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Smallfoot, la recensione

Smallfoot, la recensione

Cinema Recensione di Stefania Bergo. Smallfoot - Il mio amico delle nevi, diretto da Karey Kirkpatrick per la Warner Bros., quando cambiare il punto di vista può farci ricredere e aprire al diverso.

Smallfoot, il film d'animazione di Karey Kirkpatrick e Jason Reisig, ispirato a Yeti Tracks di Sergio Pablos e distribuito dalla Warner Bros., ha una narrazione stratificata, come ci ha abituati la Disney. Un piano narrativo per i bambini, più immediato e divertente, e uno per gli adulti, in cui si toccano temi importanti come la libertà dell'informazione e l'importanza della meraviglia, della curiosità di fronte all'ordine costituito delle cose — scintilla necessaria al vero progresso della conoscenza — e soprattutto della comunicazione, dell'apertura mentale verso l'altro.
L'introduzione mi ha ricordato la prefazione di Hip nei Croods — e forse per molti aspetti i due film si assomigliano. La voce del protagonista, doppiato in italiano dal bravissimo Lorenzo Licitra, racconta che gli Yeti vivono sulla cima di una montagna che galleggia tra le nuvole, sorretta da quattro enormi mammut, al di sotto dei quali c'è il Nulla.

Tutta la vita degli Yeti è organizzata nel dettaglio per far funzionare la società seguendo i dettami delle Pietre, piccole tavolette con geroglifici primitivi appese alla veste del Guarda Pietre, il capo e saggio del villaggio. 

Un po' come gli alert del padre di Hip, che illustrava nella caverna quello che era proibito fare, più che la vera conoscenza. Si tratta quindi, per gli Yeti o Bigfoot che dir si voglia, di leggi da accettare senza chiedersi se siano giuste o meno, verosimili o campate in aria. E ogni volta che qualcuno ha l'istinto di porsi una domanda per indagare la realtà, deve prendere un bel respiro e spingerla in basso, ingoiarla e digerirla senza una risposta. Tanto basta per tornare ad essere sereni. L'ignoranza come protezione, quindi, le regole come una to do list che toglie dall'imbarazzo di doversi creare, da soli, uno scopo nella vita.
Ecco allora che il protagonista, Migo, è orgoglioso della tradizione di famiglia: quella di risvegliare il sole ogni mattina lanciandosi contro un gong gigantesco da suonare con la testa. Anzi, il gong deve risvegliare la Grande Lumaca, che striscia nel cielo e porta la luce, altrimenti il mondo resterebbe al buio. Perché così dicono le suddette Pietre. E chiunque le contraddica o metta in dubbio il loro messaggio viene ritenuto pazzo, un visionario suonato cui non dare credito.

Un giorno, Migo si imbatte in uno smallfoot, un umano, che poi però, con un espediente, viene risucchiato oltre le nuvole da una corrente d'aria e sparisce. 

E quando Migo racconta le verità agli abitanti del villaggio, lo prendono per pazzo, perché secondo le pietre gli smallfoot non esistono. Gli Yeti, quindi, con un meccanismo del tutto realistico e specchio di ciò che accade nella nostra quotidianità, danno più credito a una credenza pesante e stabile, come un macigno appunto, piuttosto che metterne in discussione i contenuti confutati dalla realtà stessa. È quello che deve essere successo nei secoli bui di fronte alle nuove scoperte scientifiche.
Tuttavia, questo tema stratificato risulta un po' ambiguo, date alcune tendenze complottiste odierne. Il messaggio destinato agli adulti, quindi, può essere diversamente interpretato, a mio avviso, e non è chiaro quale sia il punto di vista del regista. Si tratta di mettere in discussione le credenze popolari e chi cerca di manipolare l'informazione o di screditare la scienza e i fatti in virtù di un "ci stanno nascondendo qualcosa"?

Smallfoot - Il mio amico delle nevi

Smallfoot - Il mio amico delle nevi

REGIA Karey Kirkpatrick, Jason Reisig
SCENEGGIATURA Karey Kirkpatrick, Clare Sera
MUSICHE Heitor Pereira
ANNO 2018
DOPPIATORI ITALIANI
Lodovica Comello, Lorenzo Licitra, Sofia Scalia, Luigi Calagna, Massimiliano Alto, Ludovico Versino, Andrea Mete, Gemma Donati, Gabriele Patriarca

Migo viene bandito perché continua a difendere la verità, ma questo gli permette di venire a conoscenza di una setta creata proprio dai pazzi del villaggio — quelli "strani" — e dalla bella figlia ribelle del Guarda Pietre, Miki.

Mi ricorda un po' Footloose, non trovate? Loro credono nell'esistenza degli smallfoot, ne hanno le prove. E Miki crede anche un sacco di altre cose, tipo che la montagna non possa galleggiare nel nulla —  come dire, la Terra non è piatta — e che in realtà la Lumaca che dà luce al cielo altro non sia che una palla di gas infuocati. Una figlia ribelle, intelligente e avida di conoscenza che induce anche Migo a farsi domande, a desiderare di andare oltre la superficie delle cose, a pensare con la propria testa. Un messaggio potente rivolto anche ai più piccoli grazie alla bella canzone Wonderful life, cantata in italiano da Lodovica Comello, voce di Miki.
Non si tratta solo di farsi domande, ma di trovare le proprie risposte e scoprire le proprie verità. Non puoi essere sempre soddisfatto di ciò che ti è stato detto o tramandato. A volte è importante uscire dagli schemi.
Ma inseguire la verità, mettere in discussione l'ordine costituito delle cose, occorre avere coraggio, o incoscienza, e affrontare l'ignoto. Migo, aiutato dalla setta degli Yeti ribelli, viene calato oltre le nuvole e cade, con la goffaggine di Willy il Coyote, nel mondo degli smallfot che abitano le pendici della montagna. Lì, fa la conoscenza del coprotagonista della storia, Percy, giornalista naturalista in cerca di uno scoop per risollevare le sorti del suo programma televisivo.

Con il giornalista Percy, lo smallfoot, vengono toccati altri temi importanti. 

Lui, infatti, pur di creare un contenuto virale per il web, e quindi ottenere like sui social network, è disposto a perdere la propria integrità di professionista e inventare una storia da spacciare per vera: lo Yeti esiste.
L'incontro tra Migo e Percy mette in luce, forse non in modo originale ma sicuramente efficace, anche che spesso le incomprensioni nascono solo da un difetto di comunicazione. Entrambi si parlano, ma a Migo le parole dell'umano paiono come lo squittio di un topolino, mentre a Percy lo Yeti pare ruggire e quindi anche la parola più amichevole viene interpretata come una dichiarazione di guerra. E anche le azioni che ne conseguono vengono interpretate, in modo esilarante soprattutto per i bambini, non sempre correttamente.

Migo porta con sé lo smallfoot per provare la sua buonafede. Ma si trova ad affrontare il peso della verità.

Una volta mostrato l'umano al villaggio, gli abitanti iniziano a farsi domande, a mettersi in discussione, e soprattutto devono affrontare l'instabilità e la paura di fronte allo sgretolamento delle proprie certezze — i dettami delle Pietre. Molto meglio una sana ignoranza, facilmente ottenibile manipolando l'informazione con bugie dette a fin di bene, protettive, come quelle che a volte si raccontano ai bambini.
Ma questa è solo una scorciatoia, una soluzione temporanea, non può essere uno stile di vita. Proteggersi è un'esigenza condivisibile, ma a volte, mettendosi in discussione e andando verso l'altro con empatia, ci si accorge che non sia sempre necessario.

È Miki a sollevare per prima il dubbio: «noi vediamo loro come dei mostri aggressivi, ma forse si stanno solo difendendo perché pensano che i mostri siamo noi».

Sbam! Che messaggio potente e immediato, alla portata dei bambini. E infatti tutto il film, fin dal titolo, è un rovesciamento di punti di vista, un suggerimento ad andare oltre i preconcetti: gli Yeti, in questo film, vedono gli esseri umani come una leggenda nello stesso modo in cui, nella realtà, noi consideriamo "gli abominevoli" delle creature leggendarie.
Affrontare qualcuno diverso da noi, che parla un'altra lingua e ha diversi punti di vista, tradizioni e fattezze, è difficile, è più immediato cacciarlo che comprenderlo. Ma basterebbero un po' d'empatia, di fiducia e di sincero desiderio di conoscenza e accettazione, e potremmo anche scoprire che siamo tutti più simili di quanto pensiamo e che diventare amici può essere un sorprendente effetto collaterale.

Smallfoot è adatto a grandi e piccini, con una colonna sonora accattivante e una computer grafica eccellente.

Le canzoni, come sempre, fanno parte della narrazione, ma non sono invadenti. I brani sono stati scritti da Karey Kirkpatrick e dal fratello Wayner, mentre la musica è di Heitor Pereira. Le più belle e significative sono Wonderful Life, Finaly Free di Niall Horan, e Let it Lie, cantata in originale da Common, il coinvolgente rap del Guarda Pietre che svela a Migo la verità sulle credenze tramandate dagli Yeti.
La grafica digitale è eccellente. Per dare tridimensionalità agli Yeti e far risaltare il loro manto candido sul bianco della neve è stato animato ogni singolo pelo della loro folta pelliccia, risultando così fluida e morbida.
Smallfoot è veicolo di alcuni importanti messaggi per i più piccoli, resi immediati dalle immagini tridimensionali, dalle mimiche facciali accattivanti e dai dialoghi semplici e diretti, intervallati da gag slapstick che paiono ispirarsi agli intramontabili Looney Tunes — come le cadute da altezze impossibili di Migo & co. Ma il ventaglio di spunti di riflessione si amplia se letto da una mente adulta. Non si consumeranno i fazzoletti, come in altri lungometraggi, non c'è il dolore catartico che conduce al lieto fine. Ma è un film che ha comunque molto da dire e da dare. Anche solo instillando nello spettatore, grande o piccolo che sia, qualche domanda.





Stefania Bergo
Non ho mai avuto i piedi per terra e non sono mai stata cauta. Sono istintiva, impulsiva, passionale, testarda, sensibile. Scrivo libri, insegno, progetto ospedali e creo siti web. Mia figlia è tutto il mio mondo. Adoro viaggiare, ne ho bisogno. Potrei definirmi una zingara felice. Il mio secondo amore è l'Africa, quella che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui racconto nel mio libro.
Con la mia valigia gialla, Gli scrittori della porta accanto Edizioni (seconda edizione).
Mwende. Ricordi di due anni in Africa, Gli scrittori della porta accanto Edizioni.
La stanza numero cinque, Gli scrittori della porta accanto Edizioni.


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