Gli scrittori della porta accanto

Il monologo di Tim Roth da La leggenda del pianista sull'oceano, di Tornatore

Il monologo di Tim Roth da La leggenda del pianista sull'oceano, di Tornatore

Cinema Di Tamara Marcelli. Dal film La leggenda del pianista sull'oceano, di Giuseppe Tornatore, il monologo di Novecento (Tim Roth),  il musicista nato a bordo di una nave, sulle onde della musica di Morricone.  

Il soggetto di "La leggenda del pianista sull'oceano" è tratto dal monologo teatrale Novecento di Alessandro Baricco, del 1994. Adattato al cinema nel 1998, con musiche di Ennio Morricone, scenografia di Francesco Frigeri, sceneggiatura e regia di Giuseppe Tornatore, fotografia di Lajos Koltai e costumi di Maurizio Millenotti, nel cast annovera Tim Roth, Pruitt Taylor Vince, Melanie Thierry, Bill Nunn, Clarence Williams e Gabriele Lavia.

Premi

1999 cinque David di Donatello per Miglior Regia, Miglior Fotografia, Miglior Scenografia, Migliori Costumi.
1999 cinque Nastro d'Argento per regia Miglior Film, Miglior Produttore, Migliore Sceneggiatura, Migliore Scenografia, Migliori Costumi, Premio Nastro D'Argento Speciale a Ennio Morricone per la Musica.
1999 Globo d'oro per la Migliore Sceneggiatura.
2000 Golden Globe per la Migliore Colonna Sonora di Ennio Morricone.



Monologo di Novecento

Tutta quella città… non si riusciva a vederne la fine…
La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine?
Era tutto molto bello, su quella scaletta… e io ero grande con quel bel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi che sarei sceso, non c’era problema.
Non è quello che vidi che mi fermò, Max
È quello che non vidi.
Puoi capirlo? Quello che non vidi… In tutta quella sterminata città c’era tutto tranne la fine.
C’era tutto.
Ma non c’era una fine. Quello che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo.
Tu pensa a un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu lo sai che sono 88 e su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quegli 88 tasti la musica che puoi fare è infinita.
Questo a me piace. In questo posso vivere.
Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai, e questa è la verità, che non finiscono mai… Quella tastiera è infinita.
Ma se quella tastiera è infinita allora su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. E sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio.
Cristo, ma le vedevi le strade?
Anche soltanto le strade, ce n’erano a migliaia! Ma dimmelo, come fate voialtri laggiù a sceglierne una.
A scegliere una donna. Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire.
Tutto quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce e quanto ce n’è.
Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla…
Io ci sono nato su questa nave. E vedi, anche qui il mondo passava, ma non più di duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano, ma non più di quelli che ci potevano stare su una nave, tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità su una tastiera che non era infinita.
Io ho imparato a vivere in questo modo.
La Terra… è una nave troppo grande per me. È una donna troppo bella. È un viaggio troppo lungo. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare.
Non scenderò dalla nave.
Al massimo, posso scendere dalla mia vita. In fin dei conti, è come se non fossi mai nato.


Tamara Marcelli


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