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Recensione: Shonin-ki, di Natori Masazumi

Recensione: Shonin-ki, di Natori Masazumi

Libri Recensione di Andrea Pistoia. Shonin-ki di Natori Masazumi, con la prefazione di Marina Panatero e Tea Pecunia (Feltrinelli). La resistenza, la perseveranza, l'autodisciplina e la resilienza dei ninja per affrontare le difficoltà di ogni giorno e rispondere a situazioni pericolose attraverso l'addestramento fisico e mentale.

Chi conosce i ninja alzi la mano!
Come immaginavo, tutti.
Ora, chi li conosce storicamente, evitando di tirare in ballo informazioni tratte da fumetti e film occidentali?
Direi che di mani alzate ne sono rimaste ben poche.
Da ciò si evince che non sappiamo praticamente nulla di questi leggendari mercenari.
Di conseguenza, se vogliamo avere una panoramica più realistica e meno fantasiosa di loro, questo libro fa proprio al caso nostro.

Partiamo innanzitutto dal chiarire cos’è lo Shonin-ki: è uno dei più importanti testi in materia, scritto nel 1681 da Natori Masazumi.

Oggi finalmente è stato tradotto e integrato a una lunga prefazione in cui le due curatrici, Marina Panatero e Tea Pecunia, forniscono una spiegazione dettagliata sul tema.
In questa prima parte, con un linguaggio chiaro e al tempo stesso preciso, le scrittrici descrivono il variopinto mondo dei ninja, discernendo ciò che è storicamente comprovato da ciò che è mero mito o folklore.
È così che veniamo a conoscenza dei loro segreti, i quali spaziano dalle abilità fisiche maturate in anni di duro allenamento alla vasta cultura nel campo delle lingue e delle scienze, passando per il misticismo, la spiritualità e l’esoterismo (con tanto d’incantesimi, rituali segreti e formule magiche). Ma c’è anche spazio per informazioni più pratiche e curiose: dall’equipaggiamento indossato e sfruttato nei modi più disparati a seconda della necessità (con un occhio di riguardo alle armi) alle tecniche psicologiche con cui approcciare il nemico, dalle astute soluzioni per far perdere le tracce al muoversi tra gli ostacoli, dallo scalare mura inviolabili al cambiare il proprio aspetto per mimetizzarsi. Tutto ciò rende questi uomini delle astute spie pronte ad affrontare in modo impeccabile le situazioni più disparate per uscirne sempre vincitori.

Nella lunga prefazione di Marina Panatero e Tea Pecunia c’è però anche spazio per apprendere la storia dei ninja, dalla loro ascesa alla caduta.

Con tanto di nomi, date, episodi salienti, aneddoti e miti sfatati, quale, in primis, l’idea collettiva che loro si vestissero sempre e solo di nero. In realtà possedevano svariati abiti a seconda della missione e dell’ambiente in cui si trovavano.
Le restanti pagine invece sono una fedele traduzione dello Shonin-ki, il quale è formato da innumerevoli capitoli brevi che riportano tutte le tecniche necessarie ai novizi per diventare dei ninja inarrestabili.
Al di là degli aspetti pratici e tattici di quest’opera, ciò che più affascina della loro cultura è come i ninja non siano dei guerrafondai violenti o dei barbari assetati di sangue ma degli uomini dediti alla spiritualità e alla ricerca incessante di una conoscenza e di una consapevolezza riscontrabile solo in un monaco Zen. Non per niente, oltre a essere dei combattenti, sono anche dei saggi e profondi studiosi.

Nello Shonin-ki si apprende infatti come ci sia una perfetta simbiosi tra tecniche di combattimento e filosofia Zen.

La filosofia Zen risulta essere il fondamento necessario per affrontare lo scontro nella migliore condizione psicologica possibile.
Infatti solo la pace interiore, il distacco dal proprio ego e l’armonia perfetta tra spirito e corpo risultano essere i capisaldi su cui erigere la propria impeccabilità. Questo perché i maestri ninja sanno bene come, durante il combattimento contro un avversario, la vera sfida da affrontare è verso le proprie debolezze e paure. Di conseguenza il buddhismo e la filosofia forniscono gli indispensabili mezzi per trascendere le proprie “zone d’ombra”.

Che dire di Shonin-ki di Natori Masazumi?

Siamo cresciuti convinti che i ninja fossero degli spietati assassini con abilità fuori dall’ordinario, quasi soprannaturali, ma grazie a Natori Masazumi, Tea Pecunia e Marina Panatero finalmente riusciamo a distinguere ciò che è l’immaginario collettivo dalla realtà.
Certo, c’è da dire che adesso (con la tecnologia e le conoscenze scientifiche che possediamo) alcuni insegnamenti forniti in quei secoli risultino quantomeno ingenui e inattuabili. Di contro, se ne trovano altri che possono essere tranquillamente adattati ai giorni nostri in quanto sfruttano leggi fisiche onnipresenti e dinamiche psicologiche e di persuasione mai “passate di moda”.
Non di meno, questo libro tratta un argomento decisamente singolare. Ed è proprio questo il suo punto di forza: l’uscire dai soliti e collaudati temi di cultura generale lo rende più interessante e originale, conquistando così sia il lettore curioso e sempre alla ricerca di informazioni inusuali sia colui che vuole approfondire ulteriormente la propria conoscenza inerente a questo affascinante mondo. Al tempo stesso, però, può interessare anche il lettore occasionale, il quale troverà in esso tanti spunti da adattare alla vita di tutti i giorni. E tutto questo verrà fornito senza perdersi in chiacchiere superflui o concetti complessi e nebulosi. Merito anche delle due curatrici. È infatti ormai comprovato come loro siano esperte a comunicare in maniera chiara e concisa e a schematizzare un mondo così vasto e ricco in modo da renderlo accessibile a tutti, acculturati e non.
In pratica, un testo da prendere in seria considerazione e da inserire nella propria lista dei prossimi acquisti letterali.


Shonin-ki

di Natori Masazumi
Feltrinelli
Saggio
ISBN 978-8807892738
Cartaceo 8,07€
Ebook 6,99€

Sinossi 

Lo «Shonin-ki» è uno dei capolavori del "ninjutsu", uno dei quattro "hi densho", i documenti di trasmissione segreti scritti dai ninja. Insieme rappresentano l'insieme delle conoscenze di tutte le scuole di "ninjutsu". Fu scritto nel 1681 da Natori Sanjuro Masazumi, un samurai di alto rango divenuto maestro ninja, che guidò uno dei più importanti clan ninja del Giappone antico, la Scuola Natori. Da sempre avvolti da un alone leggendario, i ninja sono stati considerati i custodi di tecniche segrete e letali, dotati di poteri quasi soprannaturali. Il cuore del "ninjutsu" sta nell'osservare, spiare, prevedere e fermare il pericolo. Oltre all'attenzione e all'astuzia, il ninja deve essere motivato da una totale determinazione, che gli permetta di adattarsi a ogni situazione e di avvalersi con efficacia e discernimento di stratagemmi. Il "ninjutsu" non è solo un insieme di tecniche adatte alla guerriglia: la sua essenza dimora nella costante vigilanza e nella capacità di trovare una via d'uscita e di sfruttarla, nella flessibilità e nel mantenimento della forza plasmante della resistenza. Questa è resilienza. Resistenza, perseveranza, autodisciplina, resilienza: questo ci trasmettono i ninja, ci insegnano ad affrontare le difficoltà e a rispondere a situazioni pericolose attraverso l'addestramento fisico e mentale, avvalendoci di armi convenzionali con strategie che non lo sono, in una parola ci insegnano la sopravvivenza. Una disciplina che ci è poi d'aiuto anche nella nostra vita quotidiana.

Andrea Pistoia


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