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Recensione: Le Pancine d'Amore, di Vincenzo Maisto

Recensione: Le Pancine d'Amore, di Vincenzo Maisto

Libri Recensione di Elena Genero Santoro. Le Pancine d'Amore (Rizzoli), del Signor Distruggere, al secolo Vincenzo Maisto. Mamme Pancine: folklore da deridere o preoccupante fenomeno di mancanza di prevenzione e consapevolezza femminile?

Ci sono molti modi di approcciarsi all’ultimo libro Le Pancine d’Amore di Vicenzo Maisto, in arte il Signor Distruggere, dedicato alle Mamme Pancine.
Il primo modo, il più immediato, è lo stesso con cui si seguono i reality o i programmi spazzatura: li si guarda con un misto di attrazione e disgusto, pensando "Santo Cielo, che umanità decadente. Per fortuna io non sono messa così male".
Il secondo modo è quello dello scetticismo. Si legge e si pensa: "Non può essere vero. È tutto inventato, da qualche troll, o da Maisto stesso che ha trovato come fare soldi, beato lui". Il dubbio, in effetti, viene. Intanto perché il libro non è un trattato, è una sequenza di post tratti dai social network, che Vincenzo Maisto ha accorpato per argomenti. Ogni capitolo è introdotto da un paragrafo esplicativo, ogni post è seguito da un commento, anzi, uno sfottò di Maisto, che si concede il lusso di una buona parola per tutte le Pancine senza possibilità di contraddittorio. Quindi è come leggere, uno dietro l’altro, una catena di post su Facebook. Tra l’altro, alcuni post sono riciclati dal libro precedente nel quale, per lo meno, c’era un tentativo di trama, con tanto di mamma infiltrata nel gruppo delle Pancine e rivelazione finale. Invece qui a ogni non sense pancino segue il verdetto raziocinante di Vincenzo Maisto che non va mai al di là dell’ovvio, comunque. Inoltre la folla di madri contro cui il Signor Distruggere si accanisce è presentata come un corpo compatto. Queste donne scrivono tutte allo stesso modo sgrammaticato, hanno tutte gli stessi pensieri, le stesse angosce, gli stessi hobby, gli stessi tabù. Si muovono all’unisono come se i loro cervelli fossero condizionati e coordinati dagli alieni. Insomma, letto un post, letti tutti e permane il dubbio (e la speranza, in verità) che dietro tali esternazioni ci sia un’unica mano che ci sta gabbando tutti quanti.

E se invece Vincenzo Maisto, o chi per lui, non avesse inventato proprio niente? Allora dovremmo prendere sul serio tutta la carrellata dei post e riconoscere che in Italia abbiamo dei seri problemi — e questa è la terza modalità di approccio.

Vediamo chi sono queste Mamme Pancine, che intasano i gruppi Facebook con le loro domande angosciose. Le Mamme Pancine, come vengono delineate dal libro di Maisto, sono donne di scarsissima cultura, che mettono i figli al centro del loro universo e pretendono che chiunque  consideri le loro creature come degli angeli da adorare. Non accettano il contraddittorio con chi porta avanti qualsiasi ragione scientifica contro le loro affermazioni e bannano quelle che definiscono “maestrine laureate al classico” acide e incapaci di amare.
Sono donne superstiziose, che evitano che i figli non ancora battezzati possano specchiarsi (non ho capito benissimo cosa dovrebbe succedere, in tal caso). Con il latte materno e la placenta creano vomitevoli gioielli e disgustosi piatti, anzi, arrivano a partorire in casa pur di poter disporre della loro placenta liberamente, per cucinarla con qualche ricetta tramandata sui social. Compiono riti propiziatori bruciando gli assorbenti e preparano torte a forma di vagina in ricordo del parto. Torte e ricette di latte arrivano dall'America, pare. Su Youtube ci sono molti video a riguardo.
Le Pancine si impermaliscono quando qualcuno si indispone per i loro comportamenti, il che accade quando, per esempio, i loro figli fanno la cacca nel vasino sotto il tavolo del ristorante.
Uno dei capitoli più irritanti è quello degli annunci di lavoro: le Mamme Pancine di solito cercano sguattere a cui subappaltare i figli per nove ore al giorno, compiti di scuola e faccende di casa compresi, e rimborso auto escluso, per la favolosa cifra di trecento o quattrocento euro al mese. In un annuncio era persino la Mamma Pancina a pretendere i soldi per l’affitto di una stanza dalla malcapitata che avrebbe dovuto dedicarsi full time all’accudimento di un anziano. Insomma, queste Mamme Pancine risultano anche pidocchiose e meschine senza alcuna vergogna.

Ma se fin qui siamo ancora in un ambito quasi folkloristico, ci sono aspetti dell’essere Pancine d'Amore che diventano davvero preoccupanti.

La Mamme Pancine vivono la sessualità con un tale imbarazzo da dover dare al ciclo mestruale e agli organi genitali dei nomi di assoluta fantasia, come “il barone rosso” o “la fiorella”.
A fronte di tutto questo pudore, che non consente loro di pronunciare neppure parole come “sesso”, le Pancine hanno un’idea davvero vaga della propria anatomia. Temono di poter restare incinte attraverso rapporti anali, o che addirittura lo spermatozoo di un ex possa essere rimasto nel loro utero talmente a lungo da ingravidarle due anni dopo la fine della loro relazione.
Per contro, sono radicate nella convinzione che dopo un rapporto sessuale basti “una doccetta” (vaginale, immagino) per scongiurare i rischi di una gravidanza. O che si debbano bere due litri d’acqua prima di un rapporto per depurarsi degli spermatozoi e non rimanere incinte.
Se fin qui le loro convinzioni vi sono sembrate talmente grottesche da farvi quasi ridere, sappiate che le Pancine sono omofobe, temono che le fusa di un gatto maschio possano rendere il loro figlio omosessuale (e la cosa le terrorizza). Con le figlie femmine non parlano di sessualità, anzi, reprimono ogni domanda sconveniente e riservano loro un trattamento diverso e più limitante. Sono convinte che il ruolo della donna sia l’accudimento della prole e del marito e che i figli maschi possano godere di più libertà delle figlie femmine (la figlia diciottenne non può andare in vacanza con gli amici, il figlio sedicenne sì).
E dove sono i mariti in tutto ciò? Nel libro di Maisto praticamente non esistono. A fronte di cotanta ignoranza femminile, i maschi non compaiono, e pensare che di tutto si può incolpare una Pancina tranne che di potersi ingravidare da sola con qualche rito magico. I maschi non hanno un ruolo né come marito né come padre. Fanno giusto qualche sporadica comparsa, in qualche allucinante post in cui l'ingenua Pancina mostra di non accorgersi di un palese tradimento, di cui Maisto ride. Perché Maisto, a parte tutto, ride delle donne, senza considerare che in qualunque famiglia disfunzionale i genitori sono pur sempre due e che se una moglie è idiota, anche l'uomo che l'ha sposata doveva essere sulla stessa lunghezza d'onda. Ma torniamo a noi. Assumiamo, per semplicità, che, come sempre, la colpa e i problemi mentali siano tutti delle donne e gli uomini siano le loro vittime incolpevoli. 

Dunque, proprio quando vorrei dire "no, Vincenzo Maisto si è inventato tutto, ha compilato un inventario di scempiaggini, nel 2019 le donne non sono così", nella mia mente si fanno largo due episodi reali.

Il primo è un fatto di cronaca di poco tempo fa: una mamma (Pancina?) si è impermalita con la direttrice dell’asilo che le aveva riconsegnato il figlio con addosso un paio di fuseau fucsia. Il commento era “meglio pisciato, che tanto asciuga, che con i pantaloni rosa”. Il rischio, ovviamente, era che un pantalone rosa, indossato per due ore in una situazione di ovvia emergenza, potesse confondere l’orientamento sessuale del bambino.
Il secondo episodio mi tocca da vicino. L’ostetrica con cui noi mamme abbiamo avuto un incontro a scuola sull’educazione sessuale dei nostri figli di quinta elementare ci ha detto una cosa che ci ha fatto alzare la pelle d’oca di un centimetro buono. Al consultorio arrivano delle ragazzine di undici, dodici anni per interrompere le loro gravidanze. Noi mamme siamo uscite tutte inquiete dall’incontro, domandandoci se stessimo sbagliando qualcosa e se in capo a un anno o due ci saremmo trovate in una condizione analoga, a fare abortire la nostra bambina dodicenne. Ed è vero che a volte capitano situazioni che ai genitori possono sfuggire di mano, e che nessuna madre è onnipotente e onnisciente, ma ora mi chiedo: di che aiuto può essere, per una figlia, una Mamma Pancina che bolla la ogni domanda sulla riproduzione come sconveniente e inventa risposte improbabili mettendo di mezzo cavoli e cicogne? Come può una madre convinta che basti il coito interrotto o la “doccetta” mettere una figlia al riparo dai rischi di una gravidanza indesiderata? E, ancora, come può una donna che ha già procreato basarsi solo su questi sistemi per evitare altri figli non desiderati?

L’ignoranza e i tabù fanno solo dei danni. 

E se da un lato ogni donna ha diritto di decidere come e quando procreare, dall’altro dove sono finite la prevenzione e la consapevolezza?
E qui arriviamo al vero limite del libro di Vincenzo Maisto: se davvero ci sono molte madri del genere – non è chiaro quanto il fenomeno sia diffuso — forse il mero sfottò è fine a se stesso, serve solo a far guadagnare l’autore del libro. Invece per queste donne ci sarebbe bisogno di un aiuto serio e competente, altroché.

Le Pancine d'Amore
di Vincenzo Maisto
Rizzoli
Saggio umoristico
ISBN 978-8817099752
Ebook 7,99€
Cartaceo 14,45€

Sinossi
Su Facebook esistono centinaia di pagine e gruppi incentrati sull'esperienza della maternità, alcuni dei quali popolati da mamme che si autodefiniscono "pancine". Se ne trovano di pubblici, di chiusi e addirittura di segreti, ai quali è possibile accedere solo su invito o dopo una lunga gavetta. Una volta dentro, però, la fatica per arrivarci è ripagata dalla scoperta di un universo fantastico, distopico, in cui non valgono le più elementari regole della grammatica italiana, in cui le bigotte partecipanti si riferiscono ai rapporti di coppia come "le cose dei grandi" e le donne istruite e indipendenti figurano come "maestrine" dedite all'invidia e ai malefici; una realtà parallela fatta di grottesche torte partoritrici, di esilaranti metodi contraccettivi e improbabili riti di fertilità, di nauseabonde ricette a base di latte materno da propinare a ignari vicini di casa e di pregevoli pezzi di bigiotteria realizzati con fluidi corporei. Nonché di altre varie nefandezze. Con la cattiveria e l'umorismo nero che l'ha reso un fenomeno del web, Vincenzo Maisto, alias il Signor Distruggere, ci guida in una tragicomica esplorazione dell'estremismo materno da social network, in un viaggio sul fondo del barile nel quale i contorni tra realtà e immaginazione sfumano fino a farsi indecifrabili.
Elena Genero Santoro

Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag.
L’occasione di una vita, Lettere Animate.
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni.
Gli Angeli del Bar di Fronte, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni (seconda edizione).
Il tesoro dentro, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni (seconda edizione).
Immagina di aver sognato, PubGold.
Diventa realtà, PubGold.


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