Gli scrittori della porta accanto

Recensione: Almarina, di Valeria Parrella

Recensione: Almarina, di Valeria Parrella

Libri Recensione di Elena Genero Santoro. Almarina di Valeria Parrella (Einaudi). Un viaggio frammentato tra passato e presente, tra sensazioni e metafore, l'emblema di un degrado minorile in una storia decisamente intimista.

Elisabetta Maiorano è una vedova di cinquant'anni, che non è riuscita ad avere figli. Il marito è venuto a mancare improvvisamente, per un infarto, tre anni prima, prima di concludere tante cose, compresa l'adozione di un bambino.
La protagonista inoltre insegna matematica nel carcere minorile di Nisida, vicino a Napoli, e viene a contatto con delle realtà forti. Nisida è un posto dove gli adolescenti sono reclusi, compressi, neutralizzati nella loro energia intrinseca.
Un giorno nel carcere arriva Almarina, una rumena di diciassette anni, condannata per un furto. Almarina è una superstite: fuggita da un padre violento che l'aveva addirittura stuprata, vittima di numerosi altri stupri, è giunta in Italia col fratellino al seguito, ma da questo è stata separata. Il bambino, presumibilmente, è stato dato in affido. La madre di Almarina invece è morta. Tra la professoressa e la ragazza si crea il legame di complicità, di affetto madre-figlia che a entrambe mancava, fino alla decisione di Elisabetta di chiedere l'affido della giovane una volta che ha scontato la sua pena.

La storia, in sé, è molto semplice. L'approccio è decisamente intimista.

L'inizio del libro è parecchio caotico e frammentato; solo dopo un po' di pagine si entra nel vivo.
La voce narrante è sempre quella di Elisabetta Maiorano, il punto di vista è ovviamente interno e questo costituisce anche un limite. Infatti, se è vero che il lettore viene a contatto con la realtà del carcere dalla prospettiva privilegiata di chi frequenta quel contenitore di vite interrotte e ne conosce pregi e difetti, è anche vero che l'unico personaggio caratterizzato è quello della professoressa.
Appena tratteggiati sono un paio di colleghi, il comandante e pochi altri. Bellissima Aurora, l'insegnante di lettere. Eppure trovo un enorme limite il fatto che proprio Almarina sia appena abbozzata. Di Almarina, da cui il libro prende addirittura il titolo, si conosce solo la raccapricciante storia passata. Si conosce il sacrificio. Ora è in carcere, immobile, in attesa di uscire entro qualche mese, con l'incognita di rifiorire, di farsi una vita migliore, o di cacciarsi di nuovo nei guai. Come tutti i ragazzi di Nisida, del resto. Di lei non si sa altro, eccetto un dettaglio: due anni prima ha abortito il figlio incestuoso di suo padre.

È parlando di aborto che Almarina ed Elisabetta si sono riconosciute. 

Anche Elisabetta ha interrotto volontariamente una gravidanza a diciotto anni e proprio in seguito a questo non è più riuscita a concepire. Quindi, Almarina ed Elisabetta sono unite da un aborto, anche se le premesse sono tutte diverse e per Almarina c'è dietro uno stupro reiterato.
Tolto questo momento, tra le protagoniste non è quasi descritta altra interazione. Di Almarina non si conoscono i gusti, si conoscono a stento le reazioni, non si conosce la gestualità. Ipotizzo da parte dell'autrice una scelta precisa: Almarina non è una persona, è un emblema. È una storia rappresentativa di degrado fin troppo diffusa. Eppure manca la presenza di un secondo personaggio forte, se non altro perché il rapporto tra Elisabetta e Almarina le coinvolge entrambe e la rinascita, alla fine, è per entrambe. Invece Almarina è neutra, lattiginosa, oserei dire insipida.

Anche del marito defunto di Elisabetta Valeria Parrella racconta molto poco e non lo caratterizza. 

Elisabetta ne percepisce l'assenza, ma Antonio rimane un fantasma.
Il resto è un continuo viaggio frammentato tra passato e presente, tra sensazioni e metafore. La scrittura è accattivante, in un tentativo a tutto tondo di captatio benevolentiae verso il lettore, al quale vengono presentati buoni sentimenti e temi di attualità secondo la morale corrente. Bisogna comunque riconoscere che l'approccio verso una storia di abusi e di rinascita è molto delicato.
E che alla fine ciò che conta è l'amore, e che nessuna legge potrà mai impedire a qualcuno di amare.

Almarina

di Valeria Parrella
Einaudi
Narrativa
ISBN 978-8806230616
Ebook 9.99€
Cartaceo 14,45€

Sinossi

Esiste un'isola nel Mediterraneo dove i ragazzi non scendono mai a mare. Ormeggiata come un vascello, Nisida è un carcere sull'acqua, ed è lì che Elisabetta Maiorano insegna matematica a un gruppo di giovani detenuti. Ha cinquant'anni, vive sola, e ogni giorno una guardia le apre il cancello chiudendo Napoli alle spalle: in quella piccola aula senza sbarre lei prova a imbastire il futuro. Ma in classe un giorno arriva Almarina, allora la luce cambia e illumina un nuovo orizzonte. Il labirinto inestricabile della burocrazia, i lutti inaspettati, le notti insonni, rivelano l'altra loro possibilità: essere un punto di partenza. Nella speranza che un giorno, quando questi ragazzi avranno scontato la loro pena, ci siano nuove pagine da riempire, bianche «come il bucato steso alle terrazze». Questo romanzo limpido e intenso forse è una piccola storia d'amore, forse una grande lezione sulla possibilità di non fermarsi. Di espiare, dimenticare, ricominciare. «Vederli andare via è la cosa più difficile, perché: dove andranno. Sono ancora così piccoli, e torneranno da dove sono venuti, e dove sono venuti è il motivo per cui stanno qui».
Elena Genero Santoro

Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag.
L’occasione di una vita, Lettere Animate.
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni.
Gli Angeli del Bar di Fronte, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni (seconda edizione).
Il tesoro dentro, PubMe Collana Gli Scrittori della Porta Accanto (terza edizione).
Immagina di aver sognato, PubGold.
Diventa realtà, PubGold.
Ovunque per te, PubMe.
Claire nella tempesta, Leucotea.


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