Gli scrittori della porta accanto

Rileggendo I Malavoglia di Giovanni Verga

Rileggendo i Malavoglia di Giovanni Verga

Professione lettore Di Davide Dotto. Rileggendo I Malavoglia di Giovanni Verga: il racconto di un'anima sola distribuita tra tanti personaggi, individui e famiglie che fanno paese, una piccola nazione ai margini del Risorgimento ormai concluso.

Tu hai paura del lavoro, hai paura della povertà; e io che non ho più né le tue braccia né la tua salute non ho paura, vedi!
«Il buon pilota si prova alle burrasche.»
Tu hai paura di guadagnare il pane che mangi; ecco cos’hai! Quando la buon’anima di tuo nonno mi lasciò la Provvidenza e cinque bocche da sfamare, io era più giovane di te e non aveva paura [...] Tua madre l’ha fatto anche lei il suo dovere, povera femminuccia, nascosta fra quelle quattro mura; e tu non sai quante lagrime ha pianto, e quante ne piange ora che vuoi andartene; che la mattina tua sorella trova il lenzuolo tutto fradicio.
Giovanni Verga, I Malavoglia

I Malavoglia di Giovanni Verga narra «le prime irrequietudini del benessere».

L’ansia di ottenerlo; la paura di perderlo; il fermento al fine di assicurarselo di nuovo, in un ciclo senza fine.
I  Toscano  (detti Malavoglia)  sono gente semplice e operosa, abitano il piccolo mondo di Aci Trezza. Già Catania è una città in cui ci si perde quanto è grande. Da qui la discontinua ricerca del meglio, la storia dei vincitori di oggi destinati a essere travolti. Se è vero che le virtù degli umili si rivoltano contro, diverse appaiono quelle di chi non fa che i propri interessi.
Emblematica la figura di zio Crocifisso (Campana di legno), aggrappato ai propri averi, il quale richiama il Mazzarò di una celebre novella («Roba mia, vientene con me!»)
Non è da meno la Vespa (sua nipote e in seguito consorte) quando dice: «Chi ha la roba in mare non ha nulla, ci vuole terra al sole, ci vuole».
I Malavoglia di Giovanni Verga

I Malavoglia

di Giovanni Verga
Feltrinelli
Narrativa
ISBN 978-8807900549
Cartaceo 8,07€

Vi è un’anima sola distribuita fra tanti e pittoreschi personaggi, principali e gregari, individui e famiglie che fanno paese, una piccola nazione ai margini del Risorgimento ormai concluso.

Va a finire brutta, va a finire, con questi italiani.
Giovanni Verga, I Malavoglia
La responsabilità di tutto ricade sul governo, la leva obbligatoria che toglie braccia per tirare avanti. È per questo che padron ‘Ntoni si imbroglia con lo zio Crocefisso nell’affare dei lupini, presi a credito e perduti – col figlio Bastianazzo – nel naufragio della Provvidenza.
I Malavoglia si guadagnano da vivere in mare: ci sono la casa del nespolo, la barca, figlie da maritare. Lottano comunque per mantenersi sul filo della sopravvivenza. Qualcuno –  ‘Ntoni di padron ‘Ntoni –   non è contento della propria condizione, invidia chi campa senza fatica e pensieri. Vorrebbe fare il salto, smettere di fare e disfare, di lavorare duro per un pezzo di pane.
Non servono i consigli, gli espliciti rimproveri del nonno, che si deve vivere come e dove si è nati. In mancanza, chi volesse emergere a tutti i costi ne pagherebbe le conseguenze, estraniandosi dalla stessa incondizionata solidarietà famigliare che funziona come le dita di una mano: quella che ti viene a trovare in carcere, ti va a cercare nelle bettole, ti mette in guardia dai pericoli che non vedi.
Finché vi aiuterete l’un l’altro i guai saranno meno grandi.
Giovanni Verga, I Malavoglia

Se non bastano le parole del nonno, sono le donne a non risparmiarsi e a mostrare giudizio. 

Non aprono bocca però storcono il naso; stanno zitte «ma ti leggono nella testa», non dicono nulla ma esprimono tutto. Perché – come si dice – è proprio con le disgrazie che viene il giudizio, e le disgrazie fioccano in casa Malavoglia. Le donne di questo piccolo mondo sono Maruzza (la Longa), nuora di padron ‘Ntoni, le figlie Mena (sant’Agata) e Lia. Gli altri figli sono ‘Ntoni – novello figliol prodigo – e Luca, poi c’è Alessi che estinguerà – finalmente – il debito riscattando la casa del nespolo.

Per quanto riguarda la scrittura, i proverbi, le metafore, le espressioni colorite rimangono fortemente impressi, poco importa quanto tempo sia trascorso dalla prima lettura.

È un romanzo in grado di dare ancora oggi una sferzata e una proficua lezione di scrittura. Cosa non scontata perché un classico, sotto questo profilo, non sempre può fare da modello.
Va riletto senza aggiungere parole di commento, al di là degli apparati critici ai quali tornare quando se ne ha voglia o necessità.

Davide Dotto


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