Gli scrittori della porta accanto

Il fiore d'inverno, di Corina Bomann

Il fiore d'inverno - Incipit

Incipit #143 | Giovedì, 4 dicembre 1902.

Il fiore d'inverno - Incipit, Gli scrittori della porta accanto

Il fiore d'inverno

di Corina Bomann
Narrativa
Giunti
ebook 9,99€
cartaceo 13,60€



La nebbia aleggiava sul mare, grigia e fitta, il maestoso ponte quasi completamente inghiottito dalla coltre. Le cabine di legno montate su ruote erano ormai stipate nelle rimesse. La spiaggia, disseminata di alghe e conchiglie, era deserta.
Sulla Promenade, dove affacciavano le pensioni, ogni tanto spuntava qualche domestico con chissà quale faccenda da sbrigare. Ingobbiti e avvolti in cappotti scuri, camminavano a passo svelto senza rivolgere nemmeno uno sguardo al mare, sferzato dal vento tempestoso.
Johanna sospirò. Era un paesaggio malinconico, che incupiva lo spirito. Dov’era finita l’estate, con il suo mare azzurro e la Promenade brulicante di vacanzieri? Ripensò ai mesi precedenti, quando il suo cuore era ancora leggero. I suoi genitori avevano già accennato all’argomento matrimonio, ma lei non gli aveva dato troppo peso. Finché era durata l’estate era riuscita a distrarsi.
D’inverno, invece, usciva pochissimo, e sempre accompagnata dalla madre. Le era impossibile incontrare in segreto il suo amato. E il Natale era sempre più vicino...
Il pensiero dell’abete addobbato e del profumo di panpepato avrebbe dovuto metterla di buonumore. Da bambina adorava le feste natalizie e le attendeva con trepidazione. Quell’anno, però, era diverso: i suoi genitori si aspettavano che in quei giorni lei prendesse una decisione. Una decisione che le avrebbe cambiato la vita.
Johanna seguì con lo sguardo i gabbiani che si lasciavano trasportare dal vento e li invidiò. Voi potete volare dove volete, si disse. Anch’io vorrei avere le ali per sfuggire ai miei obblighi.
«Johanna?» Una voce la riportò alla realtà. Non si era resa conto che qualcuno aveva aperto la porta.
Era sua madre.
Nel suo vestito color crema e con i capelli biondo-rossicci raccolti in un elegante chignon, a cinquant’anni Augusta Baabe era ancora una bella donna. Johanna capiva come mai il padre avesse perso la testa per lei.
«Bambina mia, cos’hai? C’è qualcosa che non va?» domandò alla figlia, vedendola inquieta.
«No, no, tutto bene.» Johanna non era certo al settimo cielo, ma non poteva condividere con la madre il motivo della sua tristezza.
«Perché non vieni di sotto? Emma ha appena sfornato un dolce, e io sto facendo un po’ di programmi per le feste. Potremmo parlare del nuovo anno, dei nostri propositi...»
Johanna si pentì di aver detto che era tutto a posto. Un’ora prima la scusa di un mal di testa le aveva risparmiato quelle spiacevoli conversazioni in salone. Sapeva benissimo cosa aveva in mente Augusta: l’avrebbe tempestata di domande sui suoi potenziali futuri mariti e sull’organizzazione delle nozze.
Ormai era in trappola.

Appena scesero nel foyer entrò Christian, il fratello di Johanna,

di ritorno da una cavalcata con il padre a Doberan, dove avevano appuntamento con un socio in affari per tirare le somme dell’anno che volgeva al termine. Erano stati via tutta la mattinata e, dalla sua espressione compiaciuta, doveva essere stato un incontro piuttosto fruttuoso.
Johanna lo invidiava. Christian poteva andare dove voleva e, sebbene avesse già venticinque anni, nessuno parlava ancora di matrimonio. Dal fratello i genitori pretendevano solo che prima o poi rilevasse la pensione di famiglia. Probabilmente lui avrebbe potuto sposare la donna che amava.
«Che tempo da lupi!» esclamò il ragazzo togliendosi il cappotto sporco di fango. I suoi stivali erano conciati anche peggio.
«La nebbia è così fitta che sembra di respirare acqua.»
Aveva i capelli gocciolanti, gli occhi e le guance ancora arrossati dall’aria gelida. Eppure, con i suoi boccoli biondi e gli occhi azzurro chiaro, risultava comunque attraente. Nessuna ragazza di Heiligendamm o Bad Doberan lo avrebbe rifiutato.
Appena vide la faccia cupa della sorella il suo sorriso si spense.
«Johanna, che hai? Uno dei tuoi principi azzurri si è tirato indietro?»
Lei trasalì. In un certo senso il fratello aveva fatto centro.
Quel mattino, infatti, la ragazza aveva ricevuto diverse lettere da parte dei suoi pretendenti, ma nessuna di Peter. Lui, il suo amato, si firmava sempre con un nome di donna: forse Augusta aveva scoperto il trucco e l’aveva intercettata?
«Smettila di prenderla in giro» lo rimproverò la signora Baabe. «Anche tu dovresti iniziare a guardarti intorno.»
«Ma, madre, io sono ancora troppo giovane per sposarmi!»
«Be’, hai quattro anni in più di tua sorella» replicò lei. «Alla tua età, tuo padre era già fidanzato. Scegliere una sposa migliorerebbe la tua posizione.»
«Io però non mi sento ancora pronto» insistette Christian.
«Per Johanna è diverso, lei è una ragazza, e come tutte le ragazze non vede l’ora che arrivi il suo principe su un bel cavallo bianco.» Ghignò, e la sorella gli lanciò un’occhiataccia.
Parli bene tu, pensò Johanna. Tu sei il primogenito, l’erede. A me chiedono solo di sfornare figli... Non che non lo desiderasse,
ma avrebbe voluto farli con l’uomo giusto, non con quello che i suoi genitori avrebbero scelto per lei.
«Christian, sali a cambiarti e poi raggiungici in salone» ordinò Augusta. «E di’ a tuo padre di venire anche lui. Visto che in questo periodo non abbiamo ospiti potrà pur concedersi una pausa, ogni tanto.»
«Va bene, madre» rispose il ragazzo, e fece l’occhiolino alla sorella. Johanna stava per rispondergli qualcosa, ma alla fine restò zitta.
Il salone era collocato nell’ala ovest della casa, separato dalle camere della pensione da un corridoio. Era il posto in cui i coniugi Baabe ricevevano amici, conoscenti e soci in affari.
Aveva grandi porte-finestre, che lo inondavano di luce, e tantissime piante esotiche, come prescriveva la moda del momento, oltre a due grandi divani e una poltrona in velluto rosso. Sul tavolo al centro, il cui piano era sorretto da tre elefanti, c’era un servizio da tè di porcellana bianca con le rifiniture d’oro. E il dolce appena sfornato da Emma, la cuoca, il cui profumo addolciva l’odore della legna che ardeva nel camino.
«Allora, bambina mia» esordì Augusta dopo che si furono accomodate sul divano. «Le feste si avvicinano. Che ne dici se il giorno di Natale invitassimo il prescelto?»

Johanna sentì una fitta allo stomaco. Era proprio la domanda che aveva temuto.

«Be’, ecco... non so se è una buona idea» balbettò.
«E perché no?» insistette Augusta.
«Trascorrerà anche lui le feste in famiglia, no? E poi nessuno mi ha ancora fatto una proposta ufficiale.»
«È solo questione di tempo.»
«Ma io non so ancora chi scegliere.» Anzi sì, lo sapeva: nessuno!
«Johanna, ti fanno entrambi la corte da mesi» la ammonì Augusta, versando il tè nelle tazze. «Quanto ancora intendi farli aspettare?»
«Madre, io... Insomma, è una decisione importante, su cui bisogna riflettere bene.» Johanna pensò alla pila di lettere nascoste nel comodino, in mezzo a quelle degli altri spasimanti.
Peter ci aveva scherzato sopra, ma anche lui era d’accordo nell’usare una certa prudenza.
«Sì, su questo ti do ragione» concesse Augusta, inarcando le sopracciglia perfette. «Ma ti consiglio comunque di non aspettare troppo, altrimenti potrebbero perdere interesse.»
Magari, si disse Johanna. Sono settimane che ci spero.

Quarta di copertina
"Il fiore d'inverno" di Corina Bomann, Giunti, 2017.

Nella notte tra il 4 e il 5 dicembre 1902, una violenta tempesta infuria sulle lunghe spiagge sabbiose di Heiligendamm, sul Mar Baltico. Intanto, nell'elegante albergo della famiglia Baabe, fervono i preparativi per un'occasione speciale: il ballo di Natale nel castello del granduca, che inaspettatamente ha inviato loro un invito.
Il momento ideale per annunciare in grande stile il fidanzamento della giovane Johanna con uno dei migliori partiti della città. Ma c'è un segreto che la ragazza non ha mai avuto il coraggio di rivelare a nessuno, nemmeno al fratello maggiore Christian, da sempre suo confidente: l'amore per Peter, la cui famiglia è nemica giurata dei Baabe da decenni.
E a turbare i grandi progetti dei genitori arriva un altro evento inaspettato: durante una cavalcata sulla spiaggia, Christian trova una ragazza dai lunghi capelli neri riversa sulla battigia, priva di sensi. Fra le dita stringe ancora con forza il rametto di un ciliegio.
Chi è questa donna che ha dimenticato perfino il suo nome? E perché l'unico ricordo che conserva è legato alla misteriosa leggenda dei ''fiori di santa Barbara''? Davvero un rametto tagliato il 4 dicembre può fiorire a Natale realizzando i desideri più nascosti?

★★★★★

Il buon giorno si vede dal mattino, dicono, e un buon incipit e una copertina accattivante possono essere il perfetto bigliettino da visita di un libro.
Secondo voi, quante stelline si merita il biglietto da visita di questo libro?

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