Con la mia valigia gialla, di Stefania Bergo, Zerounoundici Edizioni, 2013. Un diario di viaggio autobiografico, alla scoperta dell'Africa e di se stessi.
Il 2004 ormai sta per finire e il Natale è alle porte, ma Stefania è talmente stanca delle luci e degli addobbi natalizi, da decidere di scappare da un Natale e da uno stile di vita "preconfezionati". L'Ospedale S. Orsola di Matiri, in Africa, ha bisogno di una nuova pediatria. Quale miglior occasione per dare un senso alla sua laurea in ingegneria e, perché no, anche alla sua vita?
Senza pensarci due volte, Stefania prende la sua valigia gialla, ci mette dentro tutta la sua vita, i sogni, le speranze, ma anche tutto il dolore e la rabbia e prende il primo volo disponibile per l'Africa. Al suo arrivo a Matiri, a parte la signora Angela, che si presenta subito come una persona fredda e poco socievole, si ritrova a essere accolta da una bizzarra famiglia in cui Giorgio, il primario del S. Orsola, è il padre, Speranza, con i suoi modi di fare, fa le veci della madre, e Andrea, Giovanni, Fabrizio, Angela "arcobaleno", Erica e lei sono i figli. Figli unici e fratelli nel contempo.
L'atmosfera che si respira, fin dal primo momento, è calda e avvolgente come l'anima dell'Africa che traspare nello sguardo dei bimbi ricoverati che ti danno tutto il loro affetto in cambio d'una carezza o di qualsiasi altro piccolo gesto.
E proprio là, attraverso l'amore che ci mette ciascuno dei volontari in ogni cosa che fa per i pazienti (soprattutto quelli più piccoli) e per ogni componente di quella famiglia, ritrova il vero senso del Natale: il calore, la gratitudine e la gratuità.
Durante il resto della sua permanenza, Stefania riscopre il sapore delle piccole cose: lo sguardo pieno di gratitudine d'un bambino, il suo sorriso, la gioia di fare qualcosa, qualsiasi cosa, per renderlo felice e per fargli dimenticare, almeno per un po', che è affetto da qualche patologia o che è stato vittima di un incidente domestico. Giorno dopo giorno, ora dopo ora, si lascia coinvolgere e contagiare dalla bellezza, seppur a volte le si stringe il cuore, di tutto ciò che sta vivendo. Ogni piccola esperienza lascia nel suo cuore un segno profondo.
Al momento di tornare a casa, il bagaglio del suo cuore, simbolicamente rinchiuso nella sua valigia gialla, è completamente diverso da quello che l'aveva accompagnata alla partenza.
Attraverso il suo stile narrativo, Stefania Bergo porta il lettore a respirare, ad assaporare e, quasi, a vivere insieme a lei ogni attimo della sua prima volta in Africa. Leggendola, è come se ci si trovasse di fronte a Stefania e si ascoltasse dalla sua viva voce il racconto dell'esperienza che le ha cambiato la vita. Attraverso la sua Penna si possono scorgere i suoi occhi ancora pieni di rinnovata luce che trasmettono l'entusiasmo, seppur in mezzo a mille difficoltà, del suo incontro con il Cuore dell'Africa. Man mano che la narrazione va avanti, si può percepire l'espressione del volto e il tono della voce di Stefania cambiare a seconda del momento che sta convivendo con il lettore-interlocutore. I ricordi e le emozioni sono talmente vivi e pulsanti nel suo cuore, da vibrare forte anche in quello di chi legge.
Con la mia valigia gialla
È un diario di viaggio autobiografico.
Stanca della superficialità di una vita nemmeno troppo tranquilla, Stefania decide di partire. Da sola. Casualmente, trova in internet i contatti di un'associazione che gestisce il St. Orsola, un ospedale in un'area rurale del Kenya, Matiri. E parte con una valigia gialla, poche aspettative, tanta curiosità e voglia di cambiare, non certo il mondo, ma almeno la sua piccola insignificante esistenza.
"Con la mia valigia gialla" è il racconto dei piccoli eventi quotidiani (solo apparentemente banali) accaduti in quelle tre settimane, conditi con una manciata di riflessioni dell'autrice sulle diverse abitudini e sulla cultura locali.
Contrariamente a quanto si pensi, però, non è un libro sul volontariato. Il volontariato è solo un dettaglio. L'intenzione dell'autore era di raccontare il viaggio, una piccolissima parte d'Africa, quella che lei ha conosciuto, diversa dalla miriade di altre facce di una terra magica, unica. Ne racconta le usanze locali, i profumi, i colori, i suoni, il quotidiano. Le emozioni. E ne ha dato una sua personale chiave di lettura, intervallando ai dipinti della natura le sensazioni restituite, i pensieri suggeriti, le domande che si è posta e che pone a chi vorrà leggere le pagine del suo libro e soffermarsi, come lei, a cercare una risposta.
Anche se spesso risposte non ce ne sono. E allora, più che di risposte si tratta di opinioni. Ecco perché questo libro non vuole insegnare nulla. E' un semplice mezzo messo a disposizione dall'autrice per far compiere al lettore lo stesso viaggio (anche se non sarà mai lo stesso) senza prendere un aereo, semplicemente con l'immedesimazione.
di Stefania Bergo | Zerounoundici Edizioni | Mainstream Diario diviaggio
Renata Morbidelli Fin da giovanissima, mi sono cimenta, solo come diletto personale, nella composizione di poesie. L'incontro con i poemi epici di Omero, le leggende del circuito arturiano e di altri personaggi della letteratura britannica suscitano in me un crescente interesse. Il cavaliere di fuoco, Narcissus Selfpublished. |
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