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Isabella Liberto presenta: Anime di carta

Isabella Liberto presenta: Anime di carta - Anteprima, scrittori, libri, Gli scrittori della porta accanto

Anteprima | Intervista a cura di Silvia Pattarini. Anime di carta, il romanzo d'esordio di Isabella Liberto, 0111 Edizioni, 2017. Dallo stalking al femminicidio, un libro che affronta tematiche difficili.


ANIME DI CARTA

di Isabella Liberto
0111 Edizioni 
Giallo | Thriller
ISBN 978-8893700849
cartaceo 14,00€
ebook 2,99€

Il tenente Christian Mudson indaga sull'omicidio di una giovane ragazza trovata morta nei pressi di un lago. Ben presto le sue indagini si intrecciano con altri omicidi sospetti. Le vittime sono tutti uomini precedentemente denunciati per stalking e violenza. Tutte le strade portano Christian a sospettare di Samanta Wallace, psicologa a capo di un centro antiviolenza che in passato era stata essa stessa vittima di stalking. In un crescendo di suspence, Christian si lega a Samanta pur sospettando di lei, fin quando la moralità stessa del detective viene messa a dura prova da una minaccia che grava personalmente su sua sorella.


L'autore racconta



Buongiorno Isabella e benvenuta. Come è nata l’idea di questo romanzo? È nata prima la trama o prima il titolo?
Questo romanzo è nato un po' per “rabbia”. Ogni giorno vediamo, sentiamo e assistiamo a tantissime storie di stalking, violenza di genere (sia fisica che psicologica) e femminicidio. Purtroppo questa situazione sembra sempre un tantino “chiusa”, quasi senza risoluzione. Da una parte abbiamo le donne che denunciano gli abusi da parte dei partner; e dall'altra parte abbiamo la giustizia che spesso non punisce definitivamente i colpevoli.
La trama e il titolo sono nati quasi contemporaneamente. Mi è piaciuto giocare un po' con il titolo e ho pensato alle anime delle donne sottoposte a questo genere di situazione, come fogli di carta piegati troppo spesso su se stessi. A volte riescono a rinascere, a volte si incendiano.

Appartiene a un genere ben definito o accorpa più generi?
Il libro è un thriller, ma è carico di pathos e ho cercato di far tirar fuori ad ogni singolo personaggio uno stato d'animo plausibile per quel tipo di situazione, che potesse coinvolgere il lettore il più possibile. C'è anche una sfumatura romantica (che non guasta mai, secondo me).

Si rivolge a un target di pubblico specifico?
No, non è “fatto” per nessun pubblico specifico. Può leggerlo chiunque ami questo genere. Forse non è proprio indicato per i ragazzi troppo giovani, ma non ho inserito scene particolarmente violente o esplicite, per cui volendo, potrebbe leggerlo chiunque sia interessato e ne abbia voglia.

Hai all'attivo altre pubblicazioni?
Anime di carta è il mio romanzo d'esordio. Per ora è l'unico e il solo.

A monte del tuo romanzo ci sta un lavoro di ricerca e documentazione?
Tematiche come stalking, violenza sulle donne e femminicidio le ho affrontate durante i miei studi universitari in sociologia, tramite lezioni e seminari. Non ho trattato però l'argomento in modo prettamente sociologico (poiché non è e non vuole essere un trattato di sociologia). Ho attinto più che altro alla realtà di tutti i giorni.

E.M. Cioran affermava: “I libri andrebbero scritti unicamente per dire cose che non si oserebbe confidare a nessuno”. Ci anticipi qualche indiscrezione sulla trama, quanto basta per incuriosire il lettore?

Il libro racconta una storia difficile, vista attraverso gli occhi di un tenente della omicidi, Christian Mudson, che inizia a indagare su alcune morti sospette. Le vittime sono tutti uomini precedentemente denunciati per stalking e violenza dalle loro ex partner. Le sue indagini lo portano a conoscere Samanta Wallace, una psicologa a capo di un centro antiviolenza, e questo scaraventa Christian in un universo nuovo, fatto di sospetti, violenza e paura, e ben presto ogni sua convinzione e credenza vacilla. Non vorrei aggiungere altro perché preferirei che il libro venisse letto.

Qualcuno ha affermato che lo scrittore è un “ladro di vite”. Per creare i tuoi personaggi hai “rubato” la vita a persone di tua conoscenza? Quanto c’è di autobiografico e quanto di romanzato?
Secondo me, quando si scrive un libro, c'è sempre qualche elemento di vita reale (anche in minima parte). È molto più facile per uno scrittore attingere alla realtà in cui vive, piuttosto che inventare tutto di sana pianta. Con questo non voglio dire che il libro è autobiografico o che i personaggi da me descritti sono persone che conosco o che ho conosciuto realmente. Credo che in tanti possano immedesimarsi in questa storia, sia perché (purtroppo) l'hanno vissuta, sia perché magari conoscono qualcuno che ha passato o sta passando certe cose. Quindi in definitiva, non lo saprete mai :)

I luoghi del romanzo: dov’è ambientato? Si è reso necessario un lavoro di ricerca per descrivere gli ambienti e i paesaggi o non è stato necessario? Hai scelto questa location per necessità, per moda o per altri motivi?
Il libro non è ambientato in nessun luogo specifico, per tanti motivi. Non ho voluto ambientarlo in un Paese, in una Regione, o in una Nazione specifica perché non lo trovavo importante.
È una storia inventata e così lo è anche il luogo in cui si svolge. Se lo avessi ambientato in Italia, avrei dovuto parlare delle leggi italiane e delle forze dell'ordine italiane. Se lo avessi ambientato in qualsiasi altra parte del mondo, avrei dovuto parlare di leggi e giustizia di cui so ben poco. Per cui ho preferito non descrivere alcun luogo, e lasciare al lettore la libertà di immaginare lo svolgersi delle vicende in qualsiasi posto preferisce.
Tra l'altro, le vicende narrate non accadono in alcuni luoghi piuttosto che in altri, purtroppo accadono ovunque. Per cui non mi è sembrato importante ambientarlo in una zona ben specifica.

Mi piace ricordare questa citazione di E.M. Cioran “Un libro che lascia il lettore uguale a com’era prima di leggerlo è un libro fallito”. Sulla base di questa affermazione ti chiedo: perché dovremmo leggere il tuo romanzo?

Credo che le tematiche trattate siano attuali e di interesse pubblico. Penso che una versione diversa, trattata in un modo diverso, delle tematiche dello stalking e della violenza di genere, possano aprire dibattiti interessanti sull'argomento e invogliare il pubblico ad affrontare argomenti di cui spesso non si cura perché: “eh ma, sempre la stessa cosa...”. Ve lo giuro, non è sempre la stessa cosa.

Stralci d’autore: lasciaci uno spaccato accattivante tratto dal tuo ultimo romanzo Anime di carta.
Vi lascio un estrattino del secondo capitolo del libro, sperando possa catturare la vostra attenzione:
La strada proseguiva fredda e solitaria fino al fiume, gli alberi sembravano guardie del bosco che osservavano le macchine sfilare una dietro l’altra in una zona che sembrava non appartenere all’uomo. Un’area fredda e oscura, che non invitava a stare lì troppo a lungo. Parcheggiò l’auto vicino al furgoncino della scientifica, mostrò il distintivo prima di raggiungere la scena del delitto. Inspirò l’aria umida intrisa dell’aroma dei pini e proseguì dritto verso l’area segnata dal nastro rosso e bianco della scientifica. La ragazza giaceva distesa mezza nuda, le braccia insanguinate e gli occhi spalancati in un’aria terrorizzata. “Cazzo, eccone un’altra” pensò guardandola. La scientifica stava lavorando sulla scena del crimine. Era presente anche il sergente Matt Pine. «Che mi dici Bono?» chiese il tenente con un cenno della testa al capo della scientifica, Walter Bonowick, chinato a ispezionare il corpo della ragazza. «Niente di buono Chris. È presto per calcolare l’ora del decesso, ma direi che è successo tra le sette e le dieci ore fa.» «Aveva documenti? Sappiamo chi è?» chiese rivolgendosi al sergente. «La ragazza si chiama Angela Lorenz, 25 anni. Per ora non sappiamo altro» rispose Pine. Chris gli fece un cenno con la testa, poi continuò a fare domande al medico legale. «Causa del decesso?» «È stata strangolata, ci sono segni evidenti sul collo e gli occhi presentano emorragie petecchiali» rispose mostrando il collo della ragazza e girandole la testa per permettere all’assistente di fotografare bene il corpo.


Un proverbio svedese cita così: “in un buon libro la cosa migliore è fra le righe”. Tra le righe è celato qualche messaggio particolare o il tuo obiettivo è esclusivamente quello di intrattenere piacevolmente il lettore?
Beh diciamo che un messaggio c'è, ed è forte e chiaro. Ma non posso rispondere perché svelerei tutto il libro, preferisco di gran lunga che venga letto. Però vorrei chiarire che un libro va preso per quello che è, ossia un libro. Per quanto possa sconvolgere, far pensare e restare dentro in un modo o nell'altro, non è un “manuale di consigli”, ma solo una storia.

Per concludere, sei fiera di ciò che hai scritto?
Sono dell'opinione che si può sempre fare di meglio, ma in linea di massima si, sono fiera del mio lavoro.

Grazie Isabella per essere stata con noi, complimenti per il tuo romanzo d'esordio e in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.


Silvia Pattarini

Silvia Pattarini
Diplomata in ragioneria, ama scrivere racconti e componimenti poetici, alcuni dei quali compaiono in diverse antologie. Partecipa a concorsi letterari di poesia, prosa e premi letterari per narrativa edita.
Biglietto di terza classe,  0111Edizioni.
La mitica 500 blu,  Lettere Animate.


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