Professione lettore Di Davide Dotto. 9/11/1989, Berlino: la caduta del muro, «una notte storica per i berlinesi e per il mondo intero». Cinque libri per raccontare la fine di un'epoca.
La bidella ritornava dalla scuola un po' più presto per aiutarmi
"Ti vedo stanca
Hai le borse sotto gli occhi
Come ti trovi a Berlino Est?"
Alexander Platz di F. Battiato (1982)
«Duecento anni fa Nicolas François Blanchard sorvolò la città in aerostato.»
«L'hanno fatto di recente anche i fuggiaschi.»
Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders (1987)
Il 9 novembre 1989 cadeva il muro di Berlino.
Capire cosa stesse succedendo significa fare i conti con i precedenti quarant’anni, l’inizio e la fine della Guerra Fredda, la glasnost e la perestrojka di Gorbacev.La fine di un'epoca fu in apparenza senz’avviso; nemmeno un mese prima si festeggiava il quarantennale della DDR, ma già allora, a voler osservare, i segnali c’erano tutti.
Non è facile raccontare gli eventi nel momento stesso in cui si presentano, si oscilla tra testimonianza, romanzo, cronaca destinata a divenire storia. L’inchiesta giornalistica – nei limiti del possibile – assicura la distanza e l’oggettività che serve. A distanza di tempo (di anni, di decenni) si approfondiscono le questioni e lo sguardo, tuttavia si rischia, come osserva Giulietto Chiesa, di confrontarsi – in questo caso a decadi di distanza, con dati e informazioni difficili da reperire, o andati irrimediabilmente perduti.
Chi ha costruito il muro di Berlino?di Giulietto ChiesaUno Editori Saggio storico ISBN 978-8833800516 cartaceo 11,81€ |
La vita era dura anche per coloro che «credevano nella Germania dell’Est come alternativa all’Occidente», e partecipavano della comune diffidenza verso una società di tipo capitalistico.
Quei giorni a Berlino di Lilli Gruber e Paolo Borella (1990), per esempio, narra gli eventi nel momento in cui si compiono. Il muro è ancora in piedi, «un serpentone alto tre metri, oggi pressoché ricoperto di murales, scritte multicolori… un mostro lungo 167 chilometri» con più di trecento torri di sorveglianza.Nel 2003 Anna Funder, C’era una volta la DDR, raccoglie le storie di gente comune, facendo emergere nella Deutsche Demokratische Republik il fenomeno degli inoffizielle Mitarbeiter (collaboratori non ufficiali del regime cui fece parte sporadicamente la scrittrice Christa Wolf). Senza appartenere alla Stasi (apparato del Ministerium für Staatssicherheit), riferivano di chiunque, amici, vicini, parenti.
Gli stessi insegnanti – racconta Ezio Mauro – spingevano i bambini a disegnare in classe i loghi dei canali televisivi seguiti dai genitori per punire chi guardava programmi occidentali.
Vi era una tale capillarità nella delazione che non vi era cittadino della DDR privo di un fascicolo che lo riguardasse e scavasse a fondo nella sua vita privata.
Per averne solo un’idea, basta ricordare il film Le vite degli altri (2006) della regia di Florian Henckel von Donnersmarck.
La vita era dura anche per coloro che «credevano nella Germania dell’Est come alternativa all’Occidente», e partecipavano della comune diffidenza verso una società di tipo capitalistico.
Anime prigioniere
di Ezio Mauro |
«Una notte storica per i berlinesi e per il mondo intero». Cosa accadde la notte del 9 novembre 1989?
Nell’autunno del 1989 si sgretolano le strutture della Germania dell’Est, insieme alla sua polizia segreta.Giocano a sfavore tutta una serie di fattori, tra i quali un deficit enorme, l’assenza endemica di manodopera qualificata, ma soprattutto la neutralità del blocco sovietico.
Non fu assaltato nessun Palazzo d’Inverno, a Berlino almeno, però divampò in quella parte d'Europa un fuoco fuori da ogni controllo.
È l’inizio di un processo articolato, drammatico e controverso che parte da lontano. I singoli episodi, tutt'altro che indolori, sono strettamente connessi. La rivoluzione romena, l’indipendenza di Cecenia, Lituania, Estonia, Armenia, Ucraina, Moldavia, il colpo di stato nell'Unione Sovietica (il putsch di agosto), e in seguito la guerra nella ex Jugoslavia, raccontano eventi all'interno della medesima cornice. Utili a riguardo i saggi raccolti nel volume 1989, il crollo del muro di Berlino e la nascita della nuova Europa, a cura di Antonio Carioti e Paolo Rastelli.
1989
A cura di Antonio Carioti e Paolo Rastelli |
Non mancavano avvisaglie.
Le manifestazioni popolari, ancorché pacifiche, erano l’epilogo di «una ribellione individuale, sorda e silenziosa, maturata in segreto, nata dall'oppressione, organizzata nell'ossessione, decisa nell'angoscia» (Ezio Mauro). Essa si manifestava in fughe al limite, fortunose, ingegnose e disperate. «Gorbaciov, salvaci!» si gridava ad Alexander Platz:Nella DDR non c'era mai stata dissidenza organizzata, ma solo testimonianze individuali, anche per il controllo soffocante della Stasi.I regimi dell'Est si stavano trasformando in qualcosa di diverso e non godevano di buona salute. Per evitare si sbriciolasse il meccanismo che teneva sotto controllo autentiche polveriere, tentarono di cambiare volto. L'obiettivo era quello di continuare a esistere, non dissolversi. La DDR, trovandosi tra l'incudine e il martello, era meno disposta a seguire la via della distensione e ad aprirsi alle riforme. Anzi, resisteva isolata censurando le aperture provenienti da Mosca.
Ezio Mauro, Anime prigioniere. Cronache dal muro di Berlino
L’esperimento socialista applicato alla Germania dell’Est non era all'altezza di aspettative e promesse, non si credeva alla vittoria (anacronistica) sul sistema capitalistico, né che si sarebbe superato in benessere il rivale occidentale. Vi era un costante esodo di cittadini tedeschi dell’Est (veri e propri profughi interni all’Europa) che, in cerca di condizioni di vita migliori, raggiungevano l’Ovest espatriando attraverso le frontiere aperte di Cecoslovacchia e Ungheria.
Smorzatosi il conflitto ideologico, l'alternativa non era seguire un modello comunista o capitalistico, ma vivere o non vivere in uno Stato di diritto.
Nelle piazze si domandavano cose che daremmo per scontato: la libertà di stampa, elezioni democratiche. L'apertura della porta di Brandeburgo e l’abbattimento del muro erano la summa di queste istanze, non ultima quella di uscire dalla fragilità di chi non aveva possibilità di esprimere liberamente le proprie opinioni, né averne o maturarle.I tedeschi dell’Est desideravano condividere la ricchezza dei cugini dell’Ovest, andare in vacanza, godere di beni di consumo fuori dalla propria portata, colmare la distanza creatasi, in poche generazioni, tra chi era nato e vissuto al di qua o al di là della cortina di ferro, con o senza il muro.
Ci sono voluti solo quarant’anni per creare due tipi di tedeschi completamente diversi, e ci vorrà un bel pezzo prima che la differenza scompaia.
Anna Funder, C’era una volta la DDR
C’era una volta la DDR
di Anna Funder |
Il muro, un anacronismo ingombrante nel cuore dell'Europa, «un confine tra Germania e Germania», cadde la notte del 9 novembre 1989 per una parola di troppo di Günter Schabowski - portavoce del governo - durante una conferenza stampa.
Gli sfuggì che da quel momento cadevano frontiere e restrizioni per l'espatrio, dando la definitiva picconata al sistema. I disordini conseguenti rischiarono di essere ingestibili: dal Cremlino non sarebbero accorsi rinforzi e nessuno si prese la responsabilità (se non in maniera assai blanda) di intervenire contro cose ormai fatte.I passi successivi erano un percorso in salita per niente scontato:
- la riunificazione (tecnicamente un'annessione) sotto il cancellierato di Helmut Kohl;
- il trattato di Maastricht che avrebbe proiettato l'Europa verso la moneta unica.
All’inizio si riteneva che la DDR avrebbe comunque – non si sapeva in che modo – continuato a esistere. La sua fine, nell’immediato, colse di sorpresa mezzo mondo.
Veniva meno una realtà contestata alla quale ci si era abituati. Lasciò costernati e disorientati i dissidenti, la Comunità Europea, gli Stati Uniti per gli inediti scenari.Vi erano le perplessità di un George Bush senior, le resistenze di una Margareth Thatcher, le ansie di un Mitterrand. Giulio Andreotti, parafrasando Mauriac, pare abbia detto: «Amo talmente tanto la Germania che ne preferivo due».
Considerando le dinamiche della Storia, e ciò che vi era in gioco, non è facile distribuire torti e ragioni, o fare un bilancio della lezione appresa. Se l’esperienza comunista si era incamminata in un percorso senza ritorno, il sistema capitalistico soffre una gravissima crisi per una sorta di pensiero unico, solo declinato in modo diverso, molto simile agli scenari del Mondo nuovo di Aldous Huxley (libro pubblicato nel 1932).
Da tempo «il materialismo puro e brutale del consumismo» mostra più di una crepa.
Si è convertito a una feroce competizione, alla legge del più forte erigendo nuovi muri (questi ultimi illustrati da Piero S. Graglia, Il muro).
Il muro
di Piero S. Graglia |
Credits: © ente-del-turismo | CC BY-NC 4.0
Davide Dotto |
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