Gli scrittori della porta accanto

[Libri] "Nella trappola dell'indifferenza" di A. Cassanelli e "4 petali rossi" di A. Berna, M. Coppola, S. Devitofrancesco e L. Lucciarini, pagina 69 #61

Nella-trappola-dell-indifferenza-4-petali-rossi

Nella trappola dell'indifferenza di Antonella Cassanelli, Gruppo Albatros Il Filo, 2011, e 4 petali rossi di Arianna Berna, Monica Coppola, Silvia Devitofrancesco e Loriana Lucciarini, Arpeggio Libero, 2016. Due libri per parlare di violenza fisica e psicologica sulle donne.  


"Nella trappola dell'indifferenza" di Antonella Cassanelli.

301 pagine | cartaceo 17,90€  Acquista 

Emi, però, non stava tanto bene, perché aveva un atroce mal di testa che le rese la serata poco divertente. L'indomani organizzarono le varie sciate e soprattutto noleggiarono tutto il necessario per lo sci di fondo, che Emi aveva deciso di fare al posto di quello alpino, visto che da molto tempo non sciava. Roberta fece anche una rapida visita al sito dove veniva svolto il congresso per capire come doveva prepararsi per la comunicazione. Era domenica e il convegno sarebbe iniziato l'indomani. Il comitato organizzatore aveva predisposto che si potesse tranquillamente sciare la mattina, per poi ascoltare e discutere le varie comunicazioni nel pomeriggio.
Il loro rapporto sembrava aver preso la via giusta. Era tornata la serenità; però una sera, mentre con tutti gli altri amici passeggiavano per il centro di Bardonecchia, ci fu una banale discussione, che lasciò in Roberta una profonda incertezza. Ritornavano tutti da una cena presso un ristorante consigliato da alcuni colleghi. Mentre camminavano, ad un certo punto, tra Roberta e Mario nacque una disquisizione sulla scelta di una strada. Lei diceva che, prendendo una certa via si poteva accorciare per ritornare all'albergo e che comunque era la parallela di una strada che avevano preso all'andata. Lui, invece, affermava che non era assolutamente la parallela, ma una trasversale. Dapprima, per Roberta era solo un gioco insistere su quello che affermava. Ma poi divenne quasi un accanimento, quando vide in Mario una convinzione assoluta, anche se aveva ricevuto il dissenso da tutti i suoi amici. La discussione fu molto animata per tutto il percorso di ritorno, Mario che insisteva e Roberta che continuava a dirgli che non aveva il senso dell'orientamento e che si stava sbagliando, perché erano giunti in albergo senza nessun problema. Dentro di sé era scoppiata la rabbia, poiché Mario negava l'evidenza pur di aver ragione, proprio per la sua solita caratteristica di pensare che gli altri abbiano sempre torto, mentre lui è la verità fatta persona. Si era, ormai, creato un clima di tensione tra tutti, anche se per forma di delicatezza nei confronti di Roberta, gli amici si limitavano ad assumere solo un atteggiamento ironico e scherzoso [...]

~ 69 ~

Quarta di copertina

Un amore incontrato all'età di quarant'anni e la voglia di tornare a rivivere le emozioni di un sentimento travolgente portano Roberta a intraprendere una relazione con Mario. Lei è un medico razionale e coerente, lui un uomo da facili entusiasmi, estremamente sensibile, ma con una personalità fragile, pieno di sogni e di molte paure. Dopo la foga e l'impeto del periodo dell'innamoramento, Roberta si vede trascinare sempre più in una trappola dell'indifferenza che le scatenerà una profonda delusione. Mario si rivela una persona capace di compiere gesti impensabili pur di arrivare al suo scopo, un uomo che in fondo considera la donna, secondo l'ideale che la società ha tramandato negli anni, relegata alla sola sfera domestica. Tra i due s'innesca dunque un meccanismo di amore-odio. Roberta sarà in grado di liberarsi dalla trappola e spiccare nuovamente il volo?


"4 Petali Rossi" di Arianna Berna, Monica Coppola, Silvia Devitofrancesco, Loriana Lucciarini.

144 pagine | cartaceo 11,90€  Acquista 

“Piccola mia, Danica e Stevo sono morti. Uccisi all’alba dell’occupazione di Foča!” mi annuncia tra i singhiozzi. Mi stacco da lei e arretro di qualche passo, incapace di accettare la notizia.
“Sì, Selina” prosegue Djura, la dolcezza nella sua voce è impastata dalle lacrime che le sgorgano copiose dagli occhi chiari, “I cetnici sono arrivati come una furia. Hanno fatto irruzione nelle case e ucciso tutti gli occupanti. Anche mio marito e mio figlio sono morti quel giorno. Io mi sono salvata perché mi hanno presa per strada e caricata sul pullman assieme ad altre donne.”
Ci abbracciamo, entrambe con lo stesso dolore per la morte delle persone che abbiamo amato profondamente, entrambe con lo stesso sguardo disperato, le stesse lacrime, gli stessi singhiozzi.
Adila, poco dopo, mi prende la mano e, guardandomi dritta negli occhi, mi fa una promessa: “Appena usciamo da qui penserò io a te”.
Strano, nonostante tutto le credo.
L’undicesimo giorno le milizie serbo-bosniache ci raccolgono in gruppi e ci rilasciano. Noi ci riversiamo in strada incredule e timorose. Siamo più di trenta. Donne silenziose che percorrono le vie cittadine per tornare a casa. Ma c’è chi non ha più una famiglia, chi ancora ce l’ha ma teme di non poterne più far parte, dopo quello che ha subito. Siamo donne dagli sguardi spersi, senza più futuro.
Adila è accanto a me quando rientro in casa mia. Mi sospinge con dolcezza oltre la soglia e mi esorta a prendere i miei oggetti personali, attraversando la sala completamente a soqquadro. Non riesco a girare per casa senza sentire un dolore lacerante nel petto. In ogni angolo c’è un ricordo, il ricordo della mia famiglia che non c’è più.
Prendo coraggio e afferro qualche cosa di quello che ero, oggetti che non sento più appartenermi, tanto sono cambiata dentro. Quando ho finito guardo la mia amica e con un sorriso sghembo le annuncio: “Andiamo, sono pronta”.
(dal racconto “Il coraggio di raccontare” di Loriana Lucciarini)

~ 69 ~

Quarta di copertina

Troppe volte ci sono storie che non vengono raccontate. Parole imbrigliate sotto strati spessi di silenzi che non trovano la forza di trasformarsi in grida acute e disperate. Le labbra restano serrate e ferite, a volte sanguinano come l'anima e il cuore, altre volte si sollevano appena in un impeto coraggioso ma poi tremano forte e si chiudono, senza riuscire ad emettere nessuno dei suoni distorti che mascherano un angosciante verità. Sono storie abortite, che non nasceranno mai e che anzi, spesso, portano alla morte: sono le storie delle donne vittime di violenze. Per provare a dare forza e voce ad alcune di loro abbiamo deciso di realizzare questo progetto mettendo a disposizione ciò che sappiamo e possiamo fare: scrivere. L'obbiettivo di questo libro contro la violenza è accendere una piccola luce in più in quel buio opprimente che troppe volte e ormai quasi ogni giorno, colpisce silenziosamente e si porta via una donna come noi.


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