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Amazzonia peruviana: viaggio nel Parco Nazionale del Manu

Amazzonia peruviana: viaggio nel Parco Nazionale del Manu

Viaggi Di Luigi Lazzaroni. Il Parco Nazionale del Manu, nell'Amazzonia Peruviana: Cusco, Ninamarca e Paucartambo e il cock-of-the-rock, l’uccello simbolo del Perù.

Il Parque Nacional del Man in Perù, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1987, ha una superficie pari a quella del Lazio e un range altitudinale che parte da oltre 4.000 metri sulle Ande e scende a 300 metri in Amazzonia, non ci sono strade, forse c’è la mitica Paititi, la città perduta degli Incas, di sicuro ci sono più specie di piante, mammiferi, uccelli, rettili, pesci, farfalle e così via di quanti non ce ne siano in tutta Europa. Solo una piccola parte del parco è aperta al turismo e solo otto agenzie vi hanno accesso con un numero controllato di turisti.

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20 maggio, Amazzonia peruviana: Cusco

Ho prenotato questo viaggio al Parque Nacional del Man via internet presso un’agenzia scozzese che si appoggia a un tour operator gestito da una olandese. Ed eccomi qui seduto per terra davanti alla porta dell’agenzia peruviana di Cusco assieme a una coppia di pensionati nordamericani, lei ginecologa lui radiologo, in attesa che qualcuno si faccia vivo dopo la siesta. Ogni tanto sento la terra traballare – è l’effetto dei 3.400 metri di Cusco, mi dice lei, un altro tè alla coca e passa tutto, forse. Questa mattina ho fatto un giro per il centro città: ho visto i van dei turisti in partenza per Machu Picchu da Plaza de Regocijo, poi la Catedral e la Iglesia de la Compañía (di Gesù), ho incrociato nelle stradine bianche di calce donne con vestiti variopinti, più sono colorate e più sono povere, ho fotografato la pietra dei dodici angoli in Calle Hatun Rumiyu, il Convento di Santo Domingo costruito sopra ciò che resta del Coricancha, il tempio del dio Sole, e una scolaresca che studiava storia davanti a un grande murale dove i buoni Incas venivano ammazzati dai cattivi Conquistadores (questo almeno è quello che il murale racconta). Ho finito il giro salendo, con calma, le scalinate fino alla piazza di San Cristobal dove un’india vendeva bamboline di stoffa colorata e il panorama della città è da cartolina. Bella Cusco? Sicuramente sì ma un po’ troppo turistica.

Cusco - Calle Hatun Rumiyuq

Cusco - Santo Domingo

21 maggio, Amazzonia peruviana: Ninamarca e Paucartambo

Siamo in 12 sul pulmino che sta salendo a 4.000 metri per superare la cordigliera e scendere verso il Parco del Manu: quattro americani, tre olandesi, due tedeschi, due peruviani (la guida e l’autista) e un italiano.
Prima sosta ai chullpas di Ninamarca – sono torri funerarie costruite prima dell’arrivo degli Incas, ci spiega Michel, la nostra guida –, lontano, all’orizzonte, i ghiacci del Salcantay, più di 6.000 metri, sotto, nella valle, appezzamenti coltivati – cosa cresce qui, a 3.000 metri? – patate, mais, quinoa… – la quinoa va di moda in Italia – non solo in Italia ed è una rovina perché adesso si guadagna di più a venderla per l’esportazione che non alla gente del posto.
Mai essere troppo curiosi.
Seconda sosta a Paucartambo, un ponte di pietra su un torrente carico d’acqua che non sa ancora quanta strada le manca per arrivare all’Oceano Atlantico, case bianche, porte blu, quattro donne a fare mercato, dieci turisti ansiosi di ripartire – a luglio c’è la famosa festa della Virgen del Carmen, cinque giorni di processioni, fuochi d’artificio e baldoria, devi prenotare almeno un anno prima se vuoi trovare posto, dice Michel, sembra incredibile, così tranquillo.

Ninamarca e i tipici tessuti peruviani

Si scende, si fa per dire, fino ai 2.800 metri di Challabamba e si risale ai 3.560 metri di Acjanago, la porta del Manu, l’Amazzonia è la in basso, sotto il mare di nuvole.

La strada sterrata non finisce mai, una curva dopo l’altra nella nebbia che copre gli infiniti costoni delle Ande, foresta compatta, strada bagnata, poi – tutti giù, andiamo a vedere il cock-of-the-rock, dice Miguel – il cock di che? – è l’uccello simbolo del Perù, aspetta e vedrai. Tutti schierati sul ciglio della strada in attesa che qualcosa si materializzi sugli alberi lì davanti, io intanto fotografo farfalle dalle ali trasparenti su fiorellini bianchi, ciuffi di fiori rosso fuoco su esili liane e un uccello occhigiallifacciablupettoneronucabiancapanciagiallaaliverdi (vedere per credere) anche lui aspetta l’apparizione. Venti minuti di attesa ma ne valeva la pena, un lampo rosso tra il verde delle foglie, eccolo il cock-of-the-rock, fermo su un ramo si lascia fotografare, sa di essere al centro dello show.

Fiori di liana - cock-of-the-rock

Dopo otto ore di viaggio siamo scesi nella nebbia ai 1.600 metri della Posada San Pedro, quando la nebbia si alza la foresta ci inghiotte, dormiremo qui questa notte. Mi hanno assegnato la capanna più lontana dalla mensa e dai servizi però mi hanno dato una candela perché il generatore è già spento. Dentro la luce di una fiammella vacillante, fuori il buio di una notte sconosciuta, si sente solo il gorgogliare di un torrente invisibile.



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Luigi Lazzaroni

Luigi Lazzaroni
Non credo nell’astrologia ma mi ritrovo in alcune caratteristiche del mio segno, ovviamente quelle che mi fanno più comodo: l’Acquario ama sentirsi libero e sente il bisogno di spostarsi continuamente, adora viaggiare, è attratto da tutto ciò che è nuovo, ha idee continue che gli girano in testa, gli Acquario sono sognatori. Confermo al cento per cento. Per il resto studi classici, laurea scientifica giusto per cambiare, pittura nei periodi di meditazione, fotografia sempre, in montagna da solo o con gli amici, in giro per il mondo con una moglie che mi tiene nel mondo reale tranne che in Amazzonia dove non vuole proprio venire.


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