Gli scrittori della porta accanto

Il monologo di Marlon Brando da Apocalypse Now, di Coppola

Il monologo di Marlon Brando da Apocalypse Now, di Coppola

Cinema Di Tamara Marcelli Dal film Apocalypse Now, di Francis Ford Coppola, l'inquietante monologo del Colonnello Kurtz (Marlon Brando), disertore nella remota giungla cambogiana.

Apocalypse Now è un film drammatico del 1979 di Francis Ford Coppola.
Ambientato durante la guerra in Vietnam, nel 1969, e rappresenta l'eterna sfida tra il Bene e il Male.
« Mi piace l'odore del napalm al mattino. Una volta abbiamo bombardato una collina, per dodici ore, e finita l'azione siamo andati a vedere. Non c'era più neanche l'ombra di quegli sporchi bastardi. Ma quell'odore... sai quell'odore di benzina? Tutto intorno. Profumava come... come di vittoria. »
Soggetto liberamente ispirato al romanzo di Joseph Conrad Cuore di tenebra del 1899, con Marlon Brando, Robert Duvall, Martin Sheen, Frederic Forrest, Dennis Hopper, Harrison Ford, Linda Carpenter. Fotografia di Vittorio Storaro, musica di Carmine Coppola e Francis Ford Coppola.
La scena iniziale e quella finale sono accompagnate dalla canzone "The end" dei The Doors e dal rumore degli elicotteri.
Nel 1979 vince la Palma d'oro al Festival di Cannes. Nel 1980 riceve due Premi Oscar per Miglior Fotografia a Vittorio Storaro e Migliore Sonoro; tre Golden Globe per Miglior Regia, Miglior Colonna Sonora e Miglior Attore non protagonista a Robert Duvall.

Monologo del Colonnello Kurtz

Io ho visto degli orrori, orrori che ha visto anche lei. Ma non ha il diritto di chiamarmi assassino. Ha il diritto di uccidermi, ha il diritto di far questo, ma non ha il diritto di giudicarmi.
E’ impossibile trovare le parole per descrivere ciò che è necessario a coloro che non sanno ciò che significa l’orrore. L’orrore a un volto e bisogna farsi amico l’orrore.
Orrore, terrore morale, dolore sono i tuoi amici. Ma se non lo sono, essi sono nemici da temere. Sono dei veri nemici.
Ricordo, quand’ero nelle forze speciali, sembra migliaia di secoli fa. Andammo in un campo, per vaccinare i bambini. Lasciammo il campo dopo aver vaccinato i bambini contro la polio. Più tardi venne un veccio a richiamarci, piangeva, era cieco.
Tornammo al campo, erano venuti i Vietcong e avevano tagliato ogni braccio vaccinato. Erano là in un mucchio, un mucchio di piccole braccia e, mi ricordo che ho pianto come, come, come un madre.


Volevo strapparmi i denti di bocca, non sapevo quel ce volevo fare. E voglio ricordarlo, non voglio mai dimenticarlo.
Poi mi sono reso conto, come fossi stato colpito, colpito da un diamante: una pallottola di diamante in piena fronte e ho pensato: “Dio mio, che genio c’è in questo! Che genio! Che volontà, per fare questo! Perfetto, genuino, completo, cristallino, puro!”
E così mi resi conto che loro erano più forti di noi, perché loro lo sopportavano. Questi non erano mostri, erano uomini, quadri e addestrati. Uomini che combattevano col cuore, che hanno famiglia, che fanno figli che sono pieni d’amore, ma che avevano la forza, la forza di far questo. Se io avessi dieci divisioni di questi uomini, i nostri problemi qui si risolverebbero molto rapidamente. Bisogna avere uomini con un senso morale e, allo stesso tempo, capaci di utilizzare i loro primordiali istinti di uccidere senza emozioni, senza passione, senza discernimento. Perché è il voler giudicare che ci sconfigge.
Mi preoccupa che mio figlio possa non capire ciò che ho cercato di essere. E se dovessi essere ucciso, Willard, vorrei che qualcuno andasse a casa mia e dicesse a mio figlio... tutto. Tutto quello che ho fatto, tutto quello che lei ha visto. Perché non c’è nulla che io detesti di più dell'odore di marcio delle bugie. E se lei mi capisce, Willard, lei farà questo per me.





Tamara Marcelli


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