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La Repubblica delle stragi impunite, di Ferdinando Imposimato: pagina 69

La Repubblica delle stragi impunite, di Ferdinando Imposimato: pagina 69

Pagina 69 #130 La Repubblica delle stragi impunite, di Ferdinando Imposimato, Newton Compton Editori, 2013. Premio Roma per la saggistica, una rivoluzionaria indagine sulle pagine più oscure della storia italiana, un nobile tributo alla memoria.

LA STRAGE DI PIAZZA FONTANA

Milano. Venerdì 12 Dicembre 1969, ore 16.30.
Nella Banca Nazionale dell'Agricoltura in Piazza Fontana, sotto il tavolo ottagonale del salone, esplode un ordigno di elevata potenza. L'edificio in quel momento è pieno di gente perché il venerdì, oltre l'orario di apertura, si svolge qui una sorta di mercato informale tra agricoltori. Quattordici morti, poi divenuti diciassette, settantotto i feriti all'interno, sette sul marciapiede esterno e due nel ristorante "L'angelo" dentro la banca.

Quel 12 Dicembre ero appena sceso dal tram alla fermata di via Larga, quando sentii un fragore cupo e prolungato venire dalla direzione del Duomo. Dovevo entrare al Palazzo di Giustizia dove lavoravo da quattro anni. Ero diretto, come quasi ogni pomeriggio, all'ufficio istruzione del Tribunale, all'ammezzato del primo piano, in una stanzetta senza finestre e con poca luce. Ero uno degli ultimi arrivati in quell'ufficio, dopo due anni di Pretura milanese. A quel tempo non mi occupavo di terrorismo rosso o nero. Il mio settore erano le bancarotte, rapine, omicidi volontari e colposi, suicidi e reati minori. Stavo volentieri lontano dai processi per terrorismo, che procuravano sempre antipatie e accuse di faziosità ai magistrati inquirenti. Già allora, infatti, la Procura e l'ufficio istruzione di Milano trattavano le più importanti inchieste giudiziarie d'Italia. In quel tribunale lavoravano con dedizione totale colleghi come il napoletano Gerardo D'Ambrosio, originario del quartiere dei Colli Aminei, il milanese Giuliano Turone, e altri giudici di punta. Il consigliere istruttore era Antonio Amati, napoletano tenace e orgoglioso del lavoro del suo ufficio, inflessibile difensore della legge e dell'ordine pubblico. Irascibile e focoso, Amati era generoso e disponibile verso tutti i colleghi, anche i più giovani, come me. Non interferiva mai nelle decisioni dei giudici istruttori, cui dava consigli solo dietro richiesta. Non aveva rapporti con i giornalisti, se non per dar loro notizie stringate su inchieste già concluse, ma senza mai entrare nel merito delle istruttorie. Quell'ufficio era spesso al centro di tensioni e di proteste per i processi contro gli anarchici o contro i fascisti. Era stato Amati a istruire quello per alcuni attentati che si erano verificati sempre nel 1969, ma nei mesi precedenti a quello di Piazza Fontana: dall'ordigno alla Fiera di Milano e alla Stazione di Porta Garibaldi (aprile), alle bombe sui treni di Milano, Roma Venezia e altre città italiane (agosto). Azioni che, secondo gli inquirenti, erano da attribuire agli anarchici; tra i sospettati c'era anche un ballerino di avanspettacolo, Pietro Valpreda, membro del circolo XXII Marzo e frequentatore anche del Bakunin di Roma, che ritroveremo ben presto nell'indagine sulla bomba alla Banca dell'Agricoltura.



Quarta di copertina
"La Repubblica delle stragi impunite" di Ferdinando Imposimato, Newton Compton Editori.


La storia recente dell’Italia è attraversata da una lunga linea rossa, che va dalla bomba di Piazza Fontana alle morti di Falcone e Borsellino.
Terribili eccidi di persone innocenti, sacrificate a trame segrete e oscure ragioni di Stato. Stragi ancora impunite, che hanno avvelenato il clima politico e sociale del nostro Paese e aumentato la sfiducia del popolo italiano verso le istituzioni. Ferdinando Imposimato – giudice da sempre in prima linea, che durante la sua carriera ha indagato su alcune delle pagine più drammatiche della parabola repubblicana – ricostruisce, con documenti inediti e una originale visione d’insieme, i fatti di sangue orditi da terroristi di destra e di sinistra, servizi segreti deviati, bande armate. Un’analisi lucida ed efficace, che non può non sollevare degli angoscianti interrogativi: quale ruolo ha avuto la politica nella stagione delle stragi di Stato? Perché alcuni uomini delle istituzioni hanno favorito quelle menti criminali? Quale collegamento esisteva tra la strategia della tensione e Gladio, tra gli americani e gli attentati che hanno drammaticamente caratterizzato gli anni di piombo e quelli a seguire?


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