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Black Out, di David Berti e Gaetano Insabato

Black Out, di David Berti e Gaetano Insabato - Comunicato stampa

Libri SponsoredBlack Out, di David Berti e Gaetano Insabato, Innocenti Editore. Un giornalista e un medico, due vite parallele che un black-out fa incontrare all'aeroporto di Fiumicino, poco prima dell'imbarco di Renzo per New York e di Mary per la Siria.


Black Out

di David Berti e Gaetano Insabato
Innocenti Editore
Narrativa contemporanea | Noir
ISBN 978-8898310623
ebook 4,99€
cartaceo 15,00€

Renzo Cavalieri, giornalista alla continua ricerca della verità che si cela dietro i più inquietanti e drammatici eventi che caratterizzano i nostri giorni. Mary Sciarpa, medico impegnato in missioni umanitarie sempre in viaggio in Paesi a rischio, dove la barbarie sembra aver preso il posto della civiltà. Entrambi i protagonisti, sulla soglia dei quarant'anni e delusi da relazioni fallimentari, sono accomunati dall'amore per il loro lavoro e da un'indefinibile inquietudine esistenziale. Due vite parallele destinate a non incontrarsi, se un black-out, apparentemente casuale, non le portasse letteralmente a scontrarsi, all'aeroporto di Fiumicino, poco prima dell'imbarco di Renzo per New York e di Mary per la Siria. Un viaggio che da Firenze, dove entrambi vivono, passando per la splendida terra di Maremma, li condurrà in luoghi affascinanti e misteriosi, come la meravigliosa Istanbul. Un enigma, pervenuto a Mary per mezzo di un anziano pescatore e a Renzo tramite una cartomante, legherà il loro destino. Sullo sfondo la bellissima isola d'Elba e la leggenda dell'Innamorata di Capoliveri che, per mezzo di un trascendente filo che congiunge insieme passato e futuro, sembra risolversi nella storia presente dei nostri personaggi. Cosa spinge realmente Renzo ad andare a New York e quale verità sta cercando, nascosta dietro i più sanguinosi conflitti che affliggono il nostro pianeta?



I feriti più gravi vennero trasportati all’ospedale di Azaz, con le poche ambulanze a disposizione, mentre gli altri furono caricati su macchine o furgoni adibiti al trasporto di merci. Mary raggiunse il presidio medico, accompagnata da un operatore umanitario in sella a una motocicletta. La struttura era in chiaro stato di degrado. La facciata era crivellata in più punti da scariche di kalashnikov. Alcuni vetri delle finestre erano rotti. Ma ciò che più impressionava, era quella che originariamente doveva essere la scritta “Hospital”, sovrastante l’ingresso, a cui mancavano alcune lettere. All’entrata dell’Emergency Department, degli uomini armati cercarono di fermala. Riuscì a fatica a farli comprendere che era una dottoressa e a ottenere il permesso di entrare dentro l’edificio. Nella sala di attesa, corpi di persone agonizzanti, tra cui molti bambini, erano distesi su barelle, tavoli, panche o giacigli di fortuna allestiti sul pavimento. Gli strazianti lamenti, il sangue che tingeva vestiti laceri, spandendo le sue tracce su ogni cosa nella stanza, e il suo odore, che impregnava l’aria, creavano un’atmosfera surreale. Tuttavia la cosa, che colpì maggiormente Mary, fu lo sguardo vitreo dei bambini. Era perso nel vuoto, immerso in una realtà parallela. Inespressivi, non si lamentavano, non piangevano. Davano l’impressione di aver già accettato quel destino e di essere proiettati oltre. Quando si aprì una porta scorrevole automatica, che ancora miracolosamente funzionava, ne uscì un giovane uomo con un camice bianco, che recava anch’esso molte macchie di sangue. Mary si presentò dicendo che era stata mandata lì dal dottor Ali.
“Che Allah sia lodato. Abbiamo bisogno di personale qualificato. Mi segua”.
Il corridoio, dietro la porta, conduceva a due sale operatorie che, sorprendentemente, erano fornite di macchinari moderni ed efficienti.
“Sorpresa?”
“Sì, in effetti...”
“Sono il dono di alcune generose anime dell’Occidente”.
“Due fori in mezzo al deserto”.
“Già! Nonostante ciò, abbiamo due grandi problemi qui. Non avendo spesso energia elettrica, i generatori non riescono sempre a sopperire a tale mancanza e non di rado capita che, mentre operiamo, ci troviamo con tutti gli strumenti fuori uso. Inoltre la carenza di sangue è cronica”.
“Veramente angosciante. Ogni pietra di questa terra ne è bagnata, ma manca per operare”.
“Proprio così! Infine, e questa è la parte più difficile, quando dobbiamo scegliere un paziente su cui intervenire, siamo costretti a prendere non quello più grave, ma colui che, con i mezzi a nostra disposizione, siamo sicuri di poter salvare”.
“Mio Dio, è orrendo!”
“Lo so, ma non possiamo sprecare le poche risorse che abbiamo. Dobbiamo rendere il più efficace ed efficiente possibile la nostra operatività. Ora mettiamoci a lavoro, non perdiamo altro tempo. Vada di là e selezioni i feriti che, secondo lei, hanno più probabilità di sopravvivere. Li metta uno di questi nastrini colorati intorno al polso, poi venga in sala operatoria”.
“D’accordo”.
“Dimenticavo! Se con loro hanno un parente che li accompagna, le dia priorità, perché, molto probabilmente, potrebbero avere lo stesso gruppo sanguigno e sarà possibile procedere a una trasfusione”.
Mary ritornò in quella che doveva essere la sala di attesa. Cominciò a esaminare i feriti. Tutti quelli coscienti chiedevano aiuto e i loro familiari, o amici, tentavano di intercedere per loro. Per alcuni istanti, si sentì persa e incapace di agire. Ebbe la sensazione di essere investita di un potere che solo a Dio poteva essere concesso. Doveva decidere chi sarebbe probabilmente sopravvissuto e chi no. Un peso insostenibile. Una di quelle situazioni assurde che, sfortunatamente, rappresentano il paradigma delle guerre. Per la prima volta, fu consapevole appieno della brutalità e della barbarie che i confitti armati portano con sè. Piano piano si fece coraggio e, cercando di schermarsi dalle emozioni, cominciò a legare ai polsi dei feriti i braccialetti, come l’angelo di Dio che segnava le porte delle case degli agnelli da salvare. Fatto ciò, tornò dentro e raggiunse la sala operatoria, dove si trovava il collega che l’aveva accolta.

David Berti e Gaetano Insabato

David Berti e Gaetano Insabato




David Berti nasce l'11 aprile 1974 a Grosseto. Si laurea all'Università degli studi di Siena, ottenendo prima la laurea breve in "Scienze del servizio sociale", in seguito quella specialistica in "Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali". Frequenta un master universitario, svolto sempre presso lo stesso ateneo senese in "Valutazione della qualità dei servizi socio-sanitari". Infine, termina la sua formazione all'università Guido Carli LUISS di Roma con un master in "Carriera diplomatica". Attualmente vive e lavora a Grosseto.

Gaetano Insabato nasce nel 1973 a Portici (NA), si laurea in Giurisprudenza a Siena e svolge la professione di consulente assicurativo. Nel 2008 pubblica il suo primo romanzo dal titolo “Notte di San Lorenzo”.


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