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Viaggio in Amazzonia: il fiume Manu, tra giaguari, caimani e indigeni Matsigenka

Viaggio in Amazzonia: il fiume Manu, tra giaguari, caimani e indigeni Matsigenka

Viaggi Di Luigi Lazzaroni. Amazzonia, lungo il fiume Manu, tra giaguari, caimani, lontre giganti e gli indigeni Matsigenka.

Tutti in barca, abbiamo sei ore di risalita lungo il fiume, il Manu finalmente. Il Madre de Dios è come il Ticino ma più grande, un fiume turbolento, acque chiare, rapide e greti sassosi, il Manu invece è come il Po in piena, acqua marrone che fila via liscia, mulinelli e tronchi galleggianti, la differenza fa impressione.


25 maggio: il fiume Manu in Amazzonia, tra giaguari e caimani

Il motore spinge contro la forte corrente, dieci minuti ed ecco sulla riva, immobile, il primo caimano – caimano bianco, dice Darwin, al massimo arrivano ai due metri, poca roba. Le rive franate sono un intreccio di radici esposte e di tronchi caduti, ogni tanto un raggio di sole illumina il muro verde della foresta – là – indica Darwin al timoniere, tutti guardano ma nessuno vede niente, la barca accosta piano, motore al minimo – silenzio e nessun movimento brusco – io non vedo ancora niente, agitazione in barca, Stefanie lo ha visto – là, un giaguaro! Sdraiato tra i cespugli ci osserva tranquillo, la barca scivola indietro e lui si alza e ci segue lungo la riva, adesso è incuriosito, poi attento, valuta la situazione, troppo distanti, ci osserva freddo, si gira e si perde nella foresta.

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Una vera fortuna, capita molto raramente di vedere un giaguaro, si scaldava al sole dopo il friaje dei due giorni scorsi, dice Darwin. Dopo il giaguaro tutto diventa banale: sì quella è una aninga, quelle sono oche dell’Orinoco, aironi cocoi, egrette, ok quella specie di tacchino è un arauco, belle le tartarughe… ci pensa il primo caimano nero di quattro metri a ridestare l’attenzione, poi un altro e un altro ancora che si immerge nell’acqua marrone gli occhi puntati sulla barca. Sosta per motivi fisiologici su una spiaggia sabbiosa – non allontanatevi – non ci pensiamo proprio.
Pomeriggio in zattera su Cocha Otorongo, una lanca abbandonata, uccelli e uccellini colorati ma soprattutto scimmie, scimmie ragno dalle zampe lunghissime, scimmie scoiattolo indiavolate tra le foglie, scimmie urlatrici immobili su in alto tra i rami. Per oggi basta, visto fin troppo.

Caimano e tartarughe sul fiume Manu

Giaguaro sul fiume Manu

26 maggio: gli indigeni Matsigenka

Piove a dirotto ma non è un problema, ombrelli, giacche più o meno impermeabili e arriviamo al Cocha Salvador – prima o poi dovremmo vederle – auspica Darwin, il desiderio si materializza esattamente dopo un’ora e tre minuti di attesa sul pontile: le lontre giganti stanno attraversando il lago! Una coppia coi piccoli, una si avvicina alla nostra zattera, ci controlla, poi sotto gli alberi della riva c’è tutto un trepestio di tuffi e sbuffi – possono arrivare a due metri con la coda i lobos de rio (lupi di fiume) e in gruppo attaccano anche i piccoli caimani – e in effetti i canini si vedono bene. Sul sentiero del ritorno alberi giganteschi e orme di giaguaro, così almeno dice Ricardo, il nostro capitano che, scopriamo, è un indio dei Matsigenka, al pomeriggio visita a casa loro.
Due tettoie su basse palafitte, questa è l’abitazione di un paio di famiglie Matsigenka che si danno il turno per accogliere i turisti, in realtà il villaggio è molto più in su lungo il Manu e dentro la selva, nell’area a protezione integrale a cui è proibito l’accesso. Intanto che Carlito, l’aiutante di barca, anche lui dei Matsigenka, si mette il poncho a righe bianche e nere che sembra il vestito tipico del gruppo, Ricardo organizza il tiro con l’arco, frecce lunghissime, per bersaglio un frutto marrone per terra a una quindicina di metri, le nostre donne non sanno nemmeno come si impugna l’arco, Chen sembra il più bravo ma io faccio centro (lo so nessuno ci crede, ho mollato la freccia praticamente a caso perché l’arco mi tremava tutto per lo sforzo…). Carlito è pronto, suona una nenia sull’unica corda di un piccolo arco tenuto fermo tra i denti, il suono è molto debole ma immagino che di sera davanti al fuoco nel silenzio della foresta faccia un certo effetto. A proposito di fuoco, l’avevo visto solo nei documentari ma Carlito e un suo cugino ci danno una dimostrazione pratica di come si accende il fuoco sfregando due legnetti, una questione di abilità e pazienza ma alla fine abbiamo una fiammella, per noi una dimostrazione interessante, per quegli indios che pare ancora vivano nella foresta del Manu senza aver avuto contatti con l’uomo bianco un’abilità indispensabile alla sopravvivenza.

Gli indigeni Matsigenka e una lontra gigante


Luigi Lazzaroni

Luigi Lazzaroni
Non credo nell’astrologia ma mi ritrovo in alcune caratteristiche del mio segno, ovviamente quelle che mi fanno più comodo: l’Acquario ama sentirsi libero e sente il bisogno di spostarsi continuamente, adora viaggiare, è attratto da tutto ciò che è nuovo, ha idee continue che gli girano in testa, gli Acquario sono sognatori. Confermo al cento per cento. Per il resto studi classici, laurea scientifica giusto per cambiare, pittura nei periodi di meditazione, fotografia sempre, in montagna da solo o con gli amici, in giro per il mondo con una moglie che mi tiene nel mondo reale tranne che in Amazzonia dove non vuole proprio venire.


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