze non ci batte nessuno. C'è un sacco di gente di cuore che si dà da fare per raccogliere i cocci. È nello step precedente che proprio non ce la facciamo. Unico esempio virtuoso e, purtroppo, unica eccezione, finora: Norcia, a 17 km da Amatrice, dove l'adeguamento antisismico ha impedito i crolli.

Ingegneria sismica.

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In Italia abbiamo i centri storici, che sono le perle, l’emblema della nostra cultura. E poi abbiamo un sacco di edilizia vecchia e scadente, fatta con modalità per nulla antisismiche e con materiali sbagliati. Quando si verifica un sisma di una certa portata, ciò che si sbriciola sono proprio le case di questo tipo, costruite senza un criterio idoneo o addirittura per speculazione.
Inquietante il crollo della scuola ad Amatrice, che in teoria era stata adeguata con i criteri antisismici. Visto che parliamo di miracoli, pensate a quanti bambini non sono morti e sarebbero potuti morire, se solo il sisma si fosse scatenato in un giorno scolastico e non alle tre di una notte di agosto. Il dubbio che ci abbiano speculato aleggia nell’aria e qualcuno doverosamente verificherà. Che sia vero o no, il risultato è che a farci le spese è poi la povera gente che abita dentro abitazioni non idonee, non certo chi ci ha speculato. E la devastazione tutta italiana dopo un sisma ci mette a livello di terzo mondo, laddove si è verificata.
Eppure l’ingegneria sismica esiste da un bel pezzo e, benché sia in continua evoluzione, permette comunque di salvare vite umane, laddove è applicata.
Le prime regole antisismiche in Italia sono state introdotte nel 1974 e riprese dalle Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni” approvate con il Decreto Ministeriale del 14 gennaio 2008.
A ogni area in Italia è stato assegnato un parametro da 1 a 4 che indica la pericolosità sismica.
Il presupposto dell’ingegneria sismica è infatti che un edificio debba resistere. Si potrà crepare, deformare anche a livello plastico e non solo elastico. Potrà anche diventare inutilizzabile. Ma deve stare in piedi. Oppure crollare dopo che è stato evacuato, cioè dopo un tempo prestabilito. L’edificio antisismico deve resistere a torsioni, flessioni, tagli, vibrazioni, fessurazioni, corrosioni.

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Progettazione sismica classica.

Come agire? Dipende.
Se un edificio è già esistente, ci possono essere delle azioni di riqualificazione.
Per aumentare la resistenza del collegamento tra parete e solaio si possono incatenare o intirantare gli edifici.
Nel caso di muratura a sacco (tecnica costruttiva deleteria diffusa negli anni Ottanta che prevede mattoni pietre e mattoni di buona qualità sul lato esterno del muro e materiali di scarto per l’interno), si possono inserire tiranti dentro i muri o utilizzare gli intonaci armati per consolidare la struttura.
La fattibilità di ulteriori interventi sarà poi valutata da un tecnico specializzato.
Su La Stampa online di oggi c'è un'intervista al professor Paolo Bazzurro, docente di Tecnica delle costruzioni allo Iuss di Pavia, che dà delle indicazioni interessanti sulla riqualificazione di edifici esistenti:
«Gli antichi edifici in muratura stavano in piedi con catene, tiranti, morsature agli angoli, tetti in legno. Poi le catene sono state tolte, magari per ragioni estetiche, le finestre sono state ingrandite, sono state aggiunte porte, il tetto è stato rifatto in cemento armato che pesa di più. Risultato: l’edificio è diventato più vulnerabile».

Per migliorare la sicurezza può bastare poco, dalle semplici piastre per aggiungere vincoli, ad esempio tra pilastro e trave, alla posa di tendini d’acciaio all’aggiunta di elementi di rinforzo come archi o puntelli. 

Per gli edifici in cemento armato si va dal rendere le colonne più resistenti con un «jacket», un cappotto di calcestruzzo o materiali compositi, all’isolamento alla base, cui si ricorre di solito per edifici più importanti come ospedali e che si può adottare anche per quelli esistenti, dopo averli «sollevati».
Ma è nel progetto originale che si gioca la bontà di un edificio alla resistenza sismica.
Ci sono alcuni parametri da tenere in considerazione .
  1. La forma. L’edificio ideale deve essere basso e simmetrico in due direzioni.
  2. La massa dell’edificio: deve essere ridotta.
  3. I materiali. La prima scelta è il calcestruzzo armato, insieme al legno. La muratura è meno indicata, ma la sua resistenza dipende dal tipo di malte che si usano.
  4. L’adozione di nuclei di irrigidimento. Possono essere setti, vani di ascensori, o vani scale, che assorbono le azioni orizzontali, poiché sono vincolate rigidamente al resto della struttura.
  5. La gerarchia delle resistenze. I pilastri devono essere più resistenti delle travi. Le cerniere plastiche si devono formare nelle travi e non nei pilastri.
  6. I giunti strutturali, cioè l’unione tra travi e pilastri. Devono essere studiati accuratamente.
  7. Gli smorzatori sismici. Sono dispositivi realizzati con materiali sacrificali (neoprene), posti nelle zone soggette a maggiori deformazione, come i giunti strutturali.
Fin qui rimaniamo nei criteri di progettazione sismica classica.

Le nuove frontiere della progettazione sismica.

Le nuove frontiere della progettazione sismica.
Dalla fine del XX secolo, dopo il terremoto di Kobe del 1995, si sono studiate tecniche più radicali di isolamento dell’edificio dal terreno.
In pratica l’edificio non rimane, come sempre avviene, rigidamente vincolato al terreno, ma viene svincolato e non risente delle vibrazioni. L’isolamento tra edificio e terreno avviene attraverso dispositivi chiamati “isolatori sismici” (generalmente in neoprene armato) che vengono frapposti fra le fondazioni e la struttura dell’edificio. In caso di terremoto, il terreno, e con esso la fondazione, vibreranno, ma le sollecitazioni non arriveranno all’edificio. E' una tecnica che ha trovato anche largo impiego a L'Aquila, nel modulo abitativo Case concepito per la ricostruzione.
Precursore di questa tecnica fu l’architetto Frank Lloyd Wright che realizzò l’Imperial Hotel a Tokyo il quale rimase in piedi nel 1923, quando crollarono invece numerosi edifici.
Altri trucchetti che i giapponesi utilizzano oggi per i loro edifici antisismici, oltre agli isolatori sismici, largamente impiegati:
  1. Materiali tecnologici: leghe d’acciaio elastico a bassissima rigidità, fibre di carbonio nei pilastri per prevenire le fratture, vetri a maglia antilesione per le finestre;
  2. Dissipatori di vibrazioni tra i piani che rendono la struttura più elastica a pressione, flessione e torsione;
  3. Architravi mobili per finestre e porte.

Le nuove frontiere della progettazione antisismica si stanno orientando verso strutture intelligenti che garantiscano il controllo attivo o semi attivo. 

In pratica, dei sensori verificherebbero in tempo reale le sollecitazioni durante il sisma in modo da modificare le caratteristiche di rigidezza del sistema. Un po’ come il controllo attivo della sicurezza negli autoveicoli (ABS, ASR, ESP). Ma qui è ancora tutto in divenire.
E per gli edifici alti? Si usa la tecnica (complessa) dello "slosh tank".
Lo slosh tank è un grosso serbatoio di fluido posta all'estremità superiore dell'edificio (diciamo sotto tetto). Durante un evento sismico, il fluido in questa vasca scivolerà avanti e indietro, ma sarà diretto da dei diaframmi che evitano che il serbatoio stesso vada in risonanza; la massa d'acqua potrà in questo modo cambiare o invertire il periodo di risonanza dell'edificio. L'energia cinetica in esubero sarà convertita in calore dai diaframmi e dissipata attraverso l'acqua (qualunque aumento di temperatura sarà insignificante).
Nel 2011 l’architetto Junko Kirimoto, laureata in Giappone ma residente a Roma, ha spiegato in un’intervista al manifesto.it che gli isolatori si potrebbero applicare anche agli edifici esistenti, per esempio per salvaguardare il patrimonio artistico italiano, per metterlo in sicurezza. È tecnicamente possibile. Ovviamente è un lavoro corposo, costoso e dipendente dalla volontà politica italiana.
Per cui, la conclusione di questo articolo la lascio alla casta…

Progettazione sismica: perchè in Giappone funziona e in Italia no

Elena Genero Santoro


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2 commenti
  1. UN ARTICOLO molto ben fatto rivela conoscenze e alta professionalità lo dice un ingegnere nel mondo..!!..

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