Gli scrittori della porta accanto

[Libri] Net Addictions. Prigionieri della Rete, di Simone Scala e Giuseppe Lavenia, incipit #133

Net Addictions. Prigionieri della Rete, di Simone Scala e Giuseppe Lavenia - Copertina

La coda si dimenava appena.


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Net Addictions. Prigionieri della Rete - Copertina

Net Addictions
Prigionieri della Rete

di Simone Scala, Giuseppe Lavenia
Delos Digital
ebook 2,49€
cartaceo 12,00€



Movimenti lenti sull’asfalto che esprimevano morte. Presto si sarebbe fermata.
Intanto Cagliostro le abbaiava contro, reclamava la lucertola che era scappata lasciando lì l’estremità agonizzante. Il bassotto non si era accorto, restava concentrato sul filo di smeraldo che finiva. Angelo invece era perso nei suoi pensieri. Fissava il cielo, faceva qualche passo, si guardava attorno grattandosi la testa, tornava al cielo. Non si curava dell’afa opprimente che rendeva impossibile quel 18 agosto 2011. Non c’era nessuno in giro e il quartiere appariva come uno stadio vuoto. La grande piazza ovale dove i suoi piedi esistevano, nuotava nella canicola pomeridiana e pareva scrutarli. Le panchine, anch’esse vuote, invitavano a un riposo faticoso, appiccicoso, di sudore. Cicale rigavano l’aria, la terra brulicava di formiche e di lucertole sotto un sole di fuoco.
– Fo… fo… forza. Ca… Ca… Cagliostro, to… to… torniamo a ca… casa.
Il cane, la lingua penzoloni, scodinzolò restando immobile; era chiaro che non se la sentiva di abbandonare quella coda. Angelo fu costretto a prenderlo in braccio.
A passi svelti si diresse verso la sua abitazione; il grido di un gabbiano incontrò il cielo. Sbrigarsi. Doveva sbrigarsi. Muovere il culo. Se non voleva perdere l’Italia del Nord doveva muovere il culo. Le avanguardie di Alboino, il grande re, avevano già conquistato Aquileia e Cividale e minacciavano di avanzare ancora. Poi sarebbe arrivato il grosso dell’esercito longobardo e tutto sarebbe diventato difficile. Molto difficile. Treviso e il suo territorio dovevano resistere a ogni costo, per dare tempo ai rinforzi di giungere da Ravenna e soprattutto dalla capitale del suo impero, Bisanzio.
Angelo si fermò e sputò in terra; un gesto poco regale per uno del suo rango. Giustino II. Imperatore d’Oriente. Anno Domini 568. Lui era questo. Così diceva lo schermo e non c’erano dubbi, almeno finché viveva in quel gioco di strategia online. 'Barbarians' si chiamava, uscito all’inizio del 2009 nella versione italiana, e anche la copertina era uno sballo: un legionario e un barbaro, in primo piano fra le fiamme, si trafiggevano a vicenda con le loro spade. L’aveva scoperto diversi mesi prima e da quel momento si era calato in un mondo oscuro e pericoloso che l’aveva stregato. Da allora aveva dato ordini, avuto responsabilità, preso decisioni drastiche. Era stato spietato e sanguinario, ma aveva esteso il suo dominio e sconfitto molti altri giocatori. Adesso, però, c’erano i Longobardi. Un osso duro, ma lui sapeva di poter vincere. Con pazienza e abnegazione, con ogni sforzo. Magari restando davanti al PC ancora più ore di quanto non facesse già. E dopo quel trionfo un nuovo ambizioso traguardo: la riconquista di tutta la Gallia. Altre teste sarebbero cadute, altri avversari sparsi chissà dove sarebbero stati sconfitti. Poi la Germania e la Britannia, fino al raggiungimento dell’obiettivo più prestigioso: la riconquista di tutto l’Occidente. Avrebbe superato Giustiniano, sarebbe stato degno di Traiano, perfino di Cesare. Il suo nome fra i più grandi condottieri di Roma, in bella mostra sulla home page in alto a destra. Lui, Angelo Bazzoli. Lui, Giustino II. L’artefice del miracolo. L’eroe. Il campione.
E il videogioco sarebbe finito.
Dall’altra parte dello schermo la realtà concreta, quotidiana, noiosa e inutile come una scarpa rotta, che non aveva valore, che non poteva competere. Fra meno di un mese la scuola e ciò significava problemi su problemi. Significava compagni di classe stupidi che lo sfottevano per la balbuzie, compagne con la puzza sotto il naso che non lo degnavano neppure di uno sguardo. Soprattutto significava meno tempo per i sogni di gloria. E infine, dulcis in fundo, la maturità. L’esame di Stato lo spaventava perché non si sentiva pronto. Domande, commissari esterni, prove scritte… incubo più nero della pece, fossa di melma che lo inghiottiva, tortura. E stress. Un mare di stress. E nausea, bestemmie. Tante bestemmie.

Ma il mondo reale era quello e lui era abbastanza grande per saperlo.

Il mondo reale era un’arena che lo sbranava. Che lo faceva a pezzi per il divertimento degli altri. Mondo disgraziato, secco, brullo, vestito di foglie accartocciate, di arbusti martoriati dal sole ma che fra pochi mesi sarebbe diventato freddo e grigio come uno spettro. Angelo si sentiva debole. Inadeguato. Inopportuno come un topo in un gattile. Preoccupazione e angoscia sempre addosso. Sempre nell’anima. La sua vita non gli piaceva perché non c’era mai soddisfazione né uno straccio di futuro. Solo merda. Una valanga di merda che lo ricopriva un poco alla volta. Un giorno dopo l’altro e amen. Non serviva studiare, mettere piede in classe, guardare in faccia i professori, ascoltare le loro barbose lezioni. Tanto per loro era solo un lavativo, uno già bocciato due volte, un perdente. Solo conquistare il mondo e vincere dove era ancora possibile, dove non era un debole, dove non era un fallito aveva un senso, il resto erano stronzate.
Cagliostro abbaiò, fece per divincolarsi. Angelo gli diede un buffetto e si rimise in moto.
Nel virtuale aveva un ruolo e uno scopo preciso - sapeva chi era e che cosa voleva - poteva diventare qualcuno e dimostrare le sue qualità, poteva terminare il gioco ed essere fiero di sé. Un altro successo, un’altra prova superata in attesa del videogame successivo. Era un fatto.
Vittoria. Sopra ogni cosa. Vittoria.
Che si mangiava le ore una dopo l’altra, che si mangiava i giorni, che gli toglieva persino il sonno costringendolo a restare sempre inchiodato al PC.
Anche se neppure se ne accorgeva.
Alboino… Treviso… la Gallia… trionfo o sconfitta, vita o morte…
Quando non giocava diventava nervoso perché l’ansia era una brutta bestia. Improvvisi tremolii alle mani e un oceano di sudore gli bagnava il corpo. Angelo doveva giocare il più possibile, doveva avanzare e sconfiggere i nemici. Non c’era altra possibilità. Non c’era altro interesse. Forse non c’era mai stato.
Vittoria. Sopra ogni cosa. Vittoria.
Tormento divenuto dogma. Divenuto fede.

Quarta di copertina
"Net Addictions. Prigionieri della Rete" di Simone Scala e Giuseppe Lavenia, Delos Digital, 2017.

Dentro un labirinto infinito, perfetto, onnipotente. Che non conosce sosta, che non dorme mai.
Dipendenze da Internet: difficile smettere, difficile venirne fuori...
Angelo, Sara, Caterina. Tre persone di età diversa schiave di Internet. Vivono nello stesso quartiere, si conoscono di vista.
Agosto 2011: estate piena, torrida, in una piccola città della provincia marchigiana affacciata sulla costa. Tutti vanno al mare, tutti sono al mare. Tutti, tranne loro. Perché non è possibile liberarsi dalla Rete, non lo concepiscono, non ci riescono. Dipendenza dai videogiochi online, shopping compulsivo, mania per le chat, webpornografia.
Queste le trappole e gli inganni virtuali di cui sono vittime, questo l'incubo che non finisce mai.

★★★★★

Il buon giorno si vede dal mattino, dicono, e un buon incipit e una copertina accattivante possono essere il perfetto bigliettino da visita di un libro.
Secondo voi, quante stelline si merita il biglietto da visita di questo libro?

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