Gli scrittori della porta accanto

Recensione: Mwende. Ricordi di due anni in Africa, di Stefania Bergo

Recensione: Mwende. Ricordi di due anni in Africa, di Stefania Bergo

Libri Recensione di Alessandra Nitti. Mwende. Ricordi di due anni in Africa di Stefania Bergo (Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni). Una storia che fa venire voglia di terra rossa e natura immensa.

Di solito quando viaggio porto sempre con me un libro; e di solito, quando sono ferma, prendo un libro e viaggio.
Negli ultimi giorni, accomodata sul balcone di casa mia a godermi la primavera/estate tropicale cinese, ho fatto un bel giro dall’altra parte del mondo: se mai andrò in Kenya certamente porterò con me Mwende, ricordi di due anni in Africa, di Stefania Bergo.
Non è un diario di viaggio, né un resoconto sulla cultura dell’Africa orientale, ma è la storia di un cuore che è sprofondato nella terra rossa del Tharaka e che non è mai più uscito. È la storia di chi lascia tutto, persino se stessa, per una buona causa e alla fine si ritrova a essere parte di quel mondo come lo sono il tamarindo e la vallata, tanto spesso nominati.
E in questa cornice bucolica, impreziosita ulteriormente dalla vallata su cui si affacciava, gli inquilini venivano accolti e sedotti, solleticando tutti i loro sensi all’unisono, dall’olfatto, alla vista, all’udito, con il cinguettio degli uccellini tra le fronde fruscianti del tamarindo, il silenzio dirompente della valle, le grida dei pastori che spingevano al pascolo le capre, il canto del fiume Mutonga. Sotto quell’atrio di paradiso, si consumavano le colazioni, i pranzi, le cene, le serate a chiacchierare, ridere, piangere, cantare. Vivere.
Stefania Bergo, Mwende. Ricordi di due anni in Africa
È come se li vedessi, quel tamarindo e quella vallata di Matiri, a poche centinaia di chilometri da Nairobi, ora quasi secchi e polverosi come i piedi sporchi di terra rossa, ora verdi e lussureggianti per le piogge equatoriali. Mentre leggo, sento l’odore della natura che si apre alla benedizione del cielo dopo mesi di siccità e il vagito dei bimbi nati in quell’angolo dimenticato da Dio, ma non dai volontari che si susseguono pagina dopo pagina, riempiendo la vita e le giornate di Stefania, e aiutandomi a vivere, almeno per un’ora al giorno, il Kenya.

E poi ci sono i dolori e gli amori della protagonista/autrice Stefania Bergo, la sua ipersensibilità sbocciata in quella terra come la natura dopo la stagione delle piogge, e che forse in una vita lineare non sarebbe mai fiorita. 

È una storia di gioie, ma anche di problematiche di chi è lontano da casa, e di chi è dalla parte dei deboli, è una storia di chi si apre alla vita, diventa multipla e scopre mille nuove possibilità di esistenza fuori dal tracciato comune, è una storia che fa venire voglia di terra rossa e natura immensa.
«Che cos’è normale?» mi chiede [Apophie], con la comprensione di una mamma ma anche con il cuore libero di una donna indipendente. «La vita normale è quella che noi scegliamo di vivere, il normale dipende da noi, non dalla definizione degli altri.»
[…] Questo vivere senza limitarsi al piccolo nido in cui si è nati, essere a proprio agio ovunque come se il mondo intero fosse il giardino di casa, mi ha sempre affascinato.
Stefania Bergo, Mwende. Ricordi di due anni in Africa



Mwende
Ricordi di due anni in Africa

di Stefania Bergo
Gli Scrittori della Porta Accanto
Narrativa di viaggio | Romanzo autobiografico
ISBN 978-8827565001
ebook 2,99€
Cartaceo 10,62€

Sinossi
Emozioni intense, natura prepotente di indescrivibile bellezza, persone straordinarie, vita quotidiana in un ospedale missionario, viaggi on the road tra Kenya, Tanzania, Zanzibar e Sudan.
A 35 anni, malgrado una carriera avviata come ingegnere clinico, Stefania sente il bisogno di cambiare rotta. Decide di mollare tutto, un lavoro sicuro e gli affetti, e riparte con la sua valigia gialla per trasferirsi nell’arido villaggio di Matiri, in Kenya, come Direttore generale dell'ospedale St. Orsola. Lì conoscerà altri volontari, troverà amici tra i residenti, si scontrerà con una realtà a volte affascinante altre difficile da accettare, spesso combattuta tra ciò che le bisbiglia la testa e quello che le grida il cuore, sperimentando indimenticabili e logoranti montagne russe emozionali. E inaspettatamente, Stefania troverà anche l’amore.
In questo memoir, sequel del suo romanzo d’esordio “Con la mia valigia gialla”, l’autrice ripercorre la sua vita durante quei due anni, raccontando a volte fedelmente, a volte romanzandole per esigenze narrative, le storie che si è trovata a vivere. Per dare una sbirciatina alla sua Africa, una delle tante facce del seducente continente.



Alessandra Nitti
Sinologa, viaggiatrice, appassionata lettrice, yogini e scrittrice. Trascorro le giornate nel mio mondo di poesia inventando trame di racconti, progettando viaggi intorno al mondo o in posizioni yoga a testa in giù. Laureata in lingue e letteratura straniere solo per il gusto di conoscere lingue difficili. Nonostante la struggente nostalgia per la mia laguna veneziana, vivo a Canton, nel sud-est della Cina, dopo aver vagato per il Sud-est asiatico, per insegnare italiano a giovani cinesi. Tra una lezione e l’altra gestisco “Durga – Servizi editoriali”, ma soprattutto porto avanti i miei progetti letterari.
L’amuleto di giada, Arpeggio Libero Editore.
Faust – Cenere alla cenere, Arpeggio Libero Editore.
Esilio, Arpeggio Libero Editore.


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