In anteprima Althea di Stefania Mortini, Self Publishing, 2016. Un romance in una Milano dove non tutto è come sembra.
Self Publishing
Romance
ASIN B01M7NR5M6
cartaceo 18,99€
Irene, bellissima ma ignara di esserlo, è una ragazza di provincia desiderosa di dimenticare ardentemente il dolore per la perdita del padre. Il suo trasferimento a Milano muta in un intenso viaggio emozionale alla ricerca di se stessa perché la vita, così come la conosceva, le ha voltato le spalle per lasciar posto all’incertezza data da un vuoto incolmabile. La permanenza nella metropoli favorisce l’incontro con il conturbante Alberto e la sofferenza tramuta nel desiderio di comprendere il misterioso vissuto di quell’affascinante maschio alfa, diventando lentamente più forte del dolore che la incatena ancora alla morte. Con l'ausilio di un diario trovato per caso e degli episodi apparentemente fortuiti, da un lato si ritrova a curare il peso che attanaglia il suo cuore e dall’altro inizia a sperare in un sentimento in grado di eclissare il passato. Ma chi è veramente Alberto? Ci sarà mai un futuro per loro? Milano è la città della perdizione, dove tutto non è mai ciò che sembra e la notte trasforma apparentemente le persone, ammaliate dal gusto della trasgressione nascosta. Irene è alla ricerca di se stessa, ma rischia irrimediabilmente di spezzarsi per sempre.
L'autore racconta
Raccontaci qualcosa di te: chi è Stefania Mortini nella vita di tutti i giorni?
Nella quotidianità sono una moglie e una mamma di due splendidi bimbi. Sono una sognatrice che ha sempre scritto diari e lettere dedicate, ma quando ho trovato una concreta ragione per farlo, ho messo il mio cuore in un romanzo di ben 512 di pagine dal nome Althea. Non me la sento ancora di dire che sono una scrittrice. Ho ancora tanto da imparare, studiare, carpire.
Guardo negli occhi i miei figli e trovo la risposta alla tua domanda: sono semplicemente una mamma un po’ eccentrica, tutto qui.
Questo è il primo romanzo che pubblichi?
Sì, ma sicuramente non l’ultimo. Sto già scrivendo un altro libro che non è il proseguo di Althea, autoconclusivo di natura nonostante i miei lettori urlino a gran voce un sequel; è un altro romanzo, per certi aspetti ancora più profondo. Con Althea ho appurato che posso concludere un romanzo nel bene o nel male e con questo nuovo libro ho alzato la posta. Non voglio spoilerare però, per cui mi limiterò a dire che è un libro estremamente diverso, sia nella tempra dei personaggi che nelle ambientazioni.
Veniamo al libro, “Althea”. Com’è nata l’idea?
Ecco, qui scatta la lacrimuccia!
L’idea era dentro di me da quando è morta mia nonna, ormai dodici anni fa: se n’ è andata a causa di un tumore incurabile. Ho passato ben dodici lunghi anni di sofferenza latente, che ogni tanto si riaffacciava giusto per farmi capire che non se ne era mai andata via del tutto. Dopo che è nato il mio secondo figlio che di notte non voleva mai dormire, ho cominciato a scrivere i miei sentimenti, quel dolore inconsolabile dato dalla perdita dalla donna meravigliosa che mi ha cresciuto come una mamma. Perché di notte le emozioni si accentuano e mia nonna mi ha tenuto la mano mentre parlavo di lei; l’ho sentita davvero presente quando scrivevo, rievocando i ricordi. Poi, una sera, gli stessi ricordi si sono tramutati in personaggi. Si sono proprio presentati come se fossero reali e da lì la storia si è praticamente scritta da sola. Sembra folle ma è così: sono Irene e Alberto che hanno trovato me, non viceversa.
È un romanzo rosa. Ci racconti di che cosa parla?
La sinossi la conoscete, per cui proverò a raccontare il romanzo in maniera diversa.
Althea, nonostante a mio avviso sia una lettura leggera, narra di aspettative negate, di sogni infranti, del dramma che può causare la perdita di una persona cara, ma parla anche di riscatto. Prevalentemente è un romanzo rosa, per cui racconta l’amore, ma è importante carpire il percorso emotivo dei personaggi tanto quanto emozionarsi per i ciò che provano.
Irene è il mio avatar per quanto riguarda la personalità (magari fosse così anche fisicamente…). Lei è ingenuamente forte, è un paradosso continuo, come lo sono io del resto. Ogni sua frase e pensiero è ciò che avrei detto e pensato io nella vita reale se avessi avuto a che fare con un uomo come Alberto.
Alberto invece è…wow…nessun avatar per lui, che è ormone distillato e imbastardito. Non dico altro per non rovinare al lettore il gusto di leggere Althea nelle sue mille sfaccettature: nonostante il POV sia quello d’Irene, ho cercato di spiegare dettagliatamente ogni singola cosa, ogni pensiero, comprese le emozioni. Secondo me questo libro non è una lettura convenzionale e proprio per questo ho avuto il timore che non piacesse. L’affetto dei miei lettori mi sta fortunatamente dimostrando il contrario.
Qual è il target a cui ti rivolgi? Che tipo di lettori ambisci a conquistare?
Il target al quale il mio libro è diretto sono prevalentemente donne di ogni età alle quali piace sognare, anche se mi hanno stupito parecchi uomini che hanno trovato gradita lettura dentro il mio manoscritto.
Quanto ti ha coinvolto intimamente la stesura di questo romanzo? C’è qualcosa di autobiografico?
C’è parecchio di me nel libro. I sentimenti sono tutti miei. Sono talmente coinvolta da piangere ogni qualvolta lo rileggo. Perché, da folle quale sono, ogni tanto riapro una pagina a caso solo per rivivere il clima che si respira all’Althea.
Qual è l’elemento stilistico a cui hai dato più peso nella stesura di questo romanzo?
Parto col dire che Althea nasce come un libro drammatico, ma il suo punto di forza è lo humor che smorza i toni pesanti in alcuni tratti. Non ho usato uno stile elaborato, ho cercato di adattare il linguaggio a tutti, sia per quanto riguarda il gergo che i vocaboli, sperando di risultare semplice, scorrevole, ma soprattutto diretta.
C’è qualche messaggio particolare che speri di comunicare attraverso questo romanzo?
Attraverso Althea ho voluto trasmettere un messaggio di speranza. Mi piace pensare che chi muore non ci abbandoni mai del tutto: il mio auspicio è che lasci un’impronta benevola in tutto ciò che ci capita attraverso delle tracce per comunicare la propria presenza. Ho voluto trovare un senso alla vita e alla morte, che sono inevitabilmente e indissolubilmente concatenate.
Il finale chi l’ha deciso? Tu o i tuoi personaggi?Assolutamente loro, anche se, detto tra noi, non poteva esserci un finale inevitabilmente diverso…
Grazie per essere stata con noi, Stefania. In bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
Grazie a voi per l’ospitalità.
Grazie a voi per l’ospitalità.
Elena Genero Santoro Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni. Perché ne sono innamorata, Montag. L’occasione di una vita, ebook Lettere Animate. Un errore di gioventù, 0111 Edizioni. Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni. Il tesoro dentro, 0111 Edizioni. Immagina di aver sognato, PubGold.
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