Gli scrittori della porta accanto

Le suggestioni dell’immaginario tra Teatro e Poesia

L'immaginazione, il sogno, il surreale: da “La Décalcomanie” di René Magritte all'incipit del Piccolo Principe, Ceci n’est pas un chapeau! Per trasformarsi da semplice osservatore a spettatore immaginario, ad attore. 

Qualche settimana fa, nella bacheca degli eventi di un teatro che frequento, lo sguardo mi è caduto sull’immagine presente nella locandina di uno spettacolo che nel titolo poneva una domanda: Chi è di scena?
Di lì, come spesso mi capita nei casi in cui mi stupisco per qualche cosa che trovo bella o semplicemente curiosa, è cominciata la corsa della fantasia all’immaginazione. Mi sono interrogato su quella domanda e sulla sua relazione con l’immagine, sulla quale qualche giorno dopo mi sono largamente documentato. 
La locandina mostrava un distinto uomo con il cappello che, di schiena, guardava davanti a sé l’indefinito e misterioso mondo che si stende a un vasto orizzonte azzurro, diviso tra mare e cielo. Era ispirata a un famoso quadro di René Magritte, un grandioso interprete del movimento surrealista, di cui quest’anno, il 15 agosto, ricorreranno i cinquant’anni dalla scomparsa. Il quadro originale è “La Décalcomanie” del 1966, uno degli ultimi dipinti del maestro del mistero indefinibile.
Ho pensato che lo sguardo di quell’uomo, nascosto agli occhi dell’osservatore, facesse, in realtà (o sarebbe meglio affrontare la cosa scrivendo in surrealtà), di ogni osservatore di quella scena uno spettatore immaginario, sovvertendone di fatto il naturale ruolo di spettatore, appunto, in quello di attore, interprete di e per se stesso di una scena in cui ciascuno può entrare con il suo personaggio, reale, surreale o di fantasia.

Ora, e qui scrivo per esperienza personale da attore amatoriale, andare in scena è sempre una sensazione bellissima, perché mentre sei lì, sul palcoscenico, e senti scorrerti dentro tutta la carica dell'entusiasmo, accadono due cose straordinarie.

La prima è che diventi qualsiasi cosa il tuo personaggio sia o faccia, persino una marionetta qualche volta, e questo è quello che il pubblico di te vede e con cui entra in relazione; la seconda è che in ogni passaggio, continuamente, accade che tutta la tensione che hai dentro, per cui respiri con un filo d'aria appena, si trasforma improvvisamente nella sensazione chiara che stai per goderti la cosa più pazzesca ed entusiasmante che quel momento, il tuo momento, ti sta per offrire, e in questa speciale relazione con se stessi, quello che si sente e si prova in quel preciso istante, è il motivo esatto che ti farà amare, ogni volta di più, tutto l'impegno, il sudore, l'esattezza e la passione che il teatro richiede.
Questo io ho imparato dalle filate, dal buio, dalle quinte affollate di mani e di piedi, dalle attese di sguardi e respiri, dalle luci sparate negli occhi, dalle musiche che attaccano e che sfumano, dai silenzi, dagli applausi, dalle emozioni che provo ogni volta. 
Il teatro è invenzione, è incontri, è relazioni, è incroci di emozioni e di suggestioni, è una continua scoperta di sé e di un favoloso mondo di ruoli, ambientazioni, copioni, scene, costumi, battute, parole, finzioni, improvvisazioni, personaggi, luci, ombre, bui. Il Teatro è immaginazione. 
E questo è esattamente quello che per me, non da scrittore ma da lettore, è la Poesia. Il mondo poetico è un mondo incantato. Un mondo di versi, di figure retoriche, di pause, di silenzi, di spazi e di “a capo”, .. e in tutte queste cose c’è sempre, per chi legge la poesia, il tempo per esplorare dentro di sé un intero e profondo spazio di emozioni e di suggestioni a cui il traghetto della fantasia approda, abilmente condotto dal suo nocchiere traghettatore: l’Immaginazione.

Teatro-Poesia

Continuamente davanti a noi corrono immagini, affiorano odori, suoni, parole, versi, spuntano dappertutto per mostrarsi, per svelare la loro bellezza, e aspettano soltanto di essere raccolti. 

A volte, specialmente in chi ha o conserva il dono di essere un inguaribile sognatore, sono verbi o parole inventate, altre numeri, cifre e date, altre ancora immagini colorate, qualche volta sono persino tutte queste cose insieme. Ne corrono tante, credetemi, tantissime.
Così, a me è soltanto capitato di vedere l'immagine dell’opera “La Décalcomanie” di Magritte e di coglierne i “segni”. I “segni”, in fondo, sono un po’ come i fratelli simbolici dei “sogni”: sono la loro immagine surrealista. E così, anche “incrociando” lo sguardo su una semplice locandina, possono venire scoperte, idee o suggestioni favolose … come quella di perdersi nelle azzurrità di un orizzonte di cui si diventa attori mentre si è spettatori.
Come per la celebre citazione letteraria contenuta nelle prime pagine di Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, anche per il maestro Magritte, noto con il soprannome di le saboteur tranquille, vale la riflessione artistica: Ceci n’est pas un chapeau! No, questo non è un cappello …e la certezza resta la stessa ed è sempre uguale … non si vede bene che col cuore! 
E allora, Chi è di scena? Un uomo se ne sta fermo, sotto il suo cappello, davanti ad una vista infinita, e dell’attore, nel suo elegante abito di scena, mostra soltanto ciò che lui – e noi con lui – possiamo di quella “vista” cogliere o intuire, immaginare o sognare, lo stupore di una scena in cui, come in una decalcomania, ciascuno può trasportare il proprio “Io”, ciò di cui egli è impresso: la sua sostanza, i suoi sogni, la sua poesia, quello che ha dentro, le sue emozioni.
Perché ciascuno, nel piano del sipario, può diventare nello stesso tempo sia attore sia spettatore, ed esistere in un mondo meraviglioso e surreale, e sotto il suo ‘chapeau’ lasciare nel drappo rosso del sipario tutta la sua sostanza di sogni, mostrando che dentro di sé ha tutte insieme: lo splendore di una riva di sabbia dorata, l’immensità del mare, l’azzurrità del cielo e la “straziante meravigliosa bellezza del creato” …. le nuvole, Isole bianche.
Come davanti a una finestra spalancata sui sogni, dalla “decalcomania” di questo raffinato ed elegante artista in scena, ho scoperto la straordinaria bellezza della simmetria: il ribaltamento della forma (dell’attore) e dei numeri (dell’artista). Le simmetrie sono importanti.
La realtà non è mai solo come la si vede – o, peggio ancora, come la si vuole vedere – la verità è soprattutto fiducia, fiducia e immaginazione, fiducia nel valore dei sogni; ed è certezza della propria materia stellare. Sognare è sottrarre al reale la sua faccia presunta, la sua realtà ingannevole. Così, privata della sua realtà evidente e della sua immediatezza, ecco che ogni cosa può scoprirsi diversa e diventare possibile.

L’immaginazione è desiderio, è cura, è una ricerca di bene, è quel de-sidus che ci fa alzare gli occhi al cielo per colmare il vuoto terreno della mancanza di stelle.

Nel mondo incantato e magnifico dell’immaginazione, e in quello visionario e indefinito del proprio “Io” onirico, non c’è mai l’inganno della realtà. Quindi non resta che osservare il mondo con occhi sognanti, con sguardo ammirato e con cuore stupito.
E avere fiducia.
E allora a me è capitato di vedere quella locandina e di inventare questo verbo: la voce del verbo “sussognare”. E mi sono ricordato dei versi di una mia vecchia poesia:
(..) stelle riemergono
dall’abisso
del tempo siderale,
lampare celesti
di sogni
e segreti,
notturne promesse.
(dalla raccolta Tumulti: Confessioni di un poeta errante, contenuta nella silloge Isole, AUGH! Edizioni, 2016)
Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e delle stessa materia delle stelle.
A chi saprà seguirlo, buon sentiero di luce siderale.
Vincenzo Mirra
Vincenzo Mirra
Nato a Napoli nel 1973, si è diplomato all'Istituto Nautico per poi laurearsi in Ingegneria Aeronautica ad indirizzo Spaziale. Alle passioni per la navigazione, il mare e l’astronautica, ha sempre aggiunto quelle per la letteratura, la scrittura di viaggio e di meditazione ed il teatro.
È autore del blog letterario Beaufort, scritture al vento e taccuini di mare che esprime scritture di vario tipo e argomentazione, anche di natura sperimentale. Dal 2005 vive a Pisa, dove dal 2015 ha iniziato a frequentare corsi e laboratori teatrali, di recitazione, di lettura corale e di drammaturgia.
Isole, AUGH! Edizioni.


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