Gli scrittori della porta accanto

[Libri] "L'estate fredda" di Gianrico Carofiglio, recensione di Elena Genero Santoro

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L'estate fredda di Gianrico Carofiglio, Einaudi, 2016. Un romanzo che racconta il rapimento del figlio di un capo clan,  un pretesto per mettere a nudo le organizzazioni mafiose.

Ogni volta che mi approccio a un libro di Carofiglio ho l’impressione di sedermi su una barca molto comoda e confortevole che so già mi cullerà per tutta la crociera. Lo stile pacato e raffinato di questo autore gli permette di descrivere qualunque sconcezza restando comunque elegante e delicato.
In questa nuova storia, tutto si snoda intorno al sequestro di un bambino nell’estate del 1992 a Bari. Non si tratta di un bambino qualunque, ma del figlio del boss più feroce e potente della zona, Grimaldi
Già nei primi capitoli si viene a scoprire che il bambino è morto
Il primo sospettato è Lopez, che inizialmente affiliato al clan Grimaldi, ha avuto da ridire. Lopez, che è un uomo intelligente e capisce perfettamente di essere un morto che cammina, decide di collaborare con la giustizia per salvarsi la vita. Inizia così una lunga confessione, tutta verbalizzata, in cui racconta e spiega la struttura dei loro clan, i riti di affiliazione, tutti gli omicidi che ha commesso. Ma tra questi, non c’è quello del bambino.

Il libro si divide in due parti. La prima metà è un pretesto per mettere a nudo, attraverso le descrizioni di Lopez, le organizzazioni mafiose, per spiegare come funzionino, come reclutino nuove risorse. 

È un espediente per raccontare come persone per altri versi normali (Lopez è sposato e ha un figlio, non è uno squilibrato) entrino in contatto con la criminalità e ne rimangano invischiate. È un mezzo per raccontare il clima di perenne sfiducia reciproca tra camorristi, per i quali vale di più un carico di cocaina che una vita umana. La droga e i soldi facili sono la priorità della struttura camorristica. Lopez spiega che gli ubriachi e i tossici di eroina sono allontanati dal clan, ma un buon tiro di coca è ben accetto, soprattutto prima di un omicidio.
Nella seconda parte del libro, invece, l’autore si concentra sulla morte del ragazzo e sulla ricerca dei veri colpevoli. Nel frattempo, sullo sfondo, gli eventi realmente accaduti quell’anno: la strage di Capaci, poi l’attentato a Paolo Borsellino. Giovanni Falcone (La presunta “trattativa Stato mafia”, dagli anni '70 alle indagini delle tre procure) che viene descritto da una magistrata che lo ha conosciuto come “simpatico, ma non simpaticissimo”.

Tutto il romanzo viene raccontato dal punto di vista dei carabinieri.

Chi indaga è Pietro Fenoglio, un piemontese che è stato appena lasciato dalla moglie. E qui mi sono divertita particolarmente perché ero curiosa di vedere come un autore barese potesse vedere un piemontese doc. Ne esce un personaggio abbastanza azzeccato, composto, sobrio, misurato, onesto, dal basso profilo. Uno che non accetta che i carabinieri si facciano offrire il pranzo dai ristoratori. [n.d.r per chi non è piemontese: se un piemontese vi deve 1 centesimo, vi restituirà 1 centesimo e si aspetta che voi facciate lo stesso con lui. Il piemontese non ama avere debiti, nemmeno minimi e ama pagare la sua parte, né più né meno, anche durante gli appuntamenti galanti]. Fenoglio è uno che non approva i soprusi dei carabinieri nei confronti degli arrestati (per esempio le botte ai tossici). È uno che si fa delle domande (sul bene, sul male, sulla cattiveria nelle persone), che cerca di perseguire la giustizia, che fa i conti con i propri istinti più viscerali (tipo prendere a sberle un criminale saccente), ma poi li controlla. È uno che cerca il giusto compromesso tra quello che si può fare legalmente per portare avanti un’indagine e il modo proficuo per arrivare al risultato.
E tra le pagine, come sempre, tanta umanità, personaggi ben caratterizzati, dialoghi credibili. Per gli amanti del genere è consigliato.

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L'estate fredda

Siamo nel 1992, tra maggio e luglio. A Bari, come altrove, sono giorni di fuoco, fra agguati, uccisioni, casi di lupara bianca. Quando arriva la notizia che un bambino, figlio di un capo clan, è stato rapito, il maresciallo Pietro Fenoglio capisce che il punto di non ritorno è stato raggiunto. Adesso potrebbe accadere qualsiasi cosa. Poi, inaspettatamente, il giovane boss che ha scatenato la guerra, e che tutti sospettano del sequestro, decide di collaborare con la giustizia. Nella lunga confessione davanti al magistrato, l'uomo ripercorre la propria avventura criminale in un racconto ipnotico animato da una forza viva e diabolica; da quella potenza letteraria che Gadda attribuiva alla lingua dei verbali. Ma le dichiarazioni del pentito non basteranno a far luce sulla scomparsa del bambino. Per scoprire la verità Fenoglio sarà costretto a inoltrarsi in quel territorio ambiguo dove è piú difficile distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Ambientato al tempo delle stragi di Palermo, L'estate fredda offre uno sguardo pauroso sulla natura umana, ma ci regala anche un protagonista di straordinaria, commovente dignità. E, alla fine, un inatteso bagliore di speranza.
«Fenoglio sapeva benissimo che quel caso lo avrebbe ossessionato fino a quando non fossero riusciti a risolverlo. Il problema era: non esisteva nessuna certezza che sarebbero riusciti a risolverlo. Non esiste mai».

di Gianrico Carofiglio | Einaudi | Giallo
ISBN 978-8806227746 | cartaceo 15,73€ | ebook 9,99€ Acquista
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Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag.
L’occasione di una vita, Lettere Animate.
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni.
Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni.
Il tesoro dentro, 0111 Edizioni.
Immagina di aver sognato, PubGold.
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