Gli scrittori della porta accanto

Monologo da Il gabbiano, di Cechov

Monologo da Il gabbiano, di Cechov

Palcoscenico Di Tamara Marcelli Il monologo teatrale di Trigorin sui tormenti dello scrittore, dal dramma in quattro atti del 1895 Il gabbiano, di Anton Cechov.

Il gabbiano, di Anton Cechov, Einaudi 1997  cartaceo 8,50€

Prima assoluta nel 1896 al Teatro Aleksandrinskij di San Pietroburgo.
Nel 1898 al Teatro D'Arte di Mosca vi fu il vero trionfo dell'opera con la versione di Stanislavskij e Dancenko.
Trasposizioni cinematografiche e televisive:
  • nel 1968 per la regia di Sidney Lumet, con Vanessa Redgrave e Simone Signoret.
  • nel 1977 per la regia di Marco Bellocchio, con Remo Girone, Pamela Villoresi, Giulio Brogi.
Quando il diluvio ci minaccia, non bisogna temere di bagnarsi i piedi.
Anton Cechov

Il monologo di Trigorin sugli scrittori


Devo andare subito a scrivere. Scusi, non ho tempo…

[Ride]

Lei ha toccato, come suol dirsi, il mio lato debole, ed ecco io comincio a turbarmi e ad essere alquanto irritato. Del resto, parliamone pure. Parliamo della mia bellissima, luminosa esistenza…
Bene, di dove cominceremo?

[Dopo aver riflettuto un poco]

Vi sono delle idee ossessive: quando uno, ad esempio, pensa sempre di notte e di giorno, alla luna, e anch’io ho una mia simile luna. Giorno e notte mi affligge un solo pensiero molesto: io devo scrivere, io devo scrivere, io devo…
Ho appena finita una novella, che subito, non so perché, devo scriverne un’altra, e poi una terza, e dopo la terza, e dopo la terza una quarta… Scrivo senza interruzione… Oh, che vita assurda! Sto qui con lei, mi agito e intanto a ogni istante ricordo che mi aspetta una novella incompiuta.
Vedo una nuvola simile a un pianoforte. Penso: bisognerà accennare in qualche racconto che fluttuava una nuvola simile ad un pianoforte. C’è odore di eliotropio. Mi imprimo nella memoria: aroma dolciastro, color vedovile, accennarvi nella descrizione di una sera d’estate. Colgo ogni parola, ogni frase, che io e lei pronunziamo e mi affretto a rinchiuderle tutte nel mio deposito letterario: potranno servirmi!
Quando finisco un lavoro, corro a teatro o a pescare, potrei riposarmi, dimenticare, e invece nella mia testa già rotola una pesante palla di ghisa, un nuovo soggetto, e già mi attira il mio tavolino, e bisogna affrettarsi daccapo a scrivere e scrivere. E così sempre, sempre, e non ho pace da me stesso, e sento che sto consumando la mia esistenza, e che, per dare del miele a qualcuno nello spazio, io rubo il polline ai miei fiori migliori, li strappo e ne calpesto le radici.
Non sono pazzo? I parenti e gli amici mi trattano forse come uno sano? «Che sta scrivendo? Che ci prepara di bello?». Sempre lo stesso, lo stesso, e mi pare che le premure dei conoscenti, le lodi, l’ammirazione: tutto questo sia inganno, che mi ingannino come un malato, e temo talvolta che qualcuno si appressi quatto quatto alle mie spalle, per afferrarmi e portarmi, come Poprišč, al manicomio.
In quegli anni, negli anni migliori, in quelli della giovinezza, quando io cominciavo, lo scrivere era per me un continuo supplizio. Uno scrittore esordiente, specie se non ha fortuna, si crede goffo, maldestro superfluo, ha i nervi tesi, irritati; gironzola infrenabilmente attorno a persone partecipi della letteratura e dell’arte, misconosciuto, non osservato da alcuno, temendo di guardar fisso e con audacia negli occhi, come un giocatore accanito, che non abbia denaro.
Io non vedevo il mio lettore, ma non so perché alla mia fantasia egli appariva malevolo, diffidente. Temevo il pubblico, mi faceva paura, e, quando mettevano in scena una mia nuova commedia, mi sembrava ogni volta che i bruni mi fossero ostili e i biondi gelidamente indifferenti. Oh, che cosa terribile! Che supplizio!



Tamara-Marcelli

Tamara Marcelli
Artista poliedrica, eccentrica, amante dell'arte in tutte le sue forme. Una sognatrice folle. Ha studiato Lettere e Tecniche dello Spettacolo, canto e recitazione per oltre dieci anni e ha lavorato come attrice in alcuni importanti Teatri del Lazio. Scrive poesie, romanzi, testi teatrali, articoli e saggi.
Il blu che non è un colore,  Montag.
Il sogno dell'isola, StreetLib - Collana Gli scrittori della porta accanto (seconda edizione, prima ed. Montag).


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