Pagina 69 #58 Non ti muovere di Margaret Mazzantini, Mondadori, 2002 (prima edizione), Premio Strega 2002. L'impotenza davanti al destino, i sensi di colpa, i meandri della coscienza maschile, i meccanismi di violenza e di autocommiserazione che un uomo può mettere in campo per difendersi da una verità scomoda.
“Vieni, chirurgo!” mi gridò.
Scavalcai con lo sguardo il muro di teste che avevo davanti e incontrai per un attimo gli occhi di tua madre. Anche lei doveva essere almeno un bicchiere oltre la soglia, gli occhi le luccicavano miopi. In ritardo si portò una mano sulla bocca per catturare un piccolo sbadiglio. Difficilmente ballo, quasi sempre mi tengo ben nascosto dall’aggressione della musica a tutto volume. Ma se proprio capita, mi piazzo nel mio metro quadrato e non mi sposto di li. Chiusi gli occhi e cominciai a oscillare, le braccia inanimate lungo i fianchi. La musica mi entrava dentro e ci rimaneva, cupa come il suono del mare dentro una di quelle grosse conchiglie dall’esterno lucido come smalto. Ne avevo vista una proprio così di recente. Dove? Ma si, era li, accanto a un elefantino di giada, sul mobiletto dalla laccatura scrostata in casa di quella donna. Me l’ero ritrovata più volte davanti, nel sudore degli occhi che solo a tratti aprivo, quella conchiglia pacchiana… il ricciolo dell’imboccatura, rosa e liscio come il sesso di una donna. Ora oscillavo con più tenacia, mi piegavo in avanti, molto in avanti, poi tornavo su, buttavo la testa all’indietro. In alto il cielo traboccava di stelle, un buio pieno di luce scordata come dopo uno spettacolo pirotecnico. Il bicchiere mi era caduto di mano, sentivo il vetro sotto le scarpe. Mi sbilanciai e quasi precipitai nelle braccia di Raffaella. “Stai attento, Timo, che io ti dico di si!” e rise, fino alle orecchie, e risero anche Livia e Manlio, che ora mi zampettava alle spalle cercando la complicità di una bassetta con la faccia spiritata. Cinsi la larga vita di Raffaella e me la trascinai dietro in un duetto traballante. Lei inciampava nel caffettano troppo lungo, il suo ventre grasso gorgogliava contro il mio mentre la catapultavo tra la folla. Balliamo, Raffaella. Balliamo.
Quarta di copertina
"Non ti muovere" di Margaret Mazzantini.
Una giornata di pioggia, uno stop non rispettato, una ragazza di quindici anni che frena, scivola e cade dal motorino. Una corsa in ambulanza verso l'ospedale. Lo stesso in cui il padre lavora come chirurgo. Immobile nella sua casacca verde, mentre un collega opera sua figlia, Timoteo rimane in attesa. E, nel terrore dell'evento estremo, racconta, getta la sua maschera di fermezza e cinismo, di padre e marito modello, per svelare un'immagine di sé straniata e violenta. Parla a sua figlia Angela, parla a se stesso nel silenzio che lo circonda. Rivela alla figlia un segreto doloroso, una sua storia d'amore squallida eppure potente e viscerale con una donna derelitta. Nella speranza di poter barattare le parole con il silenzio del coma, la morte con la vita. Caso letterario internazionale, Non ti muovere racconta il viaggio di un uomo dentro una donna, di un uomo dentro le donne; ma anche il viaggio di una figlia verso un padre disintegrato dal dolore.
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