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Viaggio in Islanda: l'Anello delle saghe e la scogliera di Latrabjarg

Viaggio in Islanda: l'Anello delle saghe e la scogliera di Latrabjarg

ViaggiDi Luigi Lazzaroni. Giugno in Islanda: l'Anello delle saghe, lontano dalle solite rotte turistiche, la scogliera di Latrabjarg, il punto più a ovest dell'isola, la sabbia bianca di Breidavik e quella (quasi) rossa di Raudisandur Beach.

Lui, lei, l’altro. Lui è Kjartan Olafsson, in partenza per la Norvegia, promesso sposo di Gudrùn figlia di Hosvifur Helgason, la più bella d’Islanda, l’altro è Bolli Þorleiksson, amico fraterno di Kjartan, troppo amico, e quando Kjartan torna e lo trova con Gudrùn succede l’inevitabile, uccisi tutti e due e la bella Gudrùn si fa monaca. È il succo della Laxdaela Saga, mille anni fa.
Perché la racconto? Perché stiamo percorrendo la strada 590, il söguhringinn, l’Anello delle saghe, in fondo al Breiðafjörður, nel nordovest dell’Islanda. E come avete fatto a finire in un posto che nessun tour operator propone? Colpa di una foto. La foto è quella di una scogliera altissima con la base sferzata dalle onde rabbiose di un mare in burrasca e la cima nascosta da nuvole cariche di pioggia, la scogliera di Latrabjarg, è là che voglio andare. Il problema è che la scogliera è il punto più a ovest d’Islanda, nelle terre dei fiordi occidentali, e devi prevedere almeno tre giorni uscendo dal classico giro lungo la Hringevur, la Statale 1. Per giustificare l’impegnativa digressione ho mandato a mio fratello un po’ di foto dei puffin, i pulcinella di mare, sperando fosse sensibile ai colori di questi buffi uccelli, ce ne sono a migliaia sulla scogliera ed è stagione di riproduzione, meglio di così! E poi ci sono le spiagge di sabbia bianca come ai tropici, ce n’è anche una tutta rossa, guarda che foto! È andata.

La scogliera di Latrabjarg e l'anello delle saghe

La scogliera di Latrabjarg e l'anello delle saghe: uccelli e cavalli

L’Anello delle saghe, in fondo al Breiðafjörður, per raggiungere la scogliera di Latrabjarg, il punto più a ovest d’Islanda.

Ed eccoci qui, su una strada dove non incroci una macchina, con un cielo basso e scuro sopra un mare piatto irto di scogli, ogni tanto una fattoria silenziosa, ehi c’è nessuno? però i pannelli informativi dicono che qui sono vissuti Audur la saggia, Geirmundur il Moro e da qui è partito Eirikur raudi, Erik il Rosso, alla scoperta della Groenlandia attorno all’anno Mille, ehi c’è nessuno? sono partiti tutti.
Notte all’ostello di Reykholar, fuori un vento gelido, nient’altro.
Questa mattina su e giù per montagne severe lisciate dal ghiaccio e dal tempo, avanti e indietro per fiordi profondi e deserti, prati ai piedi delle falesie, due casette là in fondo, cavalli sospettosi dietro il filo spinato, sosta caffè a Brjánslækur, c’è il molo del traghetto che prenderemo per il ritorno domani, altra salita su un altopiano sassoso e discesa solitaria verso il Patreksfjörður ed eccola la famosa Gardar BA 64, la più antica baleniera d’acciaio d’Islanda, spiaggiata proprio come una balena morente, nessuno la cura, la ruggine la corrode e l’erba la circonda ma i fotografi insensibili cercano solo l’inquadratura migliore.

Gardar BA 64, la più antica baleniera d’acciaio d’Islanda

Raudisandur Beach, la spiaggia (quasi) rossa

Migliaia di pulcinella di mare e Raudisandur Beach, la spiaggia (quasi) rossa.

Sembrava di essere sul set de Gli uccelli di Hitchcock, volteggi, virate, picchiate, stridii, schiocchi, pigolii, un volo di sterne bianche ci ha inseguiti e minacciati per decine di metri lungo il viottolo che portava in spiaggia, non ci interessano i vostri nidi! ma vallo a spiegare.
Lasciata la macchina alla fattoria in fondo a Raudisandur Beach e sfuggiti agli attacchi delle sterne, eccola la spiaggia, riflessi di sole nelle pozze di marea, increspature di vento sul velo d’acqua che copre la sabbia, nelle vene scure si sprofonda, è grande questa spiaggia, su un altro sentiero che abbiamo imboccato al ritorno per evitare gli attacchi aerei c’è un’anatra in cova, andiamo per prati. Prima di riprendere la ripida salita per uscire dalla spiaggia sosta alla Saurbæjarkirkja, un basso recinto di pietra grigia, un cancelletto bianco, il rosso del tetto si esalta contro il nero delle pareti di legno e il bianco degli infissi, fa tanto folklore ma è ora di puntare verso la scogliera. Ma questa non era la famosa spiaggia rossa?, domanda mio fratello. Beh, un po’ giallaranciorosino lo è, forse dipende dalle giornate, magari anche da qualche rinforzo di Photoshop…

Saurbæjarkirkja e l'attacco delle sterne

L’ostello di Breiðavík è il posto più prenotato nell’arco di 100 km, forse perché è anche l’unico. 

Disponibili due brande a castello senza coperte e noi senza sacco a pelo, dormiremo vestiti come pinguini. In corridoio grandi poster con gli uccelli d’Islanda, ma quanti sono!?, ma sono tutti uguali!?, piume bianche e nere, becchi gialli e neri, zampe gialle e nere, e i pulcinella? Eccoli, si chiamano lundi in islandese, abbondanti sulla scogliera di Latrabjarg, te lo avevo detto no?
Primo pomeriggio, pronti per la scogliera, venti minuti di macchina, c’è un sole splendido, meglio, dice mio fratello, peccato, dico io, volevo la mia scogliera altissima con la base sferzata dalle onde rabbiose di un mare in burrasca e la cima nascosta da nuvole cariche di pioggia.

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Invece il mare è blu e le onde da cartolina, servono occhiali scuri e una crema solare protezione 30, però gli uccelli ci sono, basta guardare giù dal ciglio del precipizio ed è tutto un andirivieni di planate veloci, picchiate acrobatiche, partenze a razzo, atterraggi arditi, fischi e gracchi, muggiti che salgono da una colonia di centinaia di uccelli neri su un grande scoglio alla base della falesia, e poi uccelli testa nera testa bianca, tutti neri tutti bianchi, metà neri metà bianchi, becchi gialli becchi neri, zampe gialle zampe nere, insomma tutti diversi e tutti uguali. Ma i pulcinella li hai visti?, mi fa lui. Ancora no però ho letto che partono al mattino e tornano alla sera, forse è presto. Avanti imperterriti su per il sentiero che borda la scogliera, due esperti, binocolo a tracolla, puffin? Not yet. Mio fratello si arrende, ti aspetto al parcheggio, io su per un’altra mezz’ora. Due specialiste che discutono, it’s not a razorbill, it’s a guillemot. Lundi? faccio io, not yet, rispondono in coro, ho capito ma sono le sei e ci sono ancora quattro soli, a che ora viene sera qui? Foto a due fiori per la disperazione, mi arrendo anch’io.
Ore dieci, sulla spiaggia di Breidavik a seguire i rivoli della marea montante, hai visto, la sabbia è davvero bianca come ai tropici, sì ma i pulcinella?

Luigi Lazzaroni

Luigi Lazzaroni
Non credo nell’astrologia ma mi ritrovo in alcune caratteristiche del mio segno, ovviamente quelle che mi fanno più comodo: l’Acquario ama sentirsi libero e sente il bisogno di spostarsi continuamente, adora viaggiare, è attratto da tutto ciò che è nuovo, ha idee continue che gli girano in testa, gli Acquario sono sognatori. Confermo al cento per cento. Per il resto studi classici, laurea scientifica giusto per cambiare, pittura nei periodi di meditazione, fotografia sempre, in montagna da solo o con gli amici, in giro per il mondo con una moglie che mi tiene nel mondo reale tranne che in Amazzonia dove non vuole proprio venire.


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