Serie TV | Prime Video Recensione di Stefania Bergo. Carnival Row, una serie pulp noir fantasy Amazon original con Orlando Bloom e Cara Delevingne. Fate, fauni e serial killer in una città vittoriana, per parlare di intolleranza e discriminazione sociale, razziale e di genere.
Dopo The man in the high castle, che mi ha tenuto incollata al video per quattro stagioni in poco più di tre settimane, ho scoperto un'altra serie che mi ha catturato fin dal trailer. Si tratta di Carnival Row, una serie originale Prime Video ideata da René Echevarria e Travis Beacham e disponibile sulla piattaforma dal 30 agosto scorso in lingua originale e dal 22 novembre con doppiaggio italiano.Carnival Row è una serie noir fantasy di ambientazione vittoriana prodotta da Marc Guggenheim, con Orlando Bloom e Cara Delevingne come protagonisti.
Orlando Bloom e Cara Delevingne sono i protagonisti di Carnival Row, un fantasy vittoriano con creature mitologiche. Temute dagli umani, è proibito loro vivere, amare e volare in libertà. Ma la speranza vive anche nell'oscurità, quando un detective umano e una fata riallacciano una pericolosa relazione. La fragile pace cittadina crolla quando dei delitti rivelano un mostro inimmaginabile.
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Carnival Row è il nome di una strada, la via della città vittoriana dove alloggiano i Fatati, esseri migrati tra gli umani in seguito alla guerra che ha sconvolto la loro terra, Tirnanoc.
Si tratta di fate, fauni, centauri. Lungo la via vendono la loro merce e offrono i loro servigi, in caotici mercati che ricordano i rioni dell'India e bordelli in cui gli unici colori che spiccano sono le parrucche turchine e fucsia delle fate. Non è ancora un vero e proprio ghetto, Carnival Row, ma è certo che se si vuole incontrare un essere fatato quello è il posto dove cercarlo. Alcuni di loro dimorano presso i padroni che servono, come maggiordomi, cameriere, cocchieri, cuoche, ma è lì che tornano per acquistare merci o stare con la loro gente. Perché non godono di tutte le libertà e di tutti i diritti di cui godono gli esseri umani.La convivenza non è facile, in città, una vera e propria integrazione non c'è. Gli uomini cercano le fate nei bordelli, fanno del sesso acrobatico lasciandosi sollevare in aria dalle loro ali durante l'amplesso. Ma di accettare la loro specie proprio non se ne parla. È epidermico il disprezzo. Così come lo è per i fauni, dalle evidenti corna arrotolate ai lati del viso, le ginocchia al contrario e gli zoccoli. Non riescono ad accettarli, nemmeno quando uno di loro si trasferisce, ormai arricchitosi, nel quartiere più aristocratico della città. Il che stride ancora di più, è un affronto. Perché in questo caso il discorso razziale si insinua nella discriminazione sociale.
L'intolleranza è fomentata da una parte dei politici che amministrano la città.
Due sono i partiti che si contendono il potere. Uno di questi, quello all'opposizione, vorrebbe cacciare i Fatati, detti spregiativamente critch, per ripulire Burgue, accusandoli di aver portato solo malattie e violenza per le sue strade, facendo leva sulla scricchiolante sicurezza degli esseri umani messa a repentaglio – tematiche e dinamiche che conosciamo bene, vero? L'altro partito, guidato dal Cancelliere in carica, è invece per l'accoglienza.Carnival Row è una serie fantasy, è vero, ma è sorprendente come fotografi la nostra realtà e la renda grottesca, la enfatizzi, chiaramente per lanciare un messaggio. È un universo dickensiano, parallelo al nostro mondo, che porta sulle scene la crisi dei rifugiati, le discriminazioni razziali e l’oppressione patriarcale. Inventa nuove razze, mescolando paradossalmente quelle che conosciamo, perché tra gli esseri umani ci sono bianchi e neri, così come ci sono tra i Fatati, perché ora la discriminazione non è più basata sul colore della pelle, ma sulle diverse appendici del corpo, ora la discriminazione è fatta di ali da nascondere sotto i vestiti per sembrare umani, da corna e corpi equini che invece non si possono mascherare.
C'è di più, dicevamo, non solo la discriminazione razziale e il sovranismo, ma la lotta trasversale al classismo e quella delle donne per abbattere la visione patriarcale della società.
Una tematica che sicuramente sarà più sviluppata nella seconda serie. Per ora rappresentata dalla figlia ribelle del capo dell'opposizione, dal suo desiderio di emancipazione e dalla brama di potere. Il che, forse, è a sua volta uno stereotipo, la classica visione maschile secondo cui quando una donna ambisce a ruoli dirigenziali debba farlo diventando spietata – stronza, diremmo ai giorni nostri –, con accezione dunque negativa. Ma confido nel produttore esecutivo Marc Guggenheim per affrontare anche questa delicata tematica al pari della discriminazione razziale, della disparità sociale e persino dell'estremismo religioso.[Carnival Row, ndr] Parla di razzismo e femminismo e sessismo e classismo e spiritualismo. Praticamente copriamo tutti questi temi e gettiamo luce su tutti i modi in cui si possono distinguere le persone e le creature nella società. È un mondo davvero ricco.
Carnival Row è una serie fantasy paradossalmente realistica, ma anche una serie pulp, noir, thriller con inaspettati colpi di scena che si sveleranno poco a poco nelle ultime puntate.
Amazon Prime si è già accordata per la seconda serie, attualmente in lavorazione – come annunciato su Twitter dai canali ufficiali –, che però potremo vedere solo nell'estate del 2020. Fortunatamente, pur avendo avuto un finale aperto, la prima serie è autoconclusiva per il filone narrativo principale, svelando molti dei segreti dei suoi personaggi.La fotografia è eccezionale. Betsy Paterson, responsabile degli effetti visivi, ha aggiunto con la computer grafica il volo delle fate per renderlo il più realistico possibile. Ma anche il trucco e le scenografie meritano sicuramente una candidatura agli Emmy – le protesi in silicone utilizzate per riprodurre le ali da libellula delle fate sono reali e dipinte a mano.
I contenuti sono molto espliciti, sia quando si tratta di mostrare cadaveri squartati, sia quando si tratta di mostrare le numerose scene di sesso, in cui corpi dalle più disparate fattezze e con le più realistiche appendici si fondono in meravigliosi vortici passionali multirazziali. Mai stridenti, anzi, scommetto che il produttore voleva porre l'accento proprio sull'armonia delle linee al di là di tutto, sulla potenza dell'amore che può andare, al pari dell'odio, sopra ogni cosa.
Stefania Bergo Non ho mai avuto i piedi per terra e non sono mai stata cauta. Sono istintiva, impulsiva, passionale, testarda, sensibile. Scrivo libri, insegno, progetto ospedali e creo siti web. Mia figlia è tutto il mio mondo. Adoro viaggiare, ne ho bisogno. Potrei definirmi una zingara felice. Il mio secondo amore è l'Africa, quella che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui racconto nel mio libro. Con la mia valigia gialla, StreetLib collana Gli scrittori della porta accanto (seconda edizione). Mwende. Ricordi di due anni in Africa, Gli scrittori della porta accanto Edizioni. La stanza numero cinque, PubMe Gli scrittori della porta accanto Edizioni. |
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