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Val Formazza: a piedi da Riale al Rifugio 3A, al confine con la Svizzera

Val Formazza: a piedi da Riale al Rifugio 3A, al confine con la Svizzera

Viaggi Di Luigi Lazzaroni. Montagna d'estate. Un gruppo di amici in Val Formazza, al confine con la Svizzera: a piedi da Riale al Rifugio 3A, a tremila metri, da cui si ammira il lago del Sabbione.

Val Formazza. Programma: pensionati e scappati dall’ufficio partenza alle 14:00, stakanovisti e ritardatari cronici partenza alle 15:00, ritrovo per tutti a Riale, in cima alla Val Formazza
È venerdì, siamo in dieci e più o meno il programma viene rispettato nel senso che ognuno parte quando vuole e arriva quando può. Anche il tempo rispetta le previsioni con uno scroscio d’acqua alla base della diga del Morasco, giusto per farci sudare sotto le mantelle, poi smette,  ma il lago rimane grigio e cupo.
Salita al Rifugio Città di Busto: pensionati e scappati dall’ufficio a sinistra su per il sentiero diretto, stakanovisti e ritardatari cronici, lo scopriremo poi, ovviamente a destra su per il Pian dei Camosci, l’importante alla fine è arrivare per cena.
La salita è lunga e dura, nebbia e vento gelido, se non si fosse in braghe corte e camicia estiva forse si patirebbe meno. Poi all’improvviso, tra una folata e l’altra, il rifugio come una apparizione a poche decine di metri sopra le nostre teste. Dentro caldo, luce, pace, fuori freddo, buio, vento. La diga e il ghiacciaio del Sabbione scompaiono là in fondo tra le nuvole nere, magari scomparissero anche le tre pale eoliche che gli svizzeri incuranti dello scempio hanno piantato al Passo del Gries.
Dopo cena seduta di psicologia di gruppo con un gioco tipo Cappuccetto Rosso per adulti proposto da Sergino (per i particolari chiedere a lui).
Notte in camerata a lottare col sacco/lenzuolo e la pila frontale di uno che deve finire per forza i racconti di Harry Potter, o era l’ultimo di Tolkien?

Punta d'Arbola e Rifugio 3A

La luce radente delle sei e trenta annuncia una giornata radiosa, lo sanno anche le due marmotte ciccione che hanno la tana appena sotto il rifugio e che già si danno da fare a mettere fieno in cascina.  

La tabella di marcia prevede la salita ai tremila metri del Rifugio 3A,500 metri di dislivello, poca roba se non fosse che il sentiero lo perdiamo in fondo al Pian dei Camosci, noi siamo qui, il rifugio è là in alto, si vede, su diritti per il nevaio nella neve marcia, un passo sprofondi e un altro scivoli. Una femmina di stambecco sulla base di un pilone della teleferica scuote il capo vedendo gli ardimentosi imprecare in silenzio ognuno per la sua pista melmosa – non ti preoccupare, prima o poi arriviamo tutti.
Dal 3A il panorama è ampio e luminoso, di fronte l’anfiteatro di cime scure punteggiate dagli ultimi nevai culmina con la Punta d’Arbola, sul fondo della valle il lago del Sabbione. È del colore verde tipico dell’acqua di fusione (Pantone 353), il ghiacciaio che lo alimenta è però sporco e malaticcio, si è ritirato tantissimo negli anni e non arriva più al lago, come prova una foto dell’agosto del 1986 dove si vedono dei mini-iceberg andare alla deriva sull’acqua.

Rifugio Città di Busto e lago del Sabbione

Mica ci vorremo fermare a quota 2.960? E in cinque o sei saliamo fino alla statua del Cristo a quota 3.013 metri, missione compiuta. 

Sullo sfasciume rugginoso tra i massi della cima una vivace fioritura alpina, cespi azzurri di miosotide, pulvini rosa di androsace, ranuncoli dal giallo brillante, una genziana che spunta proprio da una roccia, incredibile come faccia a vivere in un centimetro cubo di terra.
Cosa prevede il programma? Pranzo al Rifugio Claudio e Bruno, là sotto in fondo al lago del Sabbione. Pronti via, è tutta discesa facile facile se non fosse per il vento freddo che spazza pratelli e ghiaioni, ma polenta e brasato, il più tipico dei piatti da rifugio, risolve tutti i problemi.
È ora di tornare e bastano dieci minuti per ottenere il solito effetto dell’ognuno va dove lo porta il cuore, non necessariamente sul sentiero giusto: chi tira dritto perché non ha niente di meglio da fare, chi si ferma a fare foto artistiche al cielo azzurro, alle nuvole bianche, al lago Pantone 353, al fiorellino viola, chi invece si ferma sulla diga in fondo al lago a chiacchierare con tre turiste solitarie che salgono al rifugio. Langu propone la prossima volta di partire anche noi di sabato...(dimenticavo, siamo solo maschi, per statuto nessuna donna, moglie, figlia, fidanzata o amica può unirsi al gruppo e questi sono i tristi risultati).

Lago del Morasco e ghiacciaio dei camosci

Ci sono diversi sentieri per scendere dal Sabbione al Morasco.

Quanti ne percorre l’allegra tribù non lo so, in quattro scendiamo per quello più ripido e diretto credendo di essere i più furbi, dopo mezz’ora le gambe cominciano a tremare per lo sforzo, sosta, troppi sassi, sosta, troppo ripido, sosta, il Morasco è sempre là, sosta. Una trentina di ragazzini/e in gita - da dove venite?,  dall’Umbria – salgono veloci, uno in ciabatte, zainetti di scuola, chissà dove pensano di arrivare questi pivelli? Dieci minuti, mi giro e li vedo su in alto, salgono a velocità tripla rispetto alla nostra in discesa, sosta! A Riale pediluvio nel torrente, acqua ghiacciata, le gambe tremano ancora, abbiamo fatto 1.300 metri di discesa, ovviamente gli altri è da un po’ che ci aspettano e preparano gli sfottò, ma la birra al bar sopra le cascate del Toce va bevuta in compagnia.  In macchina al ritorno per tenere sveglio il guidatore si parla di lavoro, una cosa triste, lo so’, ma funziona.


Luigi Lazzaroni

Luigi Lazzaroni
Non credo nell’astrologia ma mi ritrovo in alcune caratteristiche del mio segno, ovviamente quelle che mi fanno più comodo: l’Acquario ama sentirsi libero e sente il bisogno di spostarsi continuamente, adora viaggiare, è attratto da tutto ciò che è nuovo, ha idee continue che gli girano in testa, gli Acquario sono sognatori. Confermo al cento per cento. Per il resto studi classici, laurea scientifica giusto per cambiare, pittura nei periodi di meditazione, fotografia sempre, in montagna da solo o con gli amici, in giro per il mondo con una moglie che mi tiene nel mondo reale tranne che in Amazzonia dove non vuole proprio venire.


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