Gli scrittori della porta accanto

Recensione: Qualcosa di vero, di Barbara Fiorio

Libri | Recensione di Gianna Gambini. Qualcosa di vero di Barbara Fiorio, Feltrinelli, 2015. La fiaba della nostra vita siamo noi a scriverla, aggiungendo ogni giorno una riga a quelle già tracciate dal destino.

Quindi ragazze, se da grandi incappate in un tipo intollerabile, magari anche bruttino e arrogante, non siate carine nella speranza che cambi, ma gettatelo con tutte le vostre forze contro un muro. Se non diventa migliore, ne sarà comunque valsa la pena.
Se fino a qualche tempo fa, ogni volta che un rospo saltellava maldestro nella strada umida di pioggia, pensavo che tutto sommato tentare di baciarlo poteva catapultarmi in un mondo di principi e cavalli bianchi, oggi non è più così. No, non si tratta dell’età che mi porta più vicina agli “anta” che agli “enta”, non si tratta della quotidianità che toglie spazio alla fantasia, la colpa è di Barbara Fiorio, una brava scrittrice, che con la sua ironica disillusione suggerisce alle sue lettrici che i rospi, se si baciano, non si trasformano in principi. Ci suggerisce anche una soluzione pratica per liberarsi di loro: lanciarli contro il muro, così imparano a nutrirci di false illusioni.
La Fiorio, dopo essersi già interessata alle fiabe, quelle vere e non edulcorate dal tocco magico di Walt Disney, nel volume C’era una svolta, torna a trattare la tematica del mondo della fantasia con un romanzo ben ancorato alla realtà dal titolo Qualcosa di vero.
Giulia, una bella ragazza, con un lavoro invidiabile, un collaboratore-segretario sempre a sua disposizione, qualche appuntamento deludente, un vicino di casa che fa l’attore teatrale, una sera trova davanti alla sua porta una bambina, Rebecca, che ha paura ad aspettare la sua mamma da sola in casa e cerca di trovare nuovi punti di riferimento in una città nuova, a cui è giunta dopo un improvviso trasferimento.

Giulia intrattiene la piccola, come meglio sa fare, raccontandole le fregature della vita tramite le fiabe, che non sono certo come raccontano ai bambini, ma presentano tratti tragici, talvolta grotteschi. 

Le principesse delle fiabe non aspettano più il bacio del principe, ma si ingegnano per cavarsela da sole e i cattivi altro non sono che personaggi imbranati, insoddisfatti della vita, che affrontano le difficoltà tentando di danneggiare gli altri apparendo spesso ridicoli e inadeguati (a tal proposito, l’antagonista più inadeguato è la matrigna di Biancaneve, che, sebbene la giovane fanciulla dal pallore leggendario non sia proprio portatrice sana di intelligenza, proprio non riesce ad eliminarla una volta per tutte).
Giulia, però, capirà che la vita a volte può sorprendere molto di più delle fiabe e gli epiloghi delle storie delle persone che ci circondano mostrano così tante sfaccettature inaspettate che diventa difficile restare sereni e distaccati.
La vita di Rebecca è difficile, i suoi pochi anni portano con sé tante esperienze, che alla fine anche le certezze di Giulia non riescono ad esserle totalmente di sollievo: il rapporto con i compagni di scuola non è facile, riesce a legare soltanto con Daniele, un compagno che prima di conoscerla cercava contatto con il resto del mondo soltanto tramite i disegni; la madre si è separata dal padre e spesso deve lasciare la bambina da sola per lavorare; la solitudine appare spesso come un muro impossibile da scalare.
Giulia, di contro, non è pratica di bambini, si lascia guidare dall’intuito e l’appuntamento serale del racconto delle fiabe diventa terapeutico per lei stessa: scopre che avere qualcuno di cui occuparsi è consolatorio e il momento del distacco da Rebecca diventa più problematico di quanto lei stessa immaginasse. Inoltre, la giovane pubblicitaria, dispensa consigli ironici sulle relazioni con l’altro sesso, ma al contempo esce con uomini apparentemente perfetti soltanto per ingannare il tempo, ma fatica a guardarsi dentro e a capire che l’amore a volte può nascondersi dietro chi non si crederebbe mai l’altra metà della mela.
La veste ironica del romanzo, reso ancor più gradevole dallo stile scorrevole, diretto e coinvolgente di Barbara Fiorio, cela però un aspetto profondo, in cui compaiono tematiche di notevole rilevanza, quali la violenza sulle donne, la dipendenza della donna dall’uomo legata a motivi economici e psicologici, la ripercussione sui bambini delle scelte compiute dagli adulti. L’aspetto che ho maggiormente apprezzato del romanzo è che l’autrice non propone una soluzione, non si pone su un piedistallo, ma ci racconta com’è la vita vera e ci permette di comprendere, con le vicissitudini in cui Giulia si trova coinvolta, quanto la solidarietà e l’appoggio degli altri possano rendere l’esistenza di ognuno di noi più accettabile. Inoltre capiamo che il destino ci gioca scherzi imprevedibili, ma la nostra volontà e l’appoggio di chi ci circonda può modificarne il corso.
La fiaba della nostra vita, insomma, siamo noi a scriverla, aggiungendo ogni giorno una riga a quelle già tracciate dal destino.

Qualcosa di vero

di Barbara Fiorio
Giangiacomo Feltrinelli Editore
Narrativa
ISBN 978-88-07-88920-2

Sinossi
A rincasare ubriachi nel cuore della notte si rischia di inciampare in qualsiasi cosa: un gradino, i lacci delle scarpe, uno stuoino fuori posto. Ma se ti chiami Giulia, sei una pubblicitaria di successo e per te l’infanzia è solo una nicchia di mercato, puoi anche inciampare in una camicia da notte con una bambina dentro: Rebecca, la figlia della nuova vicina. Allora, tra i fumi dell’alcol, puoi persino decidere di ospitarla per una notte sul tuo divano. Salvo poi rimanere invischiata in sessioni di fiabe da raccontarle ogni volta che la madre, misteriosamente, non c’è. Da Cenerentola a Pollicino, da Raperonzolo alla Sirenetta, purché siano sempre le versioni originali: quelle di Perrault, dei Grimm e di Andersen, dove i ranocchi si trasformano in principi soltanto se li lanci contro un muro, e non sono certo i baci a risvegliare le più belle del reame. Se invece ti chiami Rebecca e sei arrivata da poco in città, puoi provare a conquistare i compagni di classe con le “fiabe vere”. Salvo poi imbatterti nelle temibili bimbe della Gilda del cerchietto, pronte a screditarti con le versioni edulcorate della Disney. E forse, nonostante i tuoi nove anni, cercherai di far capire a Giulia, la tua amica del pianerottolo, che, anche se i principi azzurri nella realtà non esistono, l’uomo giusto a volte è più vicino di quanto si pensi. Ciò che ancora non sai è che la verità costa cara. E non solo perché certe cose è meglio non raccontarle, specie quando ci sono di mezzo i segreti degli adulti. Ma anche perché in ogni storia, persino in quelle più divertenti, si nasconde un mostro. E per sconfiggerlo le parole non bastano. Per sconfiggerlo ci vuole qualcosa di vero.


Gianna Gambini


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