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Recensione: L'arminuta, di Donatella Di Pietrantonio

Recensione: L'arminuta, di Donatella Di Pietrantonio

Libri Recensione di Maria Civita D'Auria. L'Arminuta di Donatella Di Pietrantonio (Einaudi). Maternità, fratellanza, amicizia, amore e abbandono, visti con gli occhi di una ragazzina di tredici anni.

La protagonista di questo romanzo di Donatella Di Pietrantonio, L'Arminuta – che in dialetto abruzzese vuol dire la ritornata –, pensa di avere una sola famiglia, quella con la quale vive in città. Invece, in un pomeriggio di agosto del 1975, scopre che i suoi veri genitori vivono in un paese montano dell'Abruzzo, cugini di quello che ha sempre ritenuto suo padre e che, invece, è suo zio.
A sei mesi, durante l'età dello svezzamento, i suoi genitori ridotti in miseria l'hanno infatti affidata a questi parenti che non potevano avere figli.
A tredici anni deve tornare dalla sua vera famiglia, forse perché la sua madre adottiva è malata.
Quando bussa alla porta della sua nuova casa, con «una valigia scomoda e una borsa piena di scarpe confuse», non ha una buona accoglienza. I genitori la salutano accennando poche parole, i fratelli la considerano un intralcio, una disgrazia. Per tutti è un'altra bocca da sfamare.

A tavola, difatti, l'Arminuta deve lottare per un boccone di cibo in più. 

Le cattive sorprese non sono finite. La sera si rende conto che i genitori non le hanno procurato un letto. È costretta quindi a dormire con sua sorella Adriana. Quest'ultima è più piccola di qualche anno. Nonostante tutto, si rende complice e protettiva nei suoi confronti. Anche suo fratello Vincenzo, quasi diciottenne, comincia a guardarla. Ne è affascinato e le dimostra il suo affetto. Invece gli altri fratelli le fanno solo dispetti e Giuseppe, il più piccolo, poiché affetto da deficit cognitivo, non è ancora in grado di manifestare qualunque sentimento.
L'Arminuta sta proprio male in questa casa piccola e buia, con due genitori ignoranti, tanti fratelli e molta miseria. Rimpiange la vita agiata che ha condotto nell'altra famiglia. Ricorda con nostalgia le vacanze al mare, la danza, il nuoto e i divertimenti. Solo Vincenzo, un giorno, la porta alle giostre. Per l'Arminuta è la prima volta. Ma rimane solo un'allegra parentesi, perché lei continua a rimpiangere i suoi genitori o meglio, i suoi zii.

Inizia a scrivere lettere accorate alla mamma adottiva, Adalgisa, preoccupandosi della sua salute e chiedendole di tornare da lei.

Quest'ultima non si fa né sentire, né vedere. Le manda solo dei beni per consolarla da tanto strazio come un letto a castello e dei soldi. Con questi ultimi l'Arminuta compra tanti gelati per sé e la sorella Adriana.
Decide di andare a trovare Patrizia, la sua amica d'infanzia che vive nella città dei suoi genitori adottivi, di cui spera di avere notizie precise, soprattutto della mamma malata. Invece quando l'amica la vede scendere dall'autobus, la accoglie con molta allegria e non le dà il tempo di pensare ad altro.
Le raggiunge la madre di Patrizia, Vanda, che, invece, chiede all'Arminuta della sua famiglia. La ragazza le racconta tutti i suoi guai e questa si sente molto dispiaciuta e impotente di fronte a questo doppio abbandono.

Presto arriva l'ora di tornare in paese e di cominciare ad andare alla scuola media. 

Qui non conosce quasi nessuno ma tutti sono al corrente della sua vita perché hanno sentito le chiacchiere degli adulti. Tutti la scansano.
Nonostante la derisione dei suoi compagni, a scuola ottiene ottimi risultati ed entra nelle grazie della sua insegnante, la Perilli. L'Arminuta vince anche un concorso scolastico con un tema sulla Comunità europea e l'insegnante orgogliosa, convince i genitori della ragazza a iscriverla a un liceo in città.
L'Arminuta, felice, pensa di tornare a vivere con la madre. Invece accadono tanti altri eventi, si trovano risposte a domande che sembrano non averne, tutto diventa più chiaro. L'Arminuta è costretta a diventare adulta prima del tempo.

Consiglio la lettura di L'Arminuta di Donatella Di Pietrantonio non solo perché ha vinto il premio Campiello 2017 ma anche perché affronta argomenti molto interessanti.

Come la maternità, la fratellanza, l'amicizia, l'amore e l'abbandono, visti con gli occhi di una ragazzina di tredici anni molto provata da questi sentimenti.
Tutto questo è narrato con grande maestria dall'autrice che ha usato un linguaggio autentico ed essenziale, per raccontare una storia dalla trama semplice ma toccante, che inchioda il lettore dalla prima all'ultima pagina.

L'arminuta

di Donatella Di Pietrantonio
Einaudi
NarrativaISBN 978-8806232108
Cartaceo 14,87€
Ebook 8,99€

Sinossi 

Ci sono romanzi che toccano corde così profonde, originarie, che sembrano chiamarci per nome. È quello che accade con "L'Arminuta" fin dalla prima pagina, quando la protagonista, con una valigia in mano e una sacca di scarpe nell'altra, suona a una porta sconosciuta. Ad aprirle, sua sorella Adriana, gli occhi stropicciati, le trecce sfatte: non si sono mai viste prima. Inizia così questa storia dirompente e ammaliatrice: con una ragazzina che da un giorno all'altro perde tutto - una casa confortevole, le amiche più care, l'affetto incondizionato dei genitori. O meglio, di quelli che credeva i suoi genitori. Per «l'Arminuta» (la ritornata), come la chiamano i compagni, comincia una nuova e diversissima vita. La casa è piccola, buia, ci sono fratelli dappertutto e poco cibo sul tavolo. Ma c'è Adriana, che condivide il letto con lei. E c'è Vincenzo, che la guarda come fosse già una donna. E in quello sguardo irrequieto, smaliziato, lei può forse perdersi per cominciare a ritrovarsi. L'accettazione di un doppio abbandono è possibile solo tornando alla fonte a se stessi. Donatella Di Pietrantonio conosce le parole per dirlo, e affronta il tema della maternità, della responsabilità e della cura, da una prospettiva originale e con una rara intensità espressiva. Le basta dare ascolto alla sua terra, a quell'Abruzzo poco conosciuto, ruvido e aspro, che improvvisamente si accende col riflesso del mare.
Maria Civita D'Auria

Maria Civita D'Auria
Ho frequentato i corsi di archeologia, storia dell'arte e scrittura creativa presso l'università popolare eretina e ho collaborato come giornalista esterna per la rivista NOIDONNE, MINERVA, EPOCA. Ho vinto diverse edizioni dei concorsi letterari della Montegrappaedizioni e sono arrivata finalista con il racconto di “Gianna e Nicoletta” alla terza edizione del concorso letterario RacconTIAMO della Valletta edizioni.


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