Gli scrittori della porta accanto

Recensione: Ninfa dormiente, di Ilaria Tuti

Recensione: Ninfa dormiente, di Ilaria Tuti

Libri Recensione di Davide Dotto. Ninfa dormiente di Ilaria Tuti (Longanesi). Se il commissario Battaglia «sa ma non ricorda», qualcun altro «ricorda ma non sa». Una storia che entra dentro cose straordinarie, terribili e indimenticabili.

Teresa si ritrovò a guardare in quegli occhi neri, profondi, e si sentì sprofondare. Sembrava che Andrian ricambiasse lo sguardo, ma non era così. Teresa lo sentiva trapassarla come se fosse incorporea e fissarsi sul bosco alle sue spalle.
Ilaria Tuti, Ninfa dormiente
Già ne I fiori sopra l’inferno esce un ritratto rigoroso e definito del commissario Teresa Battaglia. Ce la immaginiamo con chiarezza: «con i capelli – rossi – tagliati a caschetto, la frangia lunga fino agli occhi». Ne ricordiamo le doti da profiler derivanti da una  empatia pronunciata, spesso dolorosa e oscura, in grado com’è di entrare dentro i cuori; preoccupata, però che nessuno faccia con lei altrettanto, per via del suo segreto (anzi, dei suoi segreti).
Vive e affronta i suoi tormenti interiori in compagnia della solitudine,
[...] una coinquilina discreta, che non invadeva mai gli spazi e lasciava tutto com'era.
Ilaria Tuti, I fiori sopra l’inferno
Risente di momentanei e incipienti black out della mente che la portano ad armarsi di taccuini in cui registrare tutto. l taccuini (diari) servono per afferrare il filo dei suoi pensieri e non perderlo mai.  «Quel che sa (ma non ricorda)» le permette di riconoscere la strada e concludere le indagini più difficili, come quella che si prospetta in queste pagine.

Assistiamo senz’altro, in Ninfa dormiente di Ilaria Tuti,  a una sua evoluzione: se prima dice, e con ragione, «Vedo oltre i fiori. Vedo l’inferno», qui la prospettiva si ribalta in quanto gli eventi insegnano talvolta un nuovo punto di vista.

Dall'inferno era sbocciato un fiore. Questa era a lezione della Storia. Ci voleva tempo, ma la natura poneva sempre rimedio alle storture dell'animo umano. Le seppelliva sotto nuova vita.
Ilaria Tuti, Ninfa dormiente
Teresa, dal punto di osservazione assai scomodo in cui si trova, impara parecchio: dai vivi, dai morti (di cui scioglie gli enigmi), dai bambini che erano e sono interlocutori privilegiati per guadagnare in profondità e far cadere molte barriere. L’infanzia, tuttavia, è il periodo in cui si erigono le barriere che condizioneranno la vita adulta.
Massimo Marini è il collega che assomiglia di più a un braccio destro, anche se il rapporto è agli inizi, e l’ispettore ha un bel po' di strada da percorrere:
Non gli arrivava nemmeno al petto, ma aveva l’abitudine di passare sopra il suo ego come un carrarmato.
Ilaria Tuti, Ninfa dormiente
Il rapporto va cementandosi e già si nota, in Ninfa dormiente, l’attenuazione della ritrosia di ciascuno nell’esporsi all’altro. Teresa in fondo non commette l’errore di prenderlo sottogamba. A tratti preavverte in lui doti ancora sopite, ma pure ostacoli in cui si arena e che lo consumano. Prevale il discreto riguardo, almeno finché non sia necessario intervenire a forza, e alzare il velo di quel poco che si sa e di cui si mormora. Anche perché entrambi – per motivi diversi – faticano a trovare la propria dimensione e a mantenerla. E Massimo, a ben vedere, è proprio colui che ha bisogno di un mentore, se non di un buon maestro.

La Ninfa dormiente è l’enigma da risolvere, e insieme «l’eco di un evento lontano, riapparso chissà come dalla polvere del passato». 

Un mistero con tutti i crismi che apre la porta a modi differenti di concepire e affrontare sofferenze e rimorsi, da qualunque parte provengano. Inevitabile perdersi o ritrovarsi tra simmetrie e idiosincrasie.
La storia si snoda in una località tanto suggestiva quanto appartata del Friuli, quello della Val di Resia e dei suoi abitanti:
C’era qualcosa di mistico in quei luoghi, qualcosa che aveva molto a che fare con il senso del divino. La valle respirava un soffio vitale. Ogni stelo, ogni foglia, ogni pietra, ogni goccia d’acqua vibrava di un’energia senziente, che creava cose perfette.
Ilaria Tuti, Ninfa dormiente
Il medesimo magnetismo scaturisce dall’incontro con l’anziano Alessio Andrian:
«Non è malato, non lo è mai stato. Non cammina per sua stessa volontà. Non parla per sua stessa volontà. Da settant’anni. Qualunque cosa sia successa dopo aver dipinto la Ninfa dormiente, lui ha deciso di morire vivendo. È una tomba che respira.»
Ilaria Tuti, Ninfa dormiente
Se il commissario Battaglia sa ma non ricorda e richiama le sommità di una divinità suo malgrado indifferente («Guarda il mondo senza sentirsene più parte»), al vecchio Andrian appartiene un distacco di tutt’altro genere: ricorda (e fin troppo bene, ahimé) ma non sa. E questo suo non sapere inesorabilmente lo proietta verso un dolore perfetto, sempre davanti agli occhi.
Sono condizioni speculari e angosciose calate nella dimensione umana, nelle quali il tempo (o troppo poco o perché nel suo scorrere è una medicina meno efficace di quanto si creda) gioca contro e mai a favore.
Dire qualcosa sulla struttura è d’obbligo: rigorosa e geometrica, in essa è incanalato, fitto, il racconto. A tenerlo insieme parole e ragionamenti che non girano intorno, ma approfondiscono e consolidano il quadro, entrando dentro cose straordinarie, terribili e indimenticabili.



Ninfa dormiente

di Ilaria Tuti
Longanesi
Thriller
ISBN 978-8830451551
Cartaceo 15,81€
Ebook 9,99€

Sinossi

Li chiamano «cold case», e sono gli unici di cui posso occuparmi ormai. Casi freddi, come il vento che spira tra queste valli, come il ghiaccio che lambisce le cime delle montagne. Violenze sepolte dal tempo e che d'improvviso riaffiorano, con la crudele perentorietà di un enigma. Ma ciò che ho di fronte è qualcosa di più cupo e più complicato di quanto mi aspettavo. Il male ha tracciato un disegno e a me non resta che analizzarlo minuziosamente e seguire le tracce, nelle valli più profonde, nel folto del bosco che rinasce a primavera. Dovrò arrivare fin dove gli indizi mi porteranno. E fin dove le forze della mia mente mi sorreggeranno. Mi chiamo Teresa Battaglia e sono un commissario di polizia specializzato in profiling. Ogni giorno cammino sopra l'inferno, ogni giorno l'inferno mi abita e mi divora. Perché c'è qualcosa che, poco a poco, mi sta consumando come fuoco. Il mio lavoro, la mia squadra, sono tutto per me. Perderli sarebbe come se mi venisse strappato il cuore dal petto. Eppure, questa potrebbe essere l'ultima indagine che svolgerò. E, per la prima volta nella mia vita, ho paura di non poter salvare nessuno, nemmeno me stessa.
Davide-Dotto

Davide Dotto
Sono nato a Terralba (OR) vivo nella provincia di Treviso e lavoro come impiegato presso un ente locale. Ho collaborato con Scrittevolmente, sono tra i redattori di Art-Litteram.com e curo il blog Ilnodoallapenna.com. Ho pubblicato una decina di racconti usciti in diverse antologie.
Il ponte delle Vivene, Ciesse Edizioni.


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