"Un nome inventato" di Silvana Sanna, 2014. Una saga familiare di oltre un secolo fa, narrata nell'idioletto dei contadini piemontesi.
"Un nome inventato" è una storia straordinaria che fa vibrare l’anima, è questo che si avverte scorrendo lentamente le prime pagine di questo delicato romanzo a sfondo storico, che si sviluppa in un arco di tempo che va dalla fine dell’800 al termine della seconda guerra mondiale.Una storia vera, fatta di gente semplice, umile, di origine contadina, che parla una lingua semplice e sgrammaticata, o meglio, parla proprio in dialetto, linguaggio che l’autrice ha sapientemente fatto uscire dalla bocca dei vari personaggi, richiamando una letteratura rusticana d’altri tempi, quello che oggi viene definito idioletto, ovvero, un linguaggio di nicchia e ricercato, le cui sgrammaticature intenzionali dell’autrice, non devono essere confuse con errori, che sono ben altra cosa!
Una vicenda familiare che emoziona fino a strappare qualche lacrimuccia: si vivono le angosce dei personaggi, i loro drammi, le loro paure, ma anche le gioie e i bei momenti di convivialità e condivisione reciproca.
Personaggi tutti ben strutturati, con una loro ben definita psicologia e carattere, che fanno talvolta tenerezza nella loro semplicità, genuinità e grande lealtà.
L’autrice Silvana Sanna ha raccontato una vicenda d’altri tempi di cui ritengo giusto avere memoria, quella memoria di una civiltà contadina ormai scomparsa, ma da cui derivano molte famiglie, tra cui la mia, e credo sia giusto tramandare nel tempo le tradizioni e gli eventi alle nuove generazioni. Perché dalla storia possiamo imparare a non commettere gli stessi errori.
Personaggi tutti ben strutturati, con una loro ben definita psicologia e carattere, che fanno talvolta tenerezza nella loro semplicità, genuinità e grande lealtà.
L’autrice Silvana Sanna ha raccontato una vicenda d’altri tempi di cui ritengo giusto avere memoria, quella memoria di una civiltà contadina ormai scomparsa, ma da cui derivano molte famiglie, tra cui la mia, e credo sia giusto tramandare nel tempo le tradizioni e gli eventi alle nuove generazioni. Perché dalla storia possiamo imparare a non commettere gli stessi errori.
Un romanzo assolutamente da leggere, consigliato a tutti, in particolare a chi ama i romanzi storici, le biografie e nel contempo le belle storie d’amore, ma destinato anche ai più giovani, magari da proporre nelle scuole, a cominciare da quelle del Piemonte, zona in cui si sviluppa tutta la trama. Ottimo libro.
“Un delizioso “Albero degli zoccoli” ambientato nelle campagne del basso Piemonte che si legge con grande piacere e che tocca le corde dell'anima. Un racconto semplice, tenero e coinvolgente nel quale il lettore riscopre quei sentimenti universali quali l'amore, la dignità, la fatica, la passione per il proprio lavoro che sono gli stessi in ogni tempo e in ogni luogo”.
Pubblicato qualche anno fa a puntate in formato ridotto col titolo “Sul filo dei ricordi” da un noto settimanale femminile, e successivamente in volume nella stesura completa dall'Editore Miremi, il romanzo viene ora riproposto dall'autrice in formato ebook col titolo originale e corredato, in appendice, con alcune foto tratte dall'album di famiglia che ritraggono i veri personaggi della storia.
È una piccola saga familiare che va dai primi anni del ‘900 fino ai nostri giorni e che narra le vicende di una famiglia di agricoltori. La storia è in gran parte autobiografica, Pinin e Giuseppe, quel Giuseppe preso all'orfanotrofio col “cognome inventato”, erano i nonni dell'autrice, e quasi tutti gli episodi narrati sono realmente accaduti.
Ma, al di là degli avvenimenti, tra i quali trova spazio una grande e intensa storia d'amore, l'aspetto interessante del romanzo è da ricercare nella descrizione di una vita contadina ormai quasi scomparsa, nella quale molti lettori potrebbero trovare un'eco del proprio vissuto e un riscontro ai loro personali ricordi. La scrittura è volutamente “semplice e domestica”, come ama definirla l'autrice, mentre le vicende storiche del secolo scorso, prime tra tutte le due guerre, fanno da sfondo alla narrazione.
Pubblicato qualche anno fa a puntate in formato ridotto col titolo “Sul filo dei ricordi” da un noto settimanale femminile, e successivamente in volume nella stesura completa dall'Editore Miremi, il romanzo viene ora riproposto dall'autrice in formato ebook col titolo originale e corredato, in appendice, con alcune foto tratte dall'album di famiglia che ritraggono i veri personaggi della storia.
È una piccola saga familiare che va dai primi anni del ‘900 fino ai nostri giorni e che narra le vicende di una famiglia di agricoltori. La storia è in gran parte autobiografica, Pinin e Giuseppe, quel Giuseppe preso all'orfanotrofio col “cognome inventato”, erano i nonni dell'autrice, e quasi tutti gli episodi narrati sono realmente accaduti.
Ma, al di là degli avvenimenti, tra i quali trova spazio una grande e intensa storia d'amore, l'aspetto interessante del romanzo è da ricercare nella descrizione di una vita contadina ormai quasi scomparsa, nella quale molti lettori potrebbero trovare un'eco del proprio vissuto e un riscontro ai loro personali ricordi. La scrittura è volutamente “semplice e domestica”, come ama definirla l'autrice, mentre le vicende storiche del secolo scorso, prime tra tutte le due guerre, fanno da sfondo alla narrazione.
Silvia Pattarini
Diplomata in ragioneria, ama scrivere racconti e componimenti poetici, alcuni dei quali compaiono in diverse antologie. Partecipa a concorsi letterari di poesia, prosa e premi letterari per narrativa edita.
Biglietto di terza classe, 0111Edizioni.
La mitica 500 blu, Lettere Animate.
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