Gli scrittori della porta accanto

Intervista a Ilaria Biondi, poetessa di residenza

Intervista a Ilaria Biondi, poetessa di residenza

People A cura di Mirella Morelli. Intervista a Ilaria Biondi, poetessa di residenza: quando il territorio è ispirazione, appartenenza, chiave di lettura.

In un saggio dal titolo Luoghi del Novecento il critico e poeta Alessandro Moscè prende in esame cinque autori, decisamente diversi tra loro, ma che hanno in comune i luoghi quale elemento centrale della loro poetica. Così è per le langhe di Pavese, l'Appennino di Volponi, la Romagna di Tonino Guerra, la campagna parmigiana di Bevilacqua, e ancora la natura totale e assoluta di stampo classico di Umberto Piersanti.
Lo stesso Moscè si definisce poeta di residenza, annoverandosi tra coloro che fanno dei luoghi in cui vivono il punto di partenza del loro pensiero, dandocene così una chiave di lettura territoriale che tuttavia è solo punto di partenza, sviluppandosi contenutisticamente fino all'universale.

Leggendo le sillogi di Ilaria Biondi – dapprima In canti di versi e subito a seguire L'età dell'erba - ho potuto concludere che l'Autrice può ben annoverarsi tra i poeti residenziali, intendendo che la sua poetica trae ispirazione dal luogo in cui vive.

Così, anche il paesaggio di Ilaria Biondi si anima di personaggi che le stanno intorno: sicché «Stolto è il salice irto nel tempo», laddove ella vede «rughe impietrate di sterpi/ sotto le frange di asfodeli smemorati», mentre «La viola paziente si trastulla/ fra albori e balzi di betulle luccicanti», o ancora la «Luna greve si poggia sui colli», sicché «Si perde il fuggire dei giorni / nell'intreccio ingemmato/ di sentieri mal chiusi».
Un'esistenza che si sceglie a contatto con la Natura, e di Natura la poetessa ci parla, divenendo tutt'uno con essa, sicché il contato si riflette nel suo Io interiore, stimolandone riflessioni.
Una immersione completa in cui il silenzio è condicio sine qua non per raccogliere i pensieri, ma soprattutto perché il verso possa nascere. Silenzio è una parola che ricorre frequentemente, molto frequentemente nella poetica di Ilaria Biondi. A volte è «schiumoso di un ricordo», altre «celeste di pioggia». Ma può essere dolce come «il silenzio luminoso dei tuoi occhi», oppure saranno le palpebre ad essere «ebbre di silenzi e frescure». Può essere il «tormentato silenzio d'un mattino d'inverno». Può essere «assorto», «composto» od «orbato», addirittura «scoperchiato», «appassito». Talvolta si trasforma nell'aggettivo «silente»: e così è silente il novilunio, sono silenti le grotte...

L'età dell'erba

L'età dell'erba

di Ilaria Biondi
FusibiliaLibri
Poesia
ISBN 978-8898649464
cartaceo 12,35€

L'amore che Ilaria Biondi nutre per la terra in cui vive, in completa empatia, è ancor più evidente nella sua opera successiva, L'età dell'erba, una raccolta di haiku.

Come detto nella stessa prefazione di Dona Amati, lo spirito degli haiku si basa sul qui e ora, e dunque sulla osservazione istantanea della Natura. Si consideri però che non si tratta di osservazione fine a se stessa, insomma non fotografica ma intesa come contemplazione spirituale.
La struttura dell' haikuuna terzina di diciassette sillabe fissate in versi da 5-7-5 — è solo apparentemente rigida, e il senso sta piuttosto nella riflessione interiore che deve scaturire da tanta brevità.
Tale impalcatura metrica e semantica sembra vestire perfettamente l'anima di Ilaria Biondi la quale, invece di rimanerne ingabbiata, lascia fluttuare questa veste intorno a lei con morbidezza e armonia, regalandoci terzine di rara bellezza:
Si disfa lenta / la corolla violata/ della pervinca
Danza la spiga/ del lillà rampicante,/ fiori di stella
Cade la luna/ nel cespuglio precoce/ del calicanto
Guizzo di perla. / La magnolia si sveste / d'esile luna.
È straordinario come Ilaria Biondi riesca a rendere deliziosa questa tecnica orientale, regalandoci la stessa musicalità che si credeva essere esclusività della lingua giapponese.
Nebbia turgida/ avvolge di nuvole / prati di spine
Ali di foglie / la falena d'autunno/ sfida la brina
Le sue immagini sono piene di luce, quasi accecanti:
Gardenia schiva / nel candido turgore / di bianco splendi

Nel suo animo La poetessa è riuscita a conciliare i particolari della sua terra – campagna, boschi, fiori, orizzonti – con una Natura che è sua ma di tutti.

Le emozioni che lascia trapelare sono personali eppure se ne coglie l'universalità.
Il tramite con il resto del mondo è il suo Io interiore, che con sguardo di poeta coglie la Bellezza nei particolari, rimandandoli ovunque si stia leggendo.
Eccola, la magia di Ilaria: uno spirito che guarda i suoi lillà, il petulante narciso, gli anemoni sfrontati, il giacinto impudente e comunica quelle stesse emozioni di un poeta giapponese che, lontano, compone haiku contemplando boschi di fiori di ciliegio!
Con ciò non si creda che la sua poesia sia bucolica, serenamente paesaggistica, perché non è solo questo.

In canti di versi

In canti di versi

di Ilaria Biondi
Il Papavero
Poesia
ISBN 978-8898987542
cartaceo 5,95 €

Si è iniziato parlando del silenzio nella silloge In canti di versi e a questa silloge vorrei tornare, sottolineando quanto i suoi versi sappiano migrare da immagini tenui e rasserenanti a stati d'animo e descrizioni incisivi; come sappia far uso di termini insoliti e spesso ossimorici.
Guasta è la mucosa delle nostre speranze.
Esplorano le nocche dilavate
le fragili geometrie del perdono -
sequela sgranata di memorie rancide.
- dalla poesia Stilemi discreti
Rombano le nuvole
nello specchio di sirena
che si sfrangia ammutolito.
[...]Squarcia questa voluttà indifesa
e donami la cenere levigata
di un respiro capovolto.
- dalla poesia La ferita che mi partorì
L'imperio indecoroso della lontananza
sacrifica serti di garofani bianchi
e racemi inquieti di convolvolo
sull'altare pietroso
dell'anima stanca
- dalla poesia Sarò anima di ossidiana

La brevità del verso esalta la poesia di Ilaria Biondi, che ama i componimenti brevi.

Chi la conosce personalmente sa del suo eloquio fluente e continuo, eppure allorché si arriva alla poesia Ilaria Biondi tratteggia camei di minuscoli versi.
I mille volti di Ilaria non terminano qui! Oltre l'immersione soave nella Natura, oltre lo scarto vivace di vocaboli improvvisamente forti e inattesi, eccoci di fronte alla poetessa nuda nel sentimento:
Con dita ombrate di luce

Hai ciglia di vento
- uomo
e labbra odorose d'acacia,
lago di perla placido
ove
nel silenzio di soli spaesati
quietamente
fiorisco.
o passionale nell'innamoramento:
Il rigore del desiderio

Ti offrii quietamente
le mie labbra di donna
nel tormentato silenzio d'un mattino d'inverno
ebbro
del tuo ricordo
mentre con mano tenue di casta beatitudine
e letizia antica
scoprivo il segreto innocente
della tua pelle.

Nel mese di settembre 2018 Ilaria Biondi pubblica una nuova silloge: Corpo di vento per le Edizioni Controluna.

Ad appena un mese dalla sua pubblicazione annovera già una Menzione d'Onore nel Premio Nazionale di Poesia e Narrativa Va Pensiero.
La sinossi recita così:
Si spinge nel blu senza maiuscole il pensiero liquido delle tue mani atollo di doglie insolenti annodate al miele di gelso che mi sbuccia il grembo insazio.

Corpo di vento

Corpo di vento

di Ilaria Biondi
Controluna
Poesia
ISBN 9788885791404
cartaceo 8,41€

Intervista a Ilaria Biondi, poetessa di residenza

Cos'è per te la Poesia?

È così imprendibile e misteriosa, la Poesia, che darne una definizione è un po’ come voler catturare una farfalla che si libra in volo, leggera e impalpabile.
È un caleidoscopio dalle sfumature sfuggenti, di cui si riescono ad afferrare solo piccole, ma preziosissime schegge.
È isola nascosta, giaciglio nel quale rifugiarsi, cullati dal silenzio sacro delle parole.
Stanza azzurra dei pensieri, che galleggia con soffio d’ineffabile mistero sulle rughe del dolore e sull'ebbrezza delle gioie.
Carezza dell’anima, che dispensa conforto e semina consolazione.
Preghiera laica, che scandisce gli istanti lucenti dei giorni.
Cuore intimo e antico, che con piedi scalzi sfiora l’orlo delle nuvole.
Fanciulla pacata e mite, eppur fieramente indocile, «che dietro l’apparenza dell’ordine e della sottomissione nasconde, chissà, inattesi pensieri segreti» (definizione che Isabella Bossi Fedrigotti dà di Emily Dickinson e che trovo particolarmente calzante ed efficace per descrivere l’animo quietamente ribelle della Poesia).
Permettimi, cara Mirella, di concludere con una citazione a me molto cara, tratta da Preghiera alla poesia di Antonia Pozzi:
Poesia che ti doni soltanto
a chi con occhi di pianto
si cerca –
oh rifammi tu degna di te,
poesia che mi guardi.

Se tu potessi rappresentare la tua vita con un verso tuo, e con un verso di un altro poeta, quali versi sceglieresti?

Premetto che si tratta di una scelta ardua, perché la mia memoria di parole è abitata e attraversata da tanti poeti e poetesse - nuove scoperte o antiche frequentazioni - ai quali mi sento profondamente legata. Volendo qui esprimere una predilezione, vorrei proporre i seguenti versi di Alda Merini, i quali, pur cantando la sofferenza e la disperazione, si innalzano tenaci verso il profumo e la grazia lieve della gioia di vivere:
Ogni mattina il mio stelo vorrebbe levarsi nel vento
soffiato ebrietudine di vita,
ma qualcosa lo tiene a terra,
una lunga pesante catena d’angoscia che non si dissolve.
- Alda Merini, La Terra Santa
Dopo la maestosa bellezza dei versi di Alda Merini, cito con pudore imbarazzato questi miei, tratti dal componimento La corteccia del rovo (facente parte della raccolta In canti di versi):
Saggio è il volo della gazza stupita
che si arresta sull’isterica soglia del tempo
inchiodando sui rovi brinati
la sua chioma leggera di sogni.

Ilaria Biondi, siamo tutti poeti in fieri, oppure poeti si nasce?

La poesia come gioia e piacere, come gioco con la parola – ciò che ne costituisce il nucleo fondante e la straordinaria, misteriosa magia – sono i bambini a viverla e praticarla in modo istintivo, in virtù della loro naturale propensione ad abbandonarsi al potere evocativo del suono.
Lo stupore meravigliato con il quale i bambini guardano al mondo, scovando dietro e sotto la sua patina di normalità la misteriosa bellezza dell’essere, altro non è che lo sguardo estraniato ed estraniante dei poeti, capace di insinuarsi nelle pieghe nascoste della realtà, di deviare dai binari consueti per cogliere il miracolo dell’esistere e raccontarlo attraverso i propri versi.
Mi piace pensare al poeta come a un bambino cresciuto che non vuole né può dimenticare il fanciullino che abita dentro di lui. Se è innegabile che la téchne come riflessione, ricerca e sperimentazione sul linguaggio sia parte costituente e sostanziale del fare poesia, è altrettanto vero che il poeta non può prescindere dallo sguardo limpido e incantato di quel bambino, perché è da esso che sgorga il dono dirompente, la vis creativa che fa lievitare il seme miracoloso della poesia.
Mirella Morelli - Gli scrittori della porta accanto

Mirella Morelli
Mirella Morelli è nata a Venafro, nel Molise, ma da anni vive a Fabriano, nelle Marche. Laureata in Scienze Politiche, è impiegata amministrativa in un’azienda sanitaria, è sposata e madre di due figli. Alcuni suoi racconti e poesie sono inclusi in antologie (Grande come la terra, 2015; Veglia, 2016), ma Il volo del soffione rappresenta il suo esordio letterario individuale. Fa parte dello staff di Cultura al femminile, sito letterario per il quale recensisce libri di poesia e non solo; da qualche anno è giurata per la Sezione Poesia del Premio Nazionale di Narrativa e Poesia “Città di Fabriano”.


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