Gli scrittori della porta accanto

[People] Michel Franzoso, scrittore e ideatore di "Extravergine d’autore", self-publishing di qualità, intervista di Samantha Terrasi

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Extravergine d’autore è una nuova realtà. E sappiamo quanto abbiamo bisogno di nuovi stimoli, nuovi approcci in campo dell’editoria. Michel Franzoso ci prova e ce lo svela in questa intervista.

Buongiorno e benvenuto.
Buongiorno!

Extravergine d’autore, perché questo nome a un sito di self-publishing?
Cercavo un nome che prima di tutto rimandasse a un’idea di qualità, di eccellenza. Un nome che esprimesse il concetto che per emergere nel mondo del self publishing, oltre la marea di pubblicazione e la diffidenza dei lettori, non basta scrivere un romanzo d’autore, serve di più. Serve un romanzo “extravergine” d’autore. Volevo un nome che colpisse, restasse impresso nella memoria e fosse riconoscibile immediatamente.

Michel-Franzoso
Chi sono gli ideatori?
In prima battuta mi assumo tutte le responsabilità del progetto. La scintilla si è accesa circa un anno fa. Ero tornato in possesso dei diritti di pubblicazione dell'ultimo romanzo e avevo deciso di intraprendere seriamente la strada del self publishing. Quando però ho cercato qualche sito dedicato al self per proporlo in recensione mi sono accorto che sì, di siti e blog letterari ce ne sono tanti, ma di esclusivamente dedicati al self non se ne trovavano.

E a quel punto?
Allora ho deciso: lo faccio io. Ma ho voluto fare di più, creare un sito che desse alla letteratura indie una dignità pari a quella dell'editoria tradizionale, attraverso l'unica arma che a mio avviso può davvero funzionare: la qualità.

La qualità è un discriminante essenziale.
Certo, tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’inossidabile sostegno di mia moglie, e senza le energie degli altri collaboratori che man mano si sono avvicinati la progetto. Primo fra tutti Francesco Melchiotti, un giovane editor preparato e competente che con la sua professionalità è sicuramente un pilastro del nostro team.

Perché scegliere il self publishig?
A mio avviso oggi l’autopubblicazione è l’alternativa migliore a una buona fetta dell’editoria tradizionale. Penso alle centinaia di piccoli e micro editori che non hanno la forza di diffondere i libri oltre la loro strettissima cerchia di contatti, e che non riescono a dare altro valore aggiunto all’autore se non un logo sulla copertina.

E con il self cosa succede?
Con il self non hai vincoli contrattuali, ti gestisci come meglio credi. Non devi aspettare inutilmente responsi. Per non parlare dei diritti d’autore, dieci volte superiori a quanto proposto dagli editori e pagati regolarmente. Ovviamente è un’alternativa valida solo nel momento in cui è affrontata con consapevolezza e non come ripiego, solo se si propone al lettore un testo qualitativamente paragonabile a quello di un editore. Altrimenti diventa un boomerang che si ritorce contro la credibilità dell’autore.

Cosa è cambiato nell’editoria?
Credo che il cambiamento più grosso sia lo stesso che ha coinvolto l’intera società moderna: una vorace velocità. Nel mondo occidentale oggi tutto si consuma con una rapidità da capogiro. E lo stesso vale per l’editoria, i libri sono più che mai prodotti che, o vendono, oppure spariscono in un oblio di carta. 

È diverso dal passato? 
Penso sia inutile dare giudizi o fare confronti con epoche passate che pochi di noi conoscono veramente, bisogna semplicemente prendere atto del momento attuale e cercare di fare del proprio meglio per galleggiare in questo caotico mare.

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Il self come si inserisce in questo panorama di voracità?
Da questo punto di vista il self è sicuramente un’opportunità: dove l’editoria tradizionale divora titoli ogni mese, l’autore autoprodotto può decidere liberamente il tempo di vita sul mercato del proprio libro. Ma attenzione, il fatto di lasciare un libro in commercio per anni non è sinonimo di successo: in un mare in burrasca chi sta fermo affonda!

Per chi ha un romanzo nel cassetto o una raccolta di racconti e vorrebbe pubblicarlo quali sono i consigli da dare?
Pazienza. Questo è l'unico vero consiglio. Bisogna aspettare che il proprio libro sia pronto. Non finito, per quello basta mettere l'ultimo punto, ma maturo abbastanza da poter affrontare un pubblico di sconosciuti deciso a criticarlo, o peggio ancora a ignorarlo.

E per l’autore?
Bisogna aspettare che anche l'autore sia pronto. Il mondo dell'editoria è vasto e complesso, nasconde insidie, anche parecchio dispendiose. Prima di buttarcisi a capofitto sarebbe meglio capirlo almeno un po', comprendere qual è la strada più adatta a noi, sebbene poi solo l'esperienza possa dare risposte definitive. Bisogna aspettare che il pubblico sia pronto. I casi editoriali che esplodono vendendo milioni di copie sono rarissimi. Per tutti gli altri c'è un successo costruito un lettore alla volta.

Cosa significa per un emergente o esordiente pubblicare un libro da soli e poi cercare di divulgarlo? 
Significa diventare imprenditori: affrontare il self publishing seriamente (ma anche una pubblicazione con un editore) non vuol dire solo scrivere, ma è soprattutto vendere. Perché se l'editing e la copertina potete farla fare da un professionista, la promozione, il contatto con il lettore, lo potete e dovete fare soprattutto voi. Non è solo un romanzo, è la vostra immagine di autore quella che state vendendo e nessuno potrà mai sostituirvi in questo, soprattutto oggi.

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Cosa fa Extravergine per e con gli autori?
L'autore selezionato dal nostro comitato di lettura ottiene una pagina sul sito e una newsletter dedicata al suo romanzo, la promozione sui nostri canali social, la possibilità di pubblicare articoli e interviste sul nostro blog. Il tutto gratis. In più, naturalmente, c'è il nostro marchio di qualità, il primo nel suo genere nel mondo del self publishing.

Per gli autori non selezionati? 
Ma anche gli autori scartati hanno qualcosina da guadagnarci perché, in linea di massima, cerchiamo di dare sempre delle motivazioni che possano aiutarli a migliorare.

Esiste davvero una selezione di libri sul mercato? Perché alcuni libri seppur magistralmente scritti non vedono mai la luce, non bucano le librerie? 
C'è chi dice che un libro di valore prima o poi viene sempre scoperto. Io non sono completamente d'accordo. Soprattutto ai nostri giorni, con questo incredibile sovraccarico d'informazioni. È facile che un testo resti sepolto nel rumore di fondo.

Il motivo?
Difficile individuarne uno solo. Il principale è sicuramente una incapacità di promozione e valorizzazione. Sono argomenti che spesso gli autori (e anche alcune case editrici) sottovalutano, ma sono fondamentali. Potremmo aver scritto anche il nuovo "Orgoglio e pregiudizio", ma se nessuno, oltre ai nostri amici e partenti, ne conosce l’esistenza diventa difficile sperare che sfondi. Anche casi eclatanti come "50 sfumature di grigio" non nascono semplicemente per una congiuntura astrale, ad accendere la miccia del passaparola c’è sempre dietro l’incessante lavoro di promozione dell’autore. 

Che lavoro c’è dietro un buon libro? E una buona promozione?
Dietro un buon libro c’è tanta riscrittura, da parte dell’autore in primis, ma non solo. Gli scrittori esordienti spesso sottovalutano o, peggio ancora, vedono con sospetto il lavoro di un editor, percepito come qualcuno il cui unico scopo è manomettere l’altrui creatura di carta. Ma la sensibilità di un occhio esterno, diverso da quello dell’autore, è quello che molte volte fa la differenza tra un buon lavoro amatoriale e un ottimo libro.

La promozione? 
Dietro una buona promozione c’è una capacità d’intessere relazioni vere con i propri lettori. È questa la chiave di volta per gli autori, self e non. In quest’epoca estremamente social, bisogna imparare ad essere davvero animali sociali, non basta aprirsi una pagina Facebook e attendere che i fan piovano dal cielo, bisogna lavorare giorno dopo giorno, parlare con i lettori, farsi conoscere, con costanza nel tempo.

Cosa rappresenta una vetrina per un autore? 
Sicuramente è un'opportunità per distinguersi dalla massa, per mettersi in mostra. Ma è solo uno dei tanti tasselli di cui è composto il puzzle della fortuna di un libro. Senza tutti gli altri fattori di cui ho parlato in precedenza il miracolo del successo difficilmente si potrà avverare.

Vi siete presi dei rischi o tutto filerà liscio come l’olio?
Più che di rischi parlerei di responsabilità. Chi fa parte di questo mondo lo sa, accettare critiche e giudizi non è mai facile per uno scrittore, quindi si può facilmente immaginare come un sito che fa della selezione il suo motto possa essere visto con sospetto. Ma era un problema che avevo messo in conto. Devo dire però che, tirando le somme, le mie previsioni sono state smentite: infatti, la maggior parte degli autori  mostra curiosità e interesse verso il progetto, anche dopo l'eventuale esclusione. 

Perché? 
In parte credo sia dovuto alla trasparenza con cui ci poniamo nei loro confronti: non chiediamo nulla in cambio e diamo a tutti una risposta, nel limite del possibile motivata. E molti autori sono alla ricerca proprio di questo: un'opinione disinteressata sul loro lavoro. Filerà tutto liscio? Forse sarebbe troppo pretenzioso crederlo, ma noi siamo fiduciosi!

Quali sono i vostri progetti futuri? 
Quando ho iniziato questa avventura avevo in mente due obbiettivi finali. Il primo è costruire uno spazio che sia il riferimento per gli acquisti sicuri di autori indipendenti. Un’isola felice dove il lettore possa ammarare certo di trovare libri scritti e pubblicati con cura e qualità professionali. Il secondo è creare una comunità dove scrittori e operatori del settore possano incontrarsi e lavorare insieme con l’unico obbiettivo di offrire al lettore prodotti qualitativamente paragonabili a quelli dell’editoria tradizionale, senza però perdere la propria indipendenza. Sono traguardi ambiziosi, e la strada è ancora lunga, ma siamo fiduciosi ed entusiasti di quanto fatto sino ad oggi.

Ti ringrazio moltissimo del tempo che ci hai concesso e delle preziose risposte. Un grosso in bocca al lupo. 


Samantha Terrasi
Vivo tra Torino e Roma, dove sono nata. Mia nonna avrebbe voluto che mi chiamassi Maria Concetta, ma per fortuna mio padre di ritorno da un viaggio negli States mi ha chiamato Samantha, rigorosamente con la h. Formazione scientifica, una laurea in biologia molecolare per poi scegliere di tramandare il mio sapere agli studenti. Sono una professoressa di matematica e scienze senza occhiali e quando non mi trovo tra equazioni e studenti, scrivo.
Parole nel vento, Aletti Editore, 2012.
Ti aspetto, Lupo Editore.


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