Cinema Di Mario D'Acunto. Famiglia all'improvviso, remake francese del film messicano No Se Aceptan Devoluciones. Ottimo il titolo: da eterno adolescente a padre single, disoccupato, otto anni di Samuel e Gloria.
Samuel è un uomo spensierato che lavora in un villaggio vacanze in Costa Azzurra. Preoccupato solo di accalappiare le sue prede, come un moderno Don Giovanni, si gode i piaceri di una vita che trascorre tra donne, feste e divertimenti.Nulla sembrerebbe poter disturbare la sua condotta, quando all’improvviso una sua vecchia fiamma, Kristine, si presenta una mattina sulla sua imbarcazione e gli lascia tra le mani sua figlia, Gloria, rendendolo padre in un istante e abbandonandolo con la stessa rapidità. Samuel insegue la madre a Londra e le tenta tutte per dimostrare che si tratti di un errore risolvibile, ma, dopo anni trascorsi insieme, lui e Gloria saranno anime inseparabili.
Analisi filmica.
Ottimo titolo, per una vicenda in cui non servono davvero istruzioni.Il film si apre con la vista di un promontorio dal quale Samuel da bambino aveva paura di tuffarsi. Il piccolo aveva 9 anni e dal padre riceveva questo insegnamento: “La paura è un animale che può essere addomesticato e ucciso”. Per uno spettatore attento, tale scena resterà fissa lì nella sua importanza.
Samuel è un eterno adolescente, si ritrova di colpo ad essere padre. Di colpo, all’improvviso…quando? In realtà neanche lui lo sa, colto di sorpresa dall’arrivo di una sua vecchia fiamma, Kristine, che come un fulmine a ciel sereno, cambia la sua vita, abbandonando tra le sue braccia Gloria, la neonata che sostiene aver concepito con lui e così fuggendo. Inizia da questa scena, la vicenda che si snoderà per l’intero arco della narrazione cinematografica e che vedrà coinvolti Samuel, Gloria, Kristine e altri personaggi più o meno secondari.
Di certo Samuel non è un uomo che ha paura del mondo, per quanto “adolescente” possa essere. Si mostra, anzi, come scaltro e capace di mantenere la giusta calma anche in situazioni devastanti. È licenziato dal suo lavoro estivo, solo, con una figlia in braccio e una vita da ricostruire a Londra.
Il rapporto padre- figlia comincia così e Gloria inizialmente sembra essere soltanto un pacco, spedito da una direzione all’altra senza biglietto di ritorno. Un pacco dal quale anche Samuel vuole liberarsi, convinto che si tratti di un equivoco. Toccante tale riflessione se si pensa a quanti bambini fuori dallo schermo, si trovino nella stessa condizione di Gloria. Innocente e con il diritto a un’esistenza felice, la bambina è lì, a chiedere di essere trattata come un essere umano e in fondo come il più bel dono che l’amore possa offrire. Ovviamente non sa di essere stata concepita durante un invaghimento passeggero. Ecco allora il primo messaggio lanciato verso lo spettatore: concepiamo per amore, non per errore .
Samuel riesce a costruire una nuova vita, lavorando come attore. Assicura così un’esistenza dignitosa alla bambina, in assenza della madre, dimenticando ormai il suo passato spensierato.
Una particolare scena però ci mette in allarme. Samuel e Gloria sono sottoposti ad una visita, Samuel si risistema la maglietta e quando Gloria è ormai uscita dalla stanza, il dottore comunica a Samuel che non c’è più nulla da fare e che non resta molto da vivere. Ma chi è il malato? Samuel o Gloria? Bravo qui il regista a lasciarci in tensione fino al finale, non facendo ben comprendere a chi appartenesse la diagnosi. E ancora più bravo ad aver inserito in precedenza un dialogo tra padre e figlia in cui lei afferma che da grande vorrebbe essere immortale come lui. Immortale perché sarà lei a morire o immortale come falsa convinzione della figlia, che ha proiettato sul padre caratteristiche di un eroe cinematografico, quale appunto Samuel era? Questo si chiederà lo spettatore dopo la scena del controllo medico.Passano gli anni e la madre ritorna per far visita alla figlia.
Il primo incontro dei tre è subito segnato da un certo disagio e da una certa ostilità tra l’uomo e la donna. Ovvio che Samuel non potrà mai dimenticare il gesto di Kristine e che un‘ammissione di colpa da parte della donna, non è certo sufficiente per riparare un coccio ormai rotto. Le cose si complicano e Gloria torna nuovamente a essere un pacco tra il padre e la madre, che ha a fianco un nuovo compagno.La narrazione prosegue e si arriva alla parte del film che ritengo la più toccante. È massima ostilità tra la nuova coppia e Samuel e questo riesce a ottenere in processo l’affidamento. La madre però chiede il test di paternità e si scopre che Samuel non è il vero padre. Ma Gloria non ci sta e proprio nel momento in cui sta per partire con la madre, torna indietro e informa il padre che le questioni biologiche sono solo parole. E così lo chiama di nuovo papà. Manda all’aria il test di paternità e sceglie chi davvero l‘ha cresciuta. Ulteriore messaggio lanciato al pubblico : il diritto all’affidamento in questi casi va oltre il mero dato biologico.
Samuel e Gloria si danno a una fuga liberatoria dalla madre, che solo nel finale, insieme allo spettatore, verrà a conoscenza della malattia della figlia. Padre e figlia sono ormai inseparabili, anche quando la figlia viene meno, stroncata dalla malattia. Ed ecco la frase di Samuel, che incornicia l’intera vicenda:
Quando ho incontrato Gloria ho trovato il coraggio di saltare nel vuoto.Gloria dunque ha reso quel bambino un adulto, gli ha permesso di superare la sua paura di tuffarsi dal promontorio. Samuel, da fuori, ha potuto apprezzare la sua gioia di vivere e rendersi conto che la paura può essere addomesticata e uccisa dalla voglia di vivere, che è più forte anche di qualsiasi malattia.
Messinscena e montaggio.
Non sono presenti particolari soluzioni interessanti dal punto di vista del montaggio, che oltre ad essere spesso ellittico, non colpisce particolarmente lo spettatore. La messincena è realistica e con ambienti parzialmente ricostruiti, ma in alcune scene, sul lavoro del Samuel attore, la costruzione del profilmico è effettuata su un ambiente interamente ricostruito.Un cinema nel cinema quindi, che alterna scene girate in studio a messincena realistica e ambienti parzialmenti ricostruiti.
Punti deboli e conclusione.
Il lavoro sul set e la carriera dell’attore sono mostrati in maniera troppo semplicistica. Anche il tono leggero profuso in una vicenda familiare del genere, poteva forse essere leggermente più moderato.Ritengo il film un’eccezionale ed emozionante sguardo sulla contemporaneità. Riesce a toccare nel profondo e a trasmettere allo spettatore tanta voglia di vivere.
Visione consigliata : si.
Mario D'Acunto Sono un cantautore e studente universitario in Letteratura, Musica e Spettacolo presso l’Università La Sapienza di Roma. Ho visto nascere la mia passione per la musica sui banchi di scuola, scrivendo il mio primo brano durante una lezione di Greco. Ho iniziato ad appassionarmi al cinema, materia di studio nel mio corso, con spirito critico. Mi piace viaggiare e rimanere incantato davanti alle bellezze della natura. Credo l'arte, che si tratti di musica, cinema o letteratura, sia una delle più alte manifestazioni dello spirito umano, da accogliere, condividere e trasmettere… |
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