Gli scrittori della porta accanto

Sovrappopolazione e benessere: l'empatia e i neuroni a specchio per migliorare la qualità della vita, di Angelo Gavagnin

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Sovrappopolazione e benessere. Tra qualche anno saremo in 10 miliardi: ci saranno abbastanza risorse per tutti? Meglio pensare alla qualità della vita, più che alla quantità. E grazie all'empatia, stare meglio tutti.

Gli ultimi dati ci dicono che gli italiani fanno pochi figli. Per me è una gran bella notizia, per i media invece sembra una tragedia. I giornali e le televisioni non ampliano per niente la visuale e si fermano solo a questo dato italiano che considerano negativo. Se allargassero la visione al mondo intero, capirebbero che sarebbe bene che qualche altro Stato ci copiasse.
Tra qualche anno saremo in 10 miliardi sulla Terra e probabilmente cominceremo a mangiarci l’un l’altro dopo aver distrutto ciò che resta del pianeta. Negli ultimi 100 anni siamo passati da un miliardo e mezzo a quasi sette miliardi ( più o meno).
Io mi sono chiesto: c'è forse qualcuno dietro l'incoraggiamento alla procreazione? Perché?
Cinquant’anni fa eravamo due miliardi in meno, non esistevano le macchine e la tecnologia di adesso. Perciò era comprensibile il bisogno di manodopera, più di adesso, perché si lavorava con le mani. Per parlare di un settore che conosco, il porto, le navi venivano scaricate a mano, servivano decine di lavoratori dove adesso con una gru ne basta uno o addirittura nessuno.
Ma ci dicono ancora che dovremmo incentivare le nascite, perché? Perché il potere, le classi ricche, spingono il popolo a procreare senza controllo alcuno?
Se la prole portasse benessere in assoluto, allora Africa e India sarebbero i posti più ricchi del pianeta. Sappiamo che non è così, sappiamo anche che grandissima, è la differenza tra ricchi e poveri in quelle realtà, non c’è via di mezzo: pochi ricchissimi “da case con i rubinetti d’oro” e moltissimi poverissimi, schiavizzati per sopravvivere.
Mi viene il sospetto che vogliano i nostri figli per sfruttarli, e sarà tanto più facile quanto più numerosi saranno, e più poveri e ignoranti. Cosa vogliono dai nostri figli?
Ma forse non c’è alcun progetto, forse sopravvaluto pure i potenti, forse l’umanità è semplicemente cieca e non sa fare i conti. Il pericolo è che, quando saremo davvero in troppi, a qualche potente venga in mente la soluzione più drastica e veloce per liberare spazio: una bella guerra! Qualche pazzo al potere già ce l’abbiamo, guardiamoci intorno...

Amici miei, il mondo è già troppo pieno. Più che continuare a riempirlo, bisognerebbe incominciare a parlare di qualità della vita. 

Tutti gli abitanti di questo pianeta hanno il diritto di vivere bene. Ci sono ancora risorse per tutti, bisogna però aprire gli occhi: la crescita demografica non può essere infinita, avanti di questo passo ogni cinquant’anni raddoppieremo. Noi non ci saremo più ma è delinquenziale mettere al mondo dei figli senza pensare che la Terra non sarà più in grado di accoglierli con lo stesso amore con il quale siamo stati accolti noi.
Sembra un discorso negativo e pessimista ma è il contrario, è ispirato dall’amore per l’umanità e per la Terra: è così bella piena di fiori, alberi e animali, molto più simpatici di noi, perché rischiare di distruggerla?
Credo che l’umanità abbia tutti gli strumenti per non essere così male: in una parte del cervello abbiamo i neuroni specchio (scoperti nel 1995 da Luciano Fadiga, Leonardo Fogassi, Giovanni Pavesi e Giacomo Rizzolatti), che si attivano sia quando un individuo compie un'azione sia quando l'individuo osserva la stessa azione compiuta da un altro soggetto. Si parla allora di empatia: capiamo lo stato d’animo degli altri e gioiamo e soffriamo tutti insieme. Ecco perché è meglio che chi abbiamo intorno stia bene.
La mia idea è sempre quella, semplicissima: meglio essere in pochi ma aver le risorse necessarie per far star bene tutti? O è meglio essere comunque in tanti, senza preoccuparci che a tutti siano assicurati gli stessi livelli di benessere

Angelo-gavagnin

Angelo Gavagnin
Ho lavorato al Porto di Venezia, un lavoro che mi lasciava periodi di libertà che ho usato per viaggiare in Thailandia, Malesia, Sri Lanca, ma anche Cuba e Santo Domingo. Sono stato varie volte in India. Ho conosciuto il Maestro Indiano Osho e ho assistito alla sua cremazione tra canti e balli. Sono diventato papà all'età nella quale di solito si diventa nonni e così sono finiti i viaggi e mi è venuta voglia di scrivere.
Non sono nato e mi sento molto bene, IlMioLibro.


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