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Recensione: Augustus, di John Williams

Recensione: Augustus, di John Williams

Libri Recensione di Davide Dotto. Augustus di John Williams, Fazi editore. La storia di Ottaviano e di una Roma antica assediata da fazioni contrapposte, in una lunga ed estenuante guerra civile alla quale pose fine il suo Impero.


Quando abbiamo conosciuto il potere, senza riuscire a trattenerlo, e rimaniamo in vita... che ne è di noi?
Talvolta dimentico che la nostra autorità è più precaria di quanto non sembri.

In Augustus, John Williams racconta personaggi e vicende che più di duemila anni fa decisero le sorti del Mediterraneo. Siamo distanti dal linguaggio della fiction; a parlare sono lettere, pagine di diario, frammenti, parole messe in bocca a protagonisti e protagoniste, storici, poeti, a testimoni più diversi. Il romanzo invita a ragionare su eventi reali, conducendo - come vuole Stendhal -  alla loro verità più profonda.
Ottaviano sin da subito è proiettato in avvenimenti più grandi di lui. Altri ne sono o ne saranno sopraffatti, ma lui no. Giulio Cesare, di cui è nipote, si riconosce in lui e intuisce quale possa essere il suo destino. Per questo punta sulla sua istruzione: oltre le arti militari, fondamentali per le campagne, lo manda ad Apollonia affinché raffini il proprio intelletto. Proprio qui il ragazzo riceve la notizia dell’attentato in Senato. Con la morte di Cesare (nelle idi di marzo del 44 a.c.) sono affossate per sempre le istituzioni Repubblicane:
Gli ideali che sostenevano l'antica Repubblica non corrispondevano per nulla alla realtà della Repubblica stessa: i nobili discorsi nascondevano misfatti orrendi, dietro l'apparenza della tradizione e dell'ordine si annidavano la corruzione e il caos.

In una Roma assediata da diverse fazioni e nell'ambiguità di alleanze (chi sta dalla parte di chi?) ha inizio una sanguinosa e lunga guerra civile. 

Ottaviano non sa cosa accadrà, ma sa cosa farà quando ne avrà possibilità e mezzi.
Giuro davanti a voi tutti, e davanti agli dèi, che se il mio destino sarà quello di sopravvivere, mi vendicherò degli assassini di mio zio, chiunque essi siano.
Il proposito si sarebbe realizzato di lì a poco a Filippi.
Ottaviano, non ancora ventenne, è un discreto stratega; riassume in sé mille e più promesse in attesa di essere mantenute. Poco importa se la salute appaia cagionevole e cada spesso malato. Nel frattempo mantiene un profilo basso: non rappresenta un serio pericolo pur avendo accettato l'eredità e l'adozione di Cesare, e quindi il nome. La pacatezza del suo animo gli viene dalla consapevolezza di vivere tempi difficili. Nell'immediato futuro due cose lo attendono: la morte o la grandezza.
Questo è il ritratto che John Williams disegna di Ottaviano in Augustus: un uomo che si sarebbe tenuto lontano dagli eccessi dei successori. Una volta imperatore, la sua casa, lungi dall'essere una ostentazione di austerità, non aveva nulla a che vedere con la Domus Aurea di Nerone, o la maestosità della Villa di Tivoli di Adriano.
D'ora in avanti possiamo seguire le tappe che condurranno alla formazione dell'Impero Romano. Ad esempio la politica dei matrimoni che serviranno a stringere alleanze e garantire, se non una pace duratura, opportune tregue tra gli avversari. Marco Antonio, tra costoro, sposa infatti Ottavia, la sorella di Ottaviano. Quest'ultimo sposerà Clodia, poi Scribonia, dalla quale avrà la figlia Giulia; da Scribonia divorzierà per sposare Livia, incinta del precedente marito. La stessa Giulia dapprima andrà in sposa a Marcello, poi ad Agrippa e, alla morte di lui, al cugino Tiberio, aprendo a costui la strada verso la successione.
Mio padre si è appuntato tutto, per ricordarsi sempre chi è sposato con chi.


Per la prima volta si profila qualcosa di simile alla ragion di stato. Un meccanismo che mette da parte aspettative e aspirazioni individuali, siano pure dell'imperatore stesso, e nel contempo impone di non guardare in faccia nessuno. Nemmeno i propri familiari.

Emergono, tra le pieghe di Augustus, di John Williams, le voci delle donne che accompagnano l'imperatore (che ha assunto il nome di Cesare Augusto). 

Voce che la storia antica, tramandata dagli uomini, è lungi dal portare alla luce.
Le donne, anche le più potenti, non pronunciano discorsi pubblici, né hanno la possibilità di sovvertire una cultura e un retaggio squisitamente maschili. Importanti le parole che l'autore attribuisce a Giulia:
Scrivo per me stessa, come strumento di riflessione. E anche se le mie intenzioni fossero diverse, difficilmente potrebbe leggerle qualcun altro oltre me.
Pur non potendo compiacersene apertamente, Livia e Giulia sono consapevoli del potere nelle loro mani; non solo per il fatto di essere l'una la consorte, l'altra la figlia dell'Imperatore. Tanto da poter contribuire (più o meno pericolosamente) a muovere i motori della storia e dare filo da torcere a Ottaviano stesso.
In ogni caso ci viene consegnato un uomo all'altezza del suo tempo. Ottaviano vince su chi è rimasto un passo indietro: Cassio, Bruto, Marco Antonio che sognava di succedere a Cesare. Vince anche su se stesso, votandosi alla solitudine. Non solo e non tanto per un fatto anagrafico. Davanti a lui c'è Roma messa in mano alle nuove generazioni; sottratta, chissà per quanto, al caos delle lotte intestine.
Roma non è eterna: non importa. Roma cadrà: non importa. Ha avuto il suo momento, e quel momento vivrà nella storia; conquistandola, il barbaro diventerà Roma stessa.


Augustus

di John Williams
Fazi
Romanzo storico
ISBN 978-8893251402
Cartaceo 15,30€
Ebook 9,99€

Sinossi
Sono le Idi di marzo del 44 a.C quando Ottaviano, diciottenne gracile e malaticcio ma intelligente e ambizioso quanto basta, viene a sapere che suo zio, Giulio Cesare, è stato assassinato. Il ragazzo, che da poco è stato adottato dal dittatore, è quindi l'erede designato, ma la sua scalata al potere sarà tutt'altro che lineare. John Williams ci racconta il principato di Ottaviano Augusto e i fasti e le ambizioni dell'antica Roma attraverso un abile intreccio di epistole, documenti, diari e invenzioni letterarie da cui si scorgono i profili interiori dei tanti attori dell'epoca, i loro dissidi, le loro debolezze: l'opportunismo di Cicerone, la libertà e l'ironia di Orazio, la saggezza di Marco Agrippa, la raffinata intelligenza di Mecenate, ma soprattutto l'inquietudine di Giulia, una donna profonda e moderna, che cede alla lussuria quanto alla grazia.

Davide-Dotto

Davide Dotto
Sono nato a Terralba (OR) vivo nella provincia di Treviso e lavoro come impiegato presso un ente locale. Ho collaborato con Scrittevolmente, sono tra i redattori di Art-Litteram.com e curo il blog Ilnodoallapenna.com. Ho pubblicato una decina di racconti usciti in diverse antologie.
Il ponte delle Vivene, Ciesse Edizioni.


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