Gli scrittori della porta accanto

Recensione: Il Muro, di Francesco D'Adamo

Recensione: Il Muro, di Francesco D'Adamo

Libri Recensione di Stefania Bergo. Il Muro di Francesco D'Adamo (DeA). Una crepa sul muro dei pregiudizi e della paura che separa sempre un noi da un loro, un libro da leggere coi bambini dai dieci anni in su.

Sto leggendo molti libri dedicati ai lettori più giovani, in questo periodo. Un po' perché ho poco tempo da dedicare alla lettura e non vorrei trascinarmi per settimane un libro, un po' perché sto investendo sul futuro di mia figlia, che di anni ne ha nove, e mi piacerebbe crearle una piccola biblioteca di storie che lascino il segno, che la facciano riflettere.
Ho appena finito di leggere Il Muro (DeA), di Francesco D'Adamo. Un titolo che mi ha attratta subito.
Il Muro.
I muri che si sollevano tra noi e gli altri, senza che nemmeno che ne accorgiamo.
Era comparso un mattino, uscendo all'improvviso dalle brume della notte, tanti anni prima. Aveva rotto le tenebre ed era là, immenso.
Francesco D'Adamo, Il Muro
Un muro nero, liscio, senza appigli o brecce. Come ce ne sono tanti.

C'è chi i muri li costruisce e chi li vuole attraversare.

Inizia così, il racconto di Francesco D'Adamo, con la piccola Teresa, di dodici anni, che vuole attraversare il muro e andare Di Là. Scritto maiuscolo, sì. Perché Di Là è il Paradiso, un luogo di cui si narra, dove tutti sono felici e sereni, in cui si lavora e si viene ripagati equamente, si hanno diritti e opportunità – il che non dovrebbe essere prerogativa del Paradiso, ma del Mondo intero, no? Anche se nessuno sa veramente come sia Di Là. Ciò che sanno è che non sarà difficile trovare qualcosa di più. Perché dove vive Teresa ora, c'è «un accidenti di niente», spesso mancano anche i diritti, la libertà. E i genitori, gli adulti, lo sanno bene che se vogliono dare un futuro ai loro figli li devono caricare sul Tren de la muerte e spedirli Di Là, oltre il Muro – o magari oltre il Mare...

Non è difficile capire a quale muro di riferisca Francesco D'Adamo, lo suggeriscono anche i nomi ispanici dei bambini protagonisti del romanzo.

Teresa, quella determinata e coraggiosa, che vuole andare oltre il Muro per ritrovare sua sorella Consuelo, partita l'anno prima e di cui non si hanno più notizie. Pato, un bambino di sei anni con un curioso berretto da giovane marmotta, spelacchiato e fuori luogo, nel deserto, che vuole andare Di Là a cercare Batman per portarlo al suo villaggio a combattere contro i cattivi, contro le ingiustizie, come faceva il suo papà, che però ora è sparito. Pedro Uno e Due, fratelli, spediti oltre il Muro dalla famiglia, in cerca di fortuna per loro stessi e per chi è rimasto all'Inferno. Màrquez, che porta il nome del grande scrittore, perché Cent'anni di solitudine è tutto ciò che gli ha lasciato in eredità suo padre, un minatore, prima di morire di lavoro. Coyote – un vero coyote – che racconta a Teresa – sì, lei parla con alcuni animali, li sente – di dover andare Di Là per raggiungere la sua compagna che ha attraversato il Muro in cerca di un posto sicuro dove mettere al mondo i loro cuccioli.
Gli ingredienti ci sono tutti, i riferimenti alle tante storie di migranti sono evidenti. Ma Francesco D'Adamo fa anche di più. Aggiunge alla sua storia magia e mistero – una nonna sciamana, ad esempio –, aggiunge la fantasia dei bambini, il loro bisogno di supereroi, in modo non solo da rendere Il Muro una lettura adatta ai giovani lettori, dai dieci anni in su, ma anche di presentarci le loro percezioni della realtà: la fiducia dei più piccoli, il disincanto dei più grandi.

Francesco D'Adamo narra questa storia con un linguaggio semplice ma estremamente efficace, ricco di immagini e sensazioni.

E lo fa con intelligenza e imparzialità. Perché non c'è solo la storia di Teresa, il suo punto di vista – che poi è quello di chi cerca di attraversare il muro per andare Di Là. C'è anche il punto di vista di Màrquez, che Di Là non ha mai voluto andare, pur abitando vicinissimo al Muro, perché la sua libertà se l'è creata da solo, perché ci si è accomodato dentro. E c'è anche il punto di vista di Signore, che il Muro lo deve controllare e difendere, seduto nella stanza dei bottoni, a fissare monitor e dare ordini a soldati e macchine. Perché gli hanno detto di presidiare il muro, è il suo lavoro.
Chi lavorava nella Sala di Controllo non era pagato per farsi domande o avere scrupoli. Doveva difendere la Sicurezza.
Francesco D'Adamo, Il Muro
Ci sono anche gli Sciacalli, nel racconto, quelli che guidano il Tren de la muerte e convincono le madri a dare loro tutti i risparmi, quelli di una vita, magari raccolti da famiglie intere, per garantire ai figli un futuro – «Dacci tuo figlio, lo metteremo sul Tren, lo porteremo Di Là, diventerà ricco». Ammaliatori, criminali, che guidano il treno nel deserto, un carico di vita di cui non si curano, perché a loro interessano solo i soldi. Poco importa se le condizioni dei bambini a bordo sono disumane, poco importa se sui tetti dei vagoni si muore di freddo di notte e ci si brucia la pelle di giorno, poco importa se non c'è cibo, né acqua. L'importante è portare forza lavoro a basso costo laddove certi compiti non vengono svolti, perché troppo faticosi o sporchi – «Dicono che puzziamo e facciamo troppa cacca ma hanno bisogno di noi, per tosarci e sfruttarci». Perché c'è anche questo, nel libro di Francesco D'Adamo: la denuncia di chi sulla disperazione della gente ci marcia, ancora una volta acutamente da più punti di vista.

Ma chi vive Di Là dal Muro – o dal Mare –, come vede i disperati che cercano di attraversarlo?

La verità – Teresa lo sapeva bene, non era sciocca – era che chi viveva Di Là – in Paradiso – non voleva straccioni stranieri tra i piedi. Per questo avevano alzato il Muro e lo difendevano a fucilate.
Francesco D'Adamo, Il Muro
Eppure, malgrado vogliano difendere con i Muri il loro Paradiso, quelli «mica sembrano felici», come osserva il piccolo Pato, intriso di sogni di giustizia nelle mani di un supereroe, accorgendosi solo alla fine che i veri supereroi non portano certo maschere ed eccentrici costumi.
Il mondo si divide sempre tra chi è di qua e chi è di là. E non sempre i muri sono veri e propri confini, non sempre sono monoliti che si estendono a perdita d'occhio – a volte sono distese d'acqua, porti chiusi. Quelli più invalicabili cono i muri che costruiamo con i nostri comportamenti, con il pregiudizio, con la paura di perdere ciò che abbiamo, compresi i sogni, alimentata da chi questa paura cerca di sfruttarla a proprio favore. Del resto il Muro è piatto, liscio, uguale su ogni lato, equo. Separa e basta. Chi può dire chi siano i veri prigionieri, se chi sta da un lato o dall'altro. L'unica certezza è che certi muri vanno abbattuti. Ma come?
Non voglio dire di più, non voglio svelarvi l'epilogo, perché Il Muro di Francesco D'Adamo ha una buona dose di suspense da non rovinare. Leggetelo con i vostri figli più piccoli o fatelo leggere a quelli adolescenti. Sarà una crepa su quel Muro.

Il Muro

di Francesco D'Adamo
DeA
Young Adult | Narrativa per l'infanzia 12+
ISBN 978-8851163082
cartaceo 11,81€
ebook 6,99€

Sinossi

Esiste un Muro, una barriera così alta che è impossibile vederne la cima. Un Muro che cresce, allungandosi di giorno in giorno. Un muro di pregiudizi, bugie e parole non dette. Non si sa bene che cosa ci sia dall'altra parte. In tanti hanno provato a oltrepassarlo, nessuno è mai tornato per raccontarlo. A Márquez, invece, non è mai interessato scoprire cosa c'è oltre il Muro: lui ha un cavallo, un fucile e tutta la libertà che può desiderare. Ma la mattina in cui conosce Teresa le cose cambiano. Perché Teresa ha due grandi occhi neri a cui è difficile resistere. E le idee chiare. Vuole andare Di Là e salvare sua sorella, che è partita mesi prima sul Tren de la muerte e non ha più fatto sapere nulla di sé. Insieme a Teresa c'è Pato. Pure lui non ha dubbi, anche se ha solo sei anni: è praticamente certo che dall'altra parte del Muro ci sia Batman, l'eroe di Gotham City, e vuole trovarlo per chiedergli di salvare il suo villaggio. Infine c'è Coyote, che si unisce al gruppo per trovare qualcosa per cui valga la pena di lottare: la sua compagna, i suoi cuccioli, la vita. Comincia così un viaggio che porterà Teresa, Márquez e i loro improbabili compagni a scoprire il valore dell'amicizia e della libertà. Dalla penna dell'autore di "Storia di Iqbal", un romanzo attuale, una metafora sul mondo di oggi e sulla paura dell'altro: perché quando la paura cresce può diventare una barriera invalicabile.



Stefania Bergo
Non ho mai avuto i piedi per terra e non sono mai stata cauta. Sono istintiva, impulsiva, passionale, testarda, sensibile. Scrivo libri, insegno, progetto ospedali e creo siti web. Mia figlia è tutto il mio mondo. Adoro viaggiare, ne ho bisogno. Potrei definirmi una zingara felice. Il mio secondo amore è l'Africa, quella che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui racconto nel mio libro.
Con la mia valigia gialla, StreetLib collana Gli scrittori della porta accanto (seconda edizione).
Mwende. Ricordi di due anni in Africa, Gli scrittori della porta accanto Edizioni.
La stanza numero cinque, Gli scrittori della porta accanto Edizioni.


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