In anteprima Net Addictions. Prigionieri della rete, di Simone Scala e Giuseppe Lavenia, Delos Digital, 2017. Dipendenze da Internet: difficile smettere, difficile venirne fuori.
Net Addictions
Prigionieri della rete
di Simone Scala e Giuseppe LaveniaDelos Digital
Narrativa
ISBN 978-8825401776
cartaceo 12,00 €
ebook 2,49 €
Dentro un labirinto infinito, perfetto, onnipotente. Che non conosce sosta, che non dorme mai. Dipendenze da Internet: difficile smettere, difficile venirne fuori…
Angelo, Sara, Caterina. Tre persone di età diversa schiave di Internet. Vivono nello stesso quartiere, si conoscono di vista. Agosto 2011: estate piena, torrida, in una piccola città della provincia marchigiana affacciata sulla costa. Tutti vanno al mare, tutti sono al mare. Tutti, tranne loro. Perché non è possibile liberarsi dalla Rete, non lo concepiscono, non ci riescono. Dipendenza dai videogiochi online, shopping compulsivo, mania per le chat, webpornografia. Queste le trappole e gli inganni virtuali di cui sono vittime, questo l’incubo che non finisce mai.
Angelo, Sara, Caterina. Tre persone di età diversa schiave di Internet. Vivono nello stesso quartiere, si conoscono di vista. Agosto 2011: estate piena, torrida, in una piccola città della provincia marchigiana affacciata sulla costa. Tutti vanno al mare, tutti sono al mare. Tutti, tranne loro. Perché non è possibile liberarsi dalla Rete, non lo concepiscono, non ci riescono. Dipendenza dai videogiochi online, shopping compulsivo, mania per le chat, webpornografia. Queste le trappole e gli inganni virtuali di cui sono vittime, questo l’incubo che non finisce mai.
L'autore racconta
Buongiorno Simone e bentornato. Come è nata l’idea di questo romanzo? È nata prima la trama o prima il titolo?
Il libro nasce dalla volontà di affrontare tematiche di stretta attualità, come il recente caso della Blue Whale dimostra bene. Oltretutto si tratta di argomenti sconosciuti o quasi, almeno da parte della narrativa di casa nostra. È nato prima il titolo, visto che la definizione “Net Addictions” è proprio quella utilizzata dalla psicologia per indicare le dipendenze da Internet.
Appartiene a un genere ben definito o accorpa più generi?
Romanzo psicologico contemporaneo.
Si rivolge a un target di pubblico specifico?
Si rivolge a tutti, perché tutti noi siamo potenzialmente esposti ai rischi di Internet.
A monte del romanzo ci sta un lavoro di ricerca e documentazione?
Sì, in questo senso è stato molto prezioso per me l’aiuto e il materiale fornitomi dal professore e psicologo Giuseppe Lavenia, autore come me del libro, esperto nel campo delle dipendenze tecnologiche.
E.M. Cioran affermava: “I libri andrebbero scritti unicamente per dire cose che non si oserebbe confidare a nessuno”. Ci anticipi qualche indiscrezione sulla trama, quanto basta per incuriosire il lettore?
C’è la webpornografia con protagonista una donna! No, scherzo. Che dire? I protagonisti sono tre, hanno età diverse e si conoscono di vista. Vivono nello stesso quartiere e sviluppano per ragioni personali alcuni comportamenti patologici legati alla Rete. Si va dalla dipendenza dai videogiochi online allo shopping compulsivo, alla mania per le chat e i social fino appunto alla webpornografia. Siamo nell’agosto del 2011 a Senigallia, mentre tutti vanno al mare loro tre, invece, sono inchiodati al Pc con esiti, almeno in un caso, alla fine drammatici.
I luoghi del romanzo: dov’è ambientato? Si è reso necessario un lavoro di ricerca per descrivere gli ambienti e i paesaggi o non è stato necessario?
La storia è ambientata a Senigallia, città in cui sono nato e dove vivo e lavoro attualmente. Mi è sembrato giusto scegliere questa location che conosco molto bene per rendere il romanzo ancora più realistico e quindi credibile. Poi magari ho modificato qualcosina della sua struttura urbana, ma davvero poco.
Mi piace ricordare questa citazione di E.M. Cioran “Un libro che lascia il lettore uguale a com’era prima di leggerlo è un libro fallito”. Sulla base di questa frase ti sfido: perché dovremmo leggere il tuo romanzo?
Perché i problemi che esso solleva sono nuovi e molto interessanti. Oltretutto c’è la mano di un professionista del settore, il professore Giuseppe Lavenia, a garantire la bontà e l’attendibilità del lavoro narrativo svolto. Lui ha curato personalmente l’introduzione di quattro pagine presente all’inizio del romanzo. Facciamo adesso un piccolo sforzo: pensiamo, per esempio, ai nostri ragazzi, a quanto sono sensibili al fascino di queste nuove tecnologie; pensiamo ai fenomeni del cyberbullismo, del vamping e a quello chiamato “hikikomori”. Ecco basterebbe questo a giustificare la lettura del mio romanzo.
E poi è pure breve, non ci si mette molto. Cosa volete di più?
Ammetto di essere poco informata sulla materia, vamping e hikikomori, ad esempio, sono due parole che non conosco, motivo per approfondire o magari leggere il tuo libro.
Stralci d’autore: lasciaci uno spaccato accattivante tratto dal tuo romanzo “Net Addictions. Prigionieri della Rete”.
Un proverbio svedese cita così: “in un buon libro la cosa migliore è fra le righe”. Il tuo romanzo si fa portavoce di qualche messaggio particolare, o si propone esclusivamente di intrattenere il lettore?
Si propone di informarlo e di sensibilizzarlo sui pericoli di Internet. Anche se dobbiamo tener presente che la Rete non è, ovviamente, il male assoluto. È un mezzo eccezionale (forse non è neppure soltanto un mezzo) che probabilmente verrà compreso appieno soltanto fra cento anni, il cui utilizzo, positivo o negativo che sia, dipende da noi, da noi e basta. Anche se è pur vero che Internet, soprattutto se inserita in contesti di vita problematici, può favorire l’insorgere di comportamenti sbagliati da parte delle persone che ne fanno uso. Può diventare insomma un rifugio, una valvola di sfogo, una distrazione alla noia e alla solitudine alla lunga troppo affascinante e per questo pericolosa.
Per concludere, sei fiero di ciò che hai scritto?
“Fiero” è una parolona, diciamo che sono molto soddisfatto, anche perché abbiamo avuto la fortuna di essere pubblicati dalla Delos Digital di Franco Forte. Per me e per il professor Lavenia è stato motivo di grande gioia. Davvero una bella sorpresa la loro risposta positiva, io personalmente non me lo sarei mai aspettato.
Grazie Simone, per essere stato con noi e averci fatto conoscere il tuo libro, in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
Grazie a voi e crepi il lupo!
Il libro nasce dalla volontà di affrontare tematiche di stretta attualità, come il recente caso della Blue Whale dimostra bene. Oltretutto si tratta di argomenti sconosciuti o quasi, almeno da parte della narrativa di casa nostra. È nato prima il titolo, visto che la definizione “Net Addictions” è proprio quella utilizzata dalla psicologia per indicare le dipendenze da Internet.
Appartiene a un genere ben definito o accorpa più generi?
Romanzo psicologico contemporaneo.
Si rivolge a un target di pubblico specifico?
Si rivolge a tutti, perché tutti noi siamo potenzialmente esposti ai rischi di Internet.
A monte del romanzo ci sta un lavoro di ricerca e documentazione?
Sì, in questo senso è stato molto prezioso per me l’aiuto e il materiale fornitomi dal professore e psicologo Giuseppe Lavenia, autore come me del libro, esperto nel campo delle dipendenze tecnologiche.
E.M. Cioran affermava: “I libri andrebbero scritti unicamente per dire cose che non si oserebbe confidare a nessuno”. Ci anticipi qualche indiscrezione sulla trama, quanto basta per incuriosire il lettore?
C’è la webpornografia con protagonista una donna! No, scherzo. Che dire? I protagonisti sono tre, hanno età diverse e si conoscono di vista. Vivono nello stesso quartiere e sviluppano per ragioni personali alcuni comportamenti patologici legati alla Rete. Si va dalla dipendenza dai videogiochi online allo shopping compulsivo, alla mania per le chat e i social fino appunto alla webpornografia. Siamo nell’agosto del 2011 a Senigallia, mentre tutti vanno al mare loro tre, invece, sono inchiodati al Pc con esiti, almeno in un caso, alla fine drammatici.
Nei tuoi personaggi, anche in quelli secondari, c’è qualche esperienza autobiografica, o hai preso spunto da persone di tua conoscenza, oppure sono esclusivamente frutto di fantasia?
Fantasia, tanta fantasia e anche documentazione, come ho già detto prima, grazie al contributo del professor Lavenia. Poi è anche vero che pure lo scrittore resta spesso davanti al Pc chiuso in casa, immerso nella più totale solitudine come i personaggi della mia storia. Per cui un minimo di immedesimazione c’è, via, possiamo anche ammetterlo. La differenza però sta nel fatto che lui fa cose molto diverse o almeno (come nel mio caso) ci prova.I luoghi del romanzo: dov’è ambientato? Si è reso necessario un lavoro di ricerca per descrivere gli ambienti e i paesaggi o non è stato necessario?
La storia è ambientata a Senigallia, città in cui sono nato e dove vivo e lavoro attualmente. Mi è sembrato giusto scegliere questa location che conosco molto bene per rendere il romanzo ancora più realistico e quindi credibile. Poi magari ho modificato qualcosina della sua struttura urbana, ma davvero poco.
Mi piace ricordare questa citazione di E.M. Cioran “Un libro che lascia il lettore uguale a com’era prima di leggerlo è un libro fallito”. Sulla base di questa frase ti sfido: perché dovremmo leggere il tuo romanzo?
Perché i problemi che esso solleva sono nuovi e molto interessanti. Oltretutto c’è la mano di un professionista del settore, il professore Giuseppe Lavenia, a garantire la bontà e l’attendibilità del lavoro narrativo svolto. Lui ha curato personalmente l’introduzione di quattro pagine presente all’inizio del romanzo. Facciamo adesso un piccolo sforzo: pensiamo, per esempio, ai nostri ragazzi, a quanto sono sensibili al fascino di queste nuove tecnologie; pensiamo ai fenomeni del cyberbullismo, del vamping e a quello chiamato “hikikomori”. Ecco basterebbe questo a giustificare la lettura del mio romanzo.
E poi è pure breve, non ci si mette molto. Cosa volete di più?
Ammetto di essere poco informata sulla materia, vamping e hikikomori, ad esempio, sono due parole che non conosco, motivo per approfondire o magari leggere il tuo libro.
Stralci d’autore: lasciaci uno spaccato accattivante tratto dal tuo romanzo “Net Addictions. Prigionieri della Rete”.
Nel virtuale aveva un ruolo e uno scopo preciso - sapeva chi era e che cosa voleva - poteva diventare qualcuno e dimostrare le sue qualità, poteva terminare il gioco ed essere fiero di sé. Un altro successo, un’altra prova superata in attesa del videogame successivo. Era un fatto. Vittoria. Sopra ogni cosa. Vittoria. Che si mangiava le ore una dopo l’altra, che si mangiava i giorni, che gli toglieva persino il sonno costringendolo a restare sempre inchiodato al PC. Anche se neppure se ne accorgeva. Alboino… Treviso… la Gallia… trionfo o sconfitta, vita o morte… Quando non giocava diventava nervoso perché l’ansia era una brutta bestia. Improvvisi tremolii alle mani e un oceano di sudore gli bagnava il corpo. Angelo doveva giocare il più possibile, doveva avanzare e sconfiggere i nemici. Non c’era altra possibilità. Non c’era altro interesse. Forse non c’era mai stato. Vittoria. Sopra ogni cosa. Vittoria. Tormento divenuto dogma. Divenuto fede.
Un proverbio svedese cita così: “in un buon libro la cosa migliore è fra le righe”. Il tuo romanzo si fa portavoce di qualche messaggio particolare, o si propone esclusivamente di intrattenere il lettore?
Si propone di informarlo e di sensibilizzarlo sui pericoli di Internet. Anche se dobbiamo tener presente che la Rete non è, ovviamente, il male assoluto. È un mezzo eccezionale (forse non è neppure soltanto un mezzo) che probabilmente verrà compreso appieno soltanto fra cento anni, il cui utilizzo, positivo o negativo che sia, dipende da noi, da noi e basta. Anche se è pur vero che Internet, soprattutto se inserita in contesti di vita problematici, può favorire l’insorgere di comportamenti sbagliati da parte delle persone che ne fanno uso. Può diventare insomma un rifugio, una valvola di sfogo, una distrazione alla noia e alla solitudine alla lunga troppo affascinante e per questo pericolosa.
Per concludere, sei fiero di ciò che hai scritto?
“Fiero” è una parolona, diciamo che sono molto soddisfatto, anche perché abbiamo avuto la fortuna di essere pubblicati dalla Delos Digital di Franco Forte. Per me e per il professor Lavenia è stato motivo di grande gioia. Davvero una bella sorpresa la loro risposta positiva, io personalmente non me lo sarei mai aspettato.
Grazie Simone, per essere stato con noi e averci fatto conoscere il tuo libro, in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
Grazie a voi e crepi il lupo!
Silvia Pattarini
Diplomata in ragioneria, ama scrivere racconti e componimenti poetici, alcuni dei quali compaiono in diverse antologie. Partecipa a concorsi letterari di poesia, prosa e premi letterari per narrativa edita.
Biglietto di terza classe, 0111Edizioni.
La mitica 500 blu, Lettere Animate.
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