Pagina 69 #118 | Donne, di Andrea Camilleri, Rizzoli, 2014. Un viaggio di scoperta della seduzione, del sesso e di quel formidabile, irrisolvibile enigma che è l'universo femminile.
L'estate del 1947 non fu una buona stagione per i bagnanti: il sole non reggeva più di tre-quattro giorni, poi veniva coperto da una densa coltre di nuvole caliginose che portavano pioggia e temporali. Il maltempo si prolungava anch'esso per tre-quattro giorni, quindi tornava il sole.
Una mattina, malgrado che dal giorno avanti il cielo fosse coperto, mi recai alla spiaggia. Lo stabilimento balneare era malinconicamente deserto. Mi misi in costume e mi feci portare una sdraio in riva al mare. Che era alquanto mosso. Cominciai a leggere il romanzo che m'ero portato appresso. Dopo un po', alzando gli occhi, m'accorsi che qualcuno nuotava verso la spiaggia. Doveva trovarsi in mare, e ben lontano dalla riva già quando ero arrivato perché non me ne ero accorto. Poi quel qualcuno si alzò in piedi e vidi che era una ragazza.
Mi passò accanto per andare allo stabilimento. Era una ventenne bruna, slanciata, un gran bel corpo.
«Com'è l'acqua?» le chiesi.
«Magnificamente fredda» mi rispose senza nemmeno guardarmi.
Aveva detto magh-nificamente. Doveva essere tedesca. E infatti solo una straniera, all'epoca, avrebbe trovato normale andare in spiaggia dalle mie parti senza un'amica o un accompagnatore. Una mezzoretta dopo, l'addetto dello stabilimento portò una sdraio, la sistemò accanto a me. Appresso comparve la ragazza in un prendisole immacolato, anche se per prendere il sole si sarebbe dovuto trapanare lo spesso strato di nubi. Pettinata, perfettamente in ordine.
Si fermò in piedi davanti a me. Mi alzai. Mi porse la mano accennando stranamente a un mezzo inchino.
«Mi chiamo Helga. Disturbo?»
Le dissi il mio nome, le risposi che non disturbava e le domandai, mentre ci risiedevamo, se fosse tedesca.
«No. Svizzera.»
«Turista?»
Si mise a ridere. Aveva un volto irregolare che il sorriso compattava rendendolo assai bello. E mi raccontò la sua storia.
Ventiquattro anni appena compiuti, sposata da cinque con un trentenne svizzero tedesco come lei che aveva una catena di ristoranti. Il marito stava sovvenzionando il restauro e il rinnovo di uno storico ristorante agrigentino e aveva una matrimoniale fissa al pianoterra del Grand Hotel des Temples. Dove lei, da due anni, veniva a passare, da sola, un mesetto di vacanza.
«Due anni? E com'è che non l'ho mai vista prima?»
«Perché sono andata sempre nella spiaggia di San Leone. Ma stamattina m'è venuta l'idea di farmi accompagnare qui. Questa mi piace di più.»
Si era levato un po' di vento, non dava però fastidio. Avevo posato il romanzo per terra, il vento lo sfogliò. Di scatto si chinò, lo raccolse, soffiò tra le pagine per pulirle dai granellini di sabbia, me lo porse.
«Detesto il disordine e lo sporco» dichiarò.
Il suo sguardo cominciò a percorrere minutamente il mio corpo, di sicuro voleva accertarsi della mia dimestichezza con la pulizia. Dovetti superare l'esame perché mi disse: «Diamoci del tu.»
E cominciò a voler sapere di me. Ma m'interruppe quasi subito, le piaceva di più parlare di sé. Ci intrattenemmo piacevolmente fino a quando lei, guardando l'orologino, mi comunicò che entro pochi minuti sarebbero venuti a prenderla con la macchina del ristorante.
«Ci vediamo domani mattina?» mi domandò.
«Certo» risposi con entusiasmo «e tutte le mattine finché resterai qui.»
«Ma io purtroppo sono arrivata alla fine della mia vacanza! Potrò venire qua ancora domani, ma dopodomani mattina devo partire.»
Corrugò la fronte, stava pensando intensamente. Poi si risolvette.
«Senti, sei libero oggi pomeriggio per venire ad Agrigento? Avrei piacere di parlare ancora con te, ma non vorrei farmi vedere in giro con un ragazzo, capisci? L'anno scorso ho scoperto un piccolo caffè pochissimo frequentato, ma molto pulito, che ha una stanzetta interna... Posso stare con te due ore esatte, dalle cinque alle sette. Ti va bene?»
Mi andava benissimo. Mi spiegò come arrivare al caffè, si alzò, corse verso lo stabilimento a cambiarsi. Ma si fermò, tornò indietro, io ero ancora in piedi, sollevò una mano, me la passò sopra la fronte.
«C'era un po' di sabbia.» mi disse.
Una mattina, malgrado che dal giorno avanti il cielo fosse coperto, mi recai alla spiaggia. Lo stabilimento balneare era malinconicamente deserto. Mi misi in costume e mi feci portare una sdraio in riva al mare. Che era alquanto mosso. Cominciai a leggere il romanzo che m'ero portato appresso. Dopo un po', alzando gli occhi, m'accorsi che qualcuno nuotava verso la spiaggia. Doveva trovarsi in mare, e ben lontano dalla riva già quando ero arrivato perché non me ne ero accorto. Poi quel qualcuno si alzò in piedi e vidi che era una ragazza.
Mi passò accanto per andare allo stabilimento. Era una ventenne bruna, slanciata, un gran bel corpo.
«Com'è l'acqua?» le chiesi.
«Magnificamente fredda» mi rispose senza nemmeno guardarmi.
Aveva detto magh-nificamente. Doveva essere tedesca. E infatti solo una straniera, all'epoca, avrebbe trovato normale andare in spiaggia dalle mie parti senza un'amica o un accompagnatore. Una mezzoretta dopo, l'addetto dello stabilimento portò una sdraio, la sistemò accanto a me. Appresso comparve la ragazza in un prendisole immacolato, anche se per prendere il sole si sarebbe dovuto trapanare lo spesso strato di nubi. Pettinata, perfettamente in ordine.
Si fermò in piedi davanti a me. Mi alzai. Mi porse la mano accennando stranamente a un mezzo inchino.
«Mi chiamo Helga. Disturbo?»
Le dissi il mio nome, le risposi che non disturbava e le domandai, mentre ci risiedevamo, se fosse tedesca.
«No. Svizzera.»
«Turista?»
Si mise a ridere. Aveva un volto irregolare che il sorriso compattava rendendolo assai bello. E mi raccontò la sua storia.
Ventiquattro anni appena compiuti, sposata da cinque con un trentenne svizzero tedesco come lei che aveva una catena di ristoranti. Il marito stava sovvenzionando il restauro e il rinnovo di uno storico ristorante agrigentino e aveva una matrimoniale fissa al pianoterra del Grand Hotel des Temples. Dove lei, da due anni, veniva a passare, da sola, un mesetto di vacanza.
«Due anni? E com'è che non l'ho mai vista prima?»
«Perché sono andata sempre nella spiaggia di San Leone. Ma stamattina m'è venuta l'idea di farmi accompagnare qui. Questa mi piace di più.»
Si era levato un po' di vento, non dava però fastidio. Avevo posato il romanzo per terra, il vento lo sfogliò. Di scatto si chinò, lo raccolse, soffiò tra le pagine per pulirle dai granellini di sabbia, me lo porse.
«Detesto il disordine e lo sporco» dichiarò.
Il suo sguardo cominciò a percorrere minutamente il mio corpo, di sicuro voleva accertarsi della mia dimestichezza con la pulizia. Dovetti superare l'esame perché mi disse: «Diamoci del tu.»
E cominciò a voler sapere di me. Ma m'interruppe quasi subito, le piaceva di più parlare di sé. Ci intrattenemmo piacevolmente fino a quando lei, guardando l'orologino, mi comunicò che entro pochi minuti sarebbero venuti a prenderla con la macchina del ristorante.
«Ci vediamo domani mattina?» mi domandò.
«Certo» risposi con entusiasmo «e tutte le mattine finché resterai qui.»
«Ma io purtroppo sono arrivata alla fine della mia vacanza! Potrò venire qua ancora domani, ma dopodomani mattina devo partire.»
Corrugò la fronte, stava pensando intensamente. Poi si risolvette.
«Senti, sei libero oggi pomeriggio per venire ad Agrigento? Avrei piacere di parlare ancora con te, ma non vorrei farmi vedere in giro con un ragazzo, capisci? L'anno scorso ho scoperto un piccolo caffè pochissimo frequentato, ma molto pulito, che ha una stanzetta interna... Posso stare con te due ore esatte, dalle cinque alle sette. Ti va bene?»
Mi andava benissimo. Mi spiegò come arrivare al caffè, si alzò, corse verso lo stabilimento a cambiarsi. Ma si fermò, tornò indietro, io ero ancora in piedi, sollevò una mano, me la passò sopra la fronte.
«C'era un po' di sabbia.» mi disse.
Quarta di copertina
"Donne" di Andrea Camilleri.
Donne fiere che non cedono a minacce né a lusinghe, pronte ad affrontare il loro destino. Donne misteriose che compaiono e scompaiono nel volgere di un viaggio in nave. Donne soavi e inebrianti, come la Sicilia. Donne scandalose, perché non hanno paura di prendere ciò che è loro, compresa la libertà. Semplicemente, donne. Sono loro le protagoniste di questo libro, viste da un Andrea Camilleri in carne e ossa, prima di diventare lo scrittore più amato d'Italia. È il ragazzino timido che scopre il piacere di riaccompagnare a casa una compagna di classe, magari tenendola per mano. È il diciassettenne che di fronte al volto intenso e tenero di una diva del cinema scoppia in lacrime e decide di abbandonare la sua terra. È il giovane che in piena notte corre ad Agrigento in bicicletta, sotto il diluvio, per raggiungere una statuaria bellezza tedesca ossessionata dall'igiene. È il marinaio improvvisato che, nell'estate del '43, durante un bombardamento soccorre una bambina, e grazie al miracolo di un abbraccio riesce a dimenticare orrori e distruzione. Un intimo, giocoso catalogo delle donne che nel corso dei secoli gli uomini hanno di volta in volta amato e odiato. Un viaggio di scoperta della seduzione, del sesso e di quel formidabile, irrisolvibile enigma che è l'universo femminile.Leggi le altre pagine 69:
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