Gli scrittori della porta accanto

Cuore, di Edmondo De Amicis: pagina 69

Cuore, di Edmondo De Amicis: pagina 69

Pagina 69 #129 Cuore, di Edmondo De Amicis, Giunti, edizione 2017. Dal 1886, la vita di tutti i giorni di una classe di alunni fra gli otto e i dieci anni in una scuola di Torino e degli adulti che li circondano.

18, martedì.

Anche il mio nuovo maestro mi piace, dopo questa mattina. Durante l’entrata, mentre egli era già seduto al suo posto, s’affacciava di tanto in tanto alla porta della classe qualcuno dei suoi scolari dell’anno scorso, per salutarlo; s’affacciavano, passando, e lo salutavano: — Buon giorno, signor maestro. — Buon giorno, signor Perboni; — alcuni entravano, gli toccavan la mano e scappavano. Si vedeva che gli volevan bene e che avrebbero voluto tornare con lui. Egli rispondeva: — Buon giorno, — stringeva le mani che gli porgevano; ma non guardava nessuno; ad ogni saluto rimaneva serio, con la sua ruga diritta sulla fronte, voltato verso la finestra, e guardava il tetto della casa di faccia; e invece di rallegrarsi di quei saluti, pareva che ne soffrisse. Poi guardava noi, l’uno dopo l’altro, attento.
Dettando, discese a passeggiare in mezzo ai banchi, e visto un ragazzo che aveva il viso tutto rosso di bollicine, smise di dettare, gli prese il viso fra le mani e lo guardò; poi gli domandò che cos’aveva e gli posò una mano sulla fronte per sentir s’era calda. In quel mentre, un ragazzo dietro di lui si rizzò sul banco e si mise a fare la marionetta. Egli si voltò tutt’a un tratto; il ragazzo risedette d’un colpo, e restò lì, col capo basso, ad aspettare il castigo. Il maestro gli pose una mano sul capo e gli disse: — Non lo far più. Nient’altro.
Tornò al tavolino e finì di dettare. Finito di dettare, ci guardò un momento in silenzio; poi disse adagio adagio, con la sua voce grossa, ma buona: — Sentite. Abbiamo un anno da passare insieme. Vediamo di passarlo bene. Studiate e siate buoni. Io non ho famiglia. La mia famiglia siete voi. Avevo ancora mia madre l’anno scorso: mi è morta. Son rimasto solo. Non ho più che voi al mondo, non ho più altro affetto, altro pensiero che voi. Voi dovete essere i miei figliuoli. Io vi voglio bene, bisogna che vogliate bene a me. Non voglio aver da punire nessuno. Mostratemi che siete ragazzi di cuore; la nostra scuola sarà una famiglia e voi sarete la mia consolazione e la mia alterezza. Non vi domando una promessa a parole; son certo che, nel vostro cuore, m’avete già detto di sì. E vi ringrazio. — In quel punto entrò il bidello a dare il finis. Uscimmo tutti dai banchi zitti zitti. Il ragazzo che s’era rizzato sul banco s’accostò al maestro, e gli disse con voce tremante: — Signor maestro, mi perdoni. — Il maestro lo baciò in fronte e gli disse: — Va, figliuol mio.


Quarta di copertina
"Cuore" di Edmondo De Amicis, Giunti.

La storia del libro "Cuore" si svolge all'indomani dell'unificazione d'Italia e racconta, attraverso gli occhi del protagonista, la realtà speranzosa ma difficile di quegli anni. Enrico Bottini ha solo dieci anni e le riflessioni e gli episodi che giornalmente segna sul suo quadernetto hanno come ambito privilegiato quello scolastico: aneddoti e vicende che riguardano soprattutto gli insegnanti e gli alunni della sua classe e scuola. Alle pagine del diario si alternano i racconti mensili edificanti che il maestro propone agli scolari e i messaggi che il padre, la madre e la sorella lasciano sul diario di Enrico. Età di lettura: da 8 anni.

«Questo libro è particolarmente dedicato ai ragazzi delle scuole elementari, i quali sono tra i 9 e i 13 anni, e si potrebbe intitolare: Storia d'un anno scolastico, scritta da un alunno di terza d'una scuola municipale d'Italia. - Dicendo scritta da un alunno di terza, non voglio dire che l'abbia scritta propriamente lui, tal qual è stampata. Egli notava man mano in un quaderno, come sapeva, quello che aveva visto, sentito, pensato, nella scuola e fuori; e suo padre, in fin d'anno, scrisse queste pagine su quelle note, studiandosi di non alterare il pensiero, e di conservare, quanto fosse possibile, le parole del figliuolo. Il quale poi, 4 anni dopo, essendo già nel Ginnasio, rilesse il manoscritto e v'aggiunse qualcosa di suo, valendosi della memoria ancor fresca delle persone e delle cose. Ora leggete questo libro, ragazzi: io spero che ne sarete contenti e che vi farà del bene.»
Edmondo De Amicis


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