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Volevo solo raccontare la verità: omaggio a Ilaria Alpi

Volevo solo raccontare la verità: omaggio a Ilaria Alpi

Di Loriana Lucciarini. Un monologo, un commosso omaggio a Ilaria Alpi, uccisa 25 anni fa a Mogadiscio, insieme al cineoperatore Miran Hrovatin. Un omicidio rimasto impunito.

Dopo 25 anni ancora non si è fatta luce sulla vicenda dell’omicidio della giornalista Rai Ilaria Alpi e del cineoperatore Miran Hrovatin, uccisi in un agguato a Mogadiscio il 20 marzo 1994. Dichiarazioni in parte svanite nel nulla, registrazioni cancellate, ottomila documenti ancora secretati sulla vicenda, in attesa che Camera e Copasir si pronuncino in merito.
Nel frattempo, nel 2008 il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha conferito ai genitori di Ilaria Alpi la Medaglia d’oro al Merito civile ed è stato intitolato proprio alla giornalista uccisa, il prestigioso premio giornalistico televisivo che si svolge ogni anno a Riccione.
Ultimamente la vicenda dell’omicidio di Ilaria Alpi è tornata alla ribalta delle cronache in attesa che, forse – finalmente – si faccia luce sulle motivazioni, sui mandati e sui reali esecutori materiali di quella strage.
Nel luglio del 2017 la Procura ha richiesto l'archiviazione dell'inchiesta perché i Pm ritenevano che fosse impossibile risalire al movente e, quindi, anche agli autori dell'omicidio. La nota dichiara anche che non c'erano prove di depistaggi. Conclusione amara e difficile da accettare. Dopo ben 23 anni si paventava la chiusura del caso senza una soluzione. Troppi misteri, segreti, occultamenti e depistaggi hanno reso impossibile arrivare a stabilire la verità e le responsabilità di quelle morti. La famiglia di Ilaria Alpi si è dichiarata delusa e amareggiata.
Ilaria, che tanto cercava la verità, è morta senza giustizia, in questo è stata uccisa due volte.
Questo monologo, nel 2017, ha partecipato a uno spettacolo teatrale organizzato da Se non ora quando di Grugliasco.

Volevo solo raccontare la verità.

Già, la verità. Fin da piccola ne ho sempre sentito il desiderio. Non è mai stato facile, anche nelle piccole cose quotidiane, eppure il mio carattere fermo e deciso, misto alla grande sensibilità, mi ha sempre aiutata in questo. Determinata ho compiuto scelte fondamentali per la mia vita, con passione e impegno. Ho studiato e mi sono laureata in lingue e letteratura araba. La passione per i viaggi (soprattutto l’amore per i paesi arabi), e la necessità di approfondire le cose che mi gravitavano intorno, mi ha spinta a scegliere il giornalismo. Dopo tanta gavetta, finalmente, nel 1990 entro nel team Rai, diventando inviata della redazione esteri del Tg3. Da questo momento è un continuo viaggiare: Parigi, Belgrado, Marocco (la mia amata Africa!) e, per molte volte, la Somalia.
Il mio lavoro da inviata però non mi permette di approfondire le notizie ma solo di darne brevi stralci d’informazione, per quei pochi minuti che la tv concede. Non è il mio modo di lavorare: io devo andare a fondo nelle cose, capire i meccanismi e raccontarli con verità.
Ecco, ritorna questa parola, verità, quasi come se fosse diventata parte di me e non ne potessi fare a meno. Così, quando mi chiedono di scrivere un articolo sulle attività dei traffici illeciti di armi e rifiuti tossici legate alla cooperazione internazionale, decido di non limitarmi solo a raccontare e a riportare i fatti, ma vado a fondo, ad indagare. Ho un collega al mio fianco in gamba e preparato, Miran, e con lui troviamo le piste giuste. Intervistiamo il sultano di Bossaso Bogor che ci fa intuire molto di più del semplice traffico di armi e rifiuti. La pista scotta.

È il 20 marzo, io e Miran, arriviamo a Mogadiscio in una giornata calda e luminosa e siamo in fibrillazione: abbiamo registrato quasi due ore d’intervista con il sultano che apre scenari inquietanti ma il tempo stringe, dobbiamo farne ampi tagli per inviarla a Roma per il TG serale.

Abbiamo molto lavoro da fare. Chiamo i colleghi in Italia annunciando notizie sensazionali e mi metto al lavoro per completare il servizio, quando arriva una chiamata. Una chiamata tanto importante da farci uscire di corsa, senza avvisar nessuno né concludere il lavoro che stavamo facendo. Partiamo, ancora una volta, alla ricerca di informazioni, di utili dettagli, per andare al fondo a questa storia. Crediamo di andare in cerca di notizie, quando invece troviamo ad attenderci la morte. In quell’agguato non c’è stato il tempo di far nient’altro che poter guardare negli occhi i nostri assassini, per quel breve istante rimasto di vita, che a me e Miran ci è stata sottratta via con crudele violenza, con il suono metallico e ferroso dei mitra a riecheggiar nel silenzio.
La ricerca della verità, a tutti i costi, mi ha portato incontro al mio destino, sulla strada di Mogadiscio in quel caldo marzo del 1994, per questo sono morta. E dopo 23 anni ancora aspetto giustizia e che si faccia finalmente davvero luce sull’assassinio mio e di Miran Hrovatin. A proposito, io sono Ilaria Alpi e in terra d’Africa facevo la giornalista.


Loriana Lucciarini
Impiegata di professione, scrittrice per passione. Spazia tra poesia e narrativa. Molte pubblicazioni self e un romanzo Il Cielo d'Inghilterra con Arpeggio Libero. È l'ideatrice e curatrice delle due antologie solidali per Arpeggio Libero, la prima di favole per Emergency Di favole e di gioia nonché autrice con la fiaba Si può volare senza ali e la seconda di 4 Petali Rossi – frammenti di storie spezzate, racconti contro il femminicidio per BeFree. È fondatrice e admin di “Magla-l'isola del libro”.
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