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Tre donne, di Dacia Maraini

Tre donne, di Dacia Maraini

Libri | Recensione di Davide Dotto. Tre donne. Una storia d'amore e disamore  di Dacia Maraini, Rizzoli, 2017. Tre le generazioni di donne che convivono, tre personalità radicalmente distinte a confronto, diverse concezioni del mondo e del tempo.

Sono tre le generazioni di donne che convivono; tre personalità radicalmente distinte si confrontano, nutrendo l’urgenza di raccontare di sé: in una lettera, in un piccolo apparecchio, in un diario. Emergono differenti concezioni del mondo, del tempo:
La lentezza ha il suo valore nascosto ma profondo: la lentezza del pensiero, la lentezza delle parole, la lentezza della scrittura, il grande privilegio di un tempo di sciatta velocità.
In Tre donne. Una storia d'amore e disamore, tra nonna Gesuina e la nipote Lori, c’è Maria. 
Figlia e madre, sognatrice, innamorata di un francese. Non manda mail ma spedisce lettere vergate con la stilografica; in casa tiene libri e poi libri e poi ancora libri. Involontaria epigona di Madame Bovary, è immersa nella letteratura, distante dal mondo reale. Si è costruita una dimensione personale, grazie alla quale vive senza cappi e trappole. Uno spazio prezioso in cui alimenta le proprie illusioni, cercando di dare a esse un barlume di concretezza. Tuttavia trabocca di dedizione e sacrificio, un troppo che stroppia al quale risponde la vispa Gesuina, che mette i puntini sulle “i”.
Gesuina straripa di vitalità, adora divertirsi e rischiare, “puntare sul rosso e sul nero e poi aspettare la sorpresa della vincita o della perdita”. Sulla sua libertà non negozia, non si ritiene una istituzione familiare, erge sani paletti su quanto si debba imporle.
Lori, la più giovane e la più delicata, è provvista di uno spirito indomito e sbarazzino, chiave di volta delle storie in cui si mescolano amore e le vicende del disamore. Sullo sfondo si stagliano l’universo affettivo e un registro tra il leggero e il dissacratorio, pronto ad aprirsi al dramma più serio.


Alla fine qualcosa si rompe, la narrazione in Tre donne. Una storia d'amore e disamore procede per voce sola. Le altre a un tratto tacciono, mute e disperate.

È venuta meno la fragile armonia tra i membri di una famiglia sui generis. La causa è da imputare alla forza dirompente di un estraneo (François), le cui prerogative demoliscono un edificio che, tra alti e bassi, ha fino a ora resistito. Gesuina, Maria e Lori, pur condividendo lo stesso spazio, non occupano il centro del medesimo cerchio. Tra loro non c'è nessuna gara, se non il manifestarsi di una ordinaria competizione generazionale. I paletti, a corredo della reciprocità e della simmetria necessarie ai rapporti umani, ci sono comunque: al confine tra ciò che il singolo può fare e ciò che la comunità può pretendere da esso. Se ciascuna delle tre donne ha la sua idea di libertà, sa o percepisce che essa non si pone mai come un assoluto. Anzi, niente deve porsi come tale: né la comunità (soffocando il singolo), né l’individuo (ponendosi ai margini o al di sopra di qualsiasi relazione). Nemmeno la più rigida morale e l’imperturbabile etica hanno l’ultima parola.
A parte indispensabili punti fermi, è ammessa ogni circonvoluzione sentimentale, persino percorrere sentieri pericolosi – come fa nonna Gesuina. Meno scontata l’esigenza di evitare le estreme conseguenze, quando nessun ritorno (o perdono) è consentito. Entrare nel profondo – soprattutto nelle relazioni umane – significa porre in discussione molte cose, anche le più rodate. Ci si scontra, insomma, con ciò che fatalmente accade, è accaduto e accadrà di nuovo (l’id quod plerumque accidit dei latini). Fatalità, a ben guardare, è un concetto che ricorre spesso nel libro di Flaubert, tradotto da Maria. La quale, insieme alla legge dei grandi numeri, obbliga a mettere in preventivo gli esiti in grado di porre nel nulla i sentimenti più sacri. Ma, appunto perché sacri, esigono riguardo e discernimento: non cibarsi dei frutti dell’albero altrui, non violare le intime ragioni di una qualsiasi vita in comune.
La questione non è dare la preminenza a questo o a quello. La comunità va preservata quanto l’individuo che ne è parte. Non si tratta nemmeno di una presa di posizione contro la parte maschile di una relazione (l'amante, il marito, il padre). Sarebbe una interpretazione riduttiva di Tre donne. Una storia d'amore e disamore. Basti pensare all'occhio di riguardo che Dacia Maraini esprime, en passant, nei confronti di Charles Bovary, marito di Emma:
E sempre più mi convinco che la persona più umana del racconto è proprio il tartassato Charles, che Flaubert tratta come l'ultimo degli ultimi.
Giudizio che ricalca le conclusioni alle quali Dacia Maraini era giunta nel saggio Cercando Emma, edito anch'esso da Rizzoli:
Rozzo, goffo e pigro, si direbbe persino scemo, in realtà si mostra capace di ciò che nessuno dei personaggi flaubertiani sa fare: amare con dedizione materna, con tenerezza protettiva, con generosità infinita, la persona che ha scelto di amare.


Tre donne

di Dacia Maraini
Rizzoli
Narrativa
ISBN 978-88-170-9696-6
cartaceo 15,30€
ebook 9,99€

Sinossi
Ogni donna è una voce, uno sguardo, una sensibilità unica e irripetibile. Lo sono anche Gesuina, Maria e Lori, una nonna, una madre e una figlia forzate dalle circostanze a convivere in una casa stregata dall'assenza prolungata di un uomo. Tanto Gesuina, più di sessant'anni e un'instancabile curiosità per il gioco dell'amore, è aperta e in ascolto del mondo, quanto Maria, sua figlia, vorrebbe fuggire la realtà, gli occhi persi tra le carte di traduttrice e i sentimenti rarefatti rivolti a un altrove lontano. Il ponte tra questi due universi paralleli è Lori, sedici anni fatti di confusione e rivolta, che del cuore conosce solo il ritmo istintivo dell'adolescenza. Ma il fragile equilibrio che regola la quotidianità di queste tre generazioni è destinato a incrinarsi quando un uomo irrompe nelle loro vite, e ristabilirne uno nuovo significherà abbandonarsi alla forma più pura di passione, quella per la libertà. Tre donne illumina i percorsi nascosti e gli equilibri impossibili del desiderio, li fotografa con un taglio inedito che ne coglie le delicate sfumature in tutte le età della vita.


Davide-Dotto

Davide Dotto
Sono nato a Terralba (OR) vivo nella provincia di Treviso e lavoro come impiegato presso un ente locale. Ho collaborato con Scrittevolmente, sono tra i redattori di Art-Litteram.com e curo il blog Ilnodoallapenna.com. Ho pubblicato una decina di racconti usciti in diverse antologie.
Il ponte delle Vivene, Ciesse Edizioni.


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